Sono uscite oggi le motivazioni della Cassazione sul perché lo scorso 19 aprile nel processo sulla morte di Stefano Cucchi fu annullata la sentenza di assoluzione dei 5 carabinieri per la morte del geometra a Regina Coeli: il prossimo 13 ottobre scatterà il nuovo processo praticamente tutto da rifare con alla sbarra ancora i cinque carabinieri, tre accusati di omicidio preterintenzionale e due di falso e calunnia. Bene, oggi la Cassazione ha spiegato il perché di questa scelta: «Il giudice d’appello è giunto a un’ingiustificata semplificazione del proprio compito e, per conseguenza, si è arreso davanti alla difficoltà di accertare le responsabilità di coloro che, ricoprendo specifiche posizioni di garanzia, avevano posto in essere una serie di comportamenti giudicati gravemente negligenti». La sentenza con la quale è stato accolto il ricorso della Procura Generale di Roma ha di fatto annullato l’assoluzione dei carabinieri portando la clessidra di questa lunga ed estenuante battaglia processuale di nuovo all’inizio. «Per tale via è stato, paradossalmente, premiato il ritardo nella diagnosi e cura di Stefano Cucchi: il giudizio controfattuale non ha di fatto tenuto conto di tutti i comportamenti negligenti dei responsabili in azione. «Si è limitato erroneamente, a vagliare se tali comportamenti potessero spiegare la morte di Stefano, senza invece valutare se un comportamento doveroso fosse in grado di evitare l’evento». C’È



UN NUOVO TESTE: “STEFANO NON SI REGGEVA IN PIEDI”

«Stefano Cucchi è morto per una mancata diagnosi della sindrome di inanizione”, ma “determinate conoscenze devono essere pretese in un contesto ospedaliero e, in particolare, in una struttura di medicina protetta come quella dell’ospedale Pertini», spiega ancora la Cassazione nei report rilasciate da Agi e Repubblica. Il tutto a alle porte del nuovo processo su cui la famiglia di Stefano Cucchi spera finalmente di poter arrivare a stabilire la verità di questa assurda morte: a fine settembre è spuntato alle cronache giudiziarie anche un altro test, un detenuto, che afferma di aver visto Stefano a Regina Coeli mentre si trovava in condizioni disperate. «Stefano non si reggeva in piedi, si aggrappava alle sbarre», spiega il detenuto, con l’aggiunta del legale della famiglia Cucchi che racconta meglio il senso della nuova testimonianza. «descrive il clima in cui era costretto a vivere chi era depositario di una verità diversa da quella cosiddetta ufficiale. Non ha parlato perché era in carcere, a Regina Coeli. Nella deposizione – continua Anselmo – parla di uno Stefano che non si reggeva in piedi con buona pace di coloro, periti compresi, che parlavano di lesioni dolose lievi», sottolinea durante una conferenza stampa in Senato nei giorni scorsi l’avvocato Fabio Anselmo. Al momento dunque non resta che attendere un’altra stagione giudiziaria, da tempo attesa da Ilaria Cucchi, la sorella che fin dal giorno della morte di Stefano combatte per scoprire la verità di quei Il 13 ottobre inizia il processo, quello vero».

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