Ora spiegatemi perché un prete che prega su Facebook deve essere bloccato ripetutamente su Facebook, senza che questo crei particolare scandalo a livello virale o nell’opinione pubblica, e invece ogni giorno leggiamo (e scriviamo) di gruppi Fb, social dedicati allo jihad islamista, video di radicalizzazione di fatto considerati un “problema da combattere”, ma sempre più in maniera sterile e senza effettivi risultati? Perdonateci l’inizio polemico, ma la storia che viene da Gatteo Mare, in provincia di Forlì Cesena, ha davvero dell’assurdo se stessimo in una farsa, ma essendo nella cara bella realtà ha senso provare ad addentrarci in quanto successo. Intanto, la domanda fatta all’inizio, perdonateci una seconda volta, è pretestuosa; già, perché diamo per assodato che sia una “casualità” ad aver bloccato il profilo di Don Mirco Bianchi (questo il nome del parroco vulcanico a cui hanno più volte oscurato il rosario diffuso via web). Invece evidentemente a qualcuno dà fastidio che un prete particolare e istrionico con una preghiera online produca tutte quelle condivisioni e like: il prete ha fatto un ‘boom’ di visualizzazioni con la sua iniziativa di recitare in diretta il rosario a mezzanotte e mezzogiorno. La preghiera online ha raccolto tantissime adesioni ma ha scatenato anche contestazioni da parte di anticlericali e estremisti islamici. Oggi Il Giorno ha fatto bene ad intervistare il buon parroco che ha raccontato quanto successo e si dimostra, una volta d più, per nulla intenzionato a smettere davanti alle intimidazioni del social network per eccellenza.
IL ROSARIO DA 1 MLN DI VISUALIZZAZIONI
«Per don Mirco Bianchi, il 43enne vulcanico parroco di Villamarina e Gatteo Mare, in provincia di Forlì-Cesena, l’evangelizzazione non conosce confini. La nuova frontiera di internet, indicata da papa Francesco, lui l’ha varcata da tempo con un’assidua presenza su Facebook e il rosario in diretta a mezzanotte e a mezzogiorno», si legge nell’intervista al sacerdote romagnolo. Intendiamoci, preferendo ancora di gran lunga la preghiera in carne ed ossa piuttosto che quella online, l’idea di Don Mirco ha in qualche modo fatto breccia nel pubblico e nei fedeli e questo ha provocato nel giro di poche settimane un’autentico boom sui social. «La mia missione su Facebook? Per due ragioni. Innanzitutto oggi Facebook è uno dei maggiori canali di comunicazione mondiale. Poi è uno dei canali di comunicazione del pensiero dominante contrario alla fede cattolica», spiega Don Mirco a Il Giorno. A chi gli fa notare che forse sarebbe meglio se restasse solo sull’altare, risponde serafico che lui di tempo sull’altare e in confessionale ne passa eccome, poi però diffonde anche le preghiere sui social di tutto il mondo. Che male fa? «Internet è una sfida per ciascuno di noi. Ma io faccio anche tante attività in parrocchia e nella società», spiega ancora Don Mirco, prima di ammettere che se da un lato parrocchiani e altri preti non vedono in cattiva luce la sua iniziativa, dall’altro a qualcuno davvero dà fastidio. «In realtà da un po’ di tempo pregare in internet non è più così semplice perché non mi viene data la possibilità di condividere il rosario come prima. Facebook ha bloccato diverse volte il mio profilo per avere condiviso troppo e troppo velocemente. Infine ho scoperto che negli ultimi giorni Facebook cancella le mie condivisioni». Un milione di condivisioni raggiunte in poco tempo con il rosario giornaliero, ma qualcuno non solo vuole bloccarle ma vuole anche cercare di eliminarle dalla cyber realtà. Del resto l’ideologia in generale nasce con l’obiettivo di piegare e contrastare la realtà, Facebook deve avere semplicemente imparato la lezioncina.
FB DIFENDE LE LIBERTÀ (TRANNE QUELLA DEL ROSARIO)
«Il 13 ottobre c’è stata la svolta. Per la prima volta ho deciso la diretta mondiale simultanea del rosario, permettendo a ogni utente di potere recitare in diretta e non in differita il rosario o le preghiere cristiane. Da quel momento sono iniziati i problemi con Facebook e non solo», spiega Don Mirco dalla sua parrocchia di Gatteo Mare: non passa più inosservato e addirittura «sono numerosi interventi in diretta degli estremisti islamici, dei satanisti e degli anticlericali», i quali di fatto provano a disturbare la preghiera e cercano la provocazione continua. Addirittura viene minacciato da alcuni estremisti islamici per la semplice preghiera, evidentemente troppo “rumorosa” per poter rimanere nell’alveo del perfetto pol. corr. di Facebook. Capito il metodo? Invece che bloccare chi minaccia e prova effettivamente a ridurre la libertà di parola e di preghiera, il geniale social network blocca il prete: applausi. Ma Don Mirco va avanti: «Non ho paura per me, ma per chi mi sta vicino, io sì, nella serenità e nella dedizione a Cristo e nella chiesa». Facebook paladino dei diritti difesi, delle feste di qualsivoglia cultura e religione professate, difensore delle donne e della comunità LGBT; degli arcobaleni e delle campagne umanitarie. Insomma, la creatura di Zuckerberg difende le libertà di tutti, ma evidentemente certe libertà valgono meno di altre. Ad esempio quel parroco dava fastidio e quindi andava bloccato: semplice no? Eh sì, però non siamo più nell’Unione Sovietica o sotto il Fascismo e la Nord Corea è lontana chilometri e chilometri. Ma il metodo è lo stesso.