Padre Paolo Dall’Oglio potrebbe essere stato ucciso poco dopo il suo sequestro dal leader siriano dello Stato Islamico, Ali Moussa Al-Shawakh, detto Abu Luqman al-Raqqawì. La clamorosa novità arriva dal quotidiano panarabo al-Sharq al-Awsat che riporta la testimonianza di un foreign fighter marocchino catturato dalle Forze democratiche della Siria. L’identità di questo ex membro dell’Isis non è stata rivelata: la fonte è semplicemente identificata con le iniziali “A. A.”. Al quotidiano edito a Londra ha raccontato che il gruppo terroristico avrebbe rifiutato un incontro proposto da un’associazione legata al Vaticano sul confine tra Siria e Turchia per conoscere le sorti di padre Dall’Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 a Raqqa, e di un giornalista italiano scomparso. E ha riferito di aver saputo da «alcuni capi» dell’autoproclamato Califfato che «Abu Luqman al-Raqqawi aveva ucciso il sacerdote cristiano». Il padre gesuita, fondatore della comunità monastica siriana di Mar Musa, si era recato nella capitale siriana dell’Isis per partecipare a un raduno promosso da studenti locali. Il giorno seguente si recò nel quartier generale dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, scomparendo senza lasciare traccia.
PADRE DALL’OGLIO, “ECCO CHI PUÒ CONFERMARE SE È STATO UCCISO”
Sono stante tante le voci in questi anni sulla sorte di padre Paolo Dall’Oglio, ma nessuna è stata confermata. Il miliziano, di nazionalità marocchina, non ha provato alcuna prova sulle sue dichiarazioni. L’ex militante Isis ha però rivelato di aver chiamato il comandante generale Abu Muhammad al Iraqi, il quale gli ha detto di non fare domande su padre Paolo e ha rifiutato di incontrare l’associazione. Chi potrebbe confermare la sua dichiarazione è Abu Muslim Tawhidi, responsabile dell’Ufficio dei prigionieri: «I dossier erano tutti in mano sua. Lui solo sa chi è stato ucciso e chi è rimasto in vita». Nel 2013 padre Dall’Oglio era giunto a nord della Siria per trattare la liberazione di un gruppo di ostaggi e riappacificare i rapporti tra i gruppi curdi e i jihadisti arabi, ma il 29 luglio sarebbe stato rapito da un gruppo di estremisti islamici vicino ad Al Qaida. Un sito arabo diffuse poi la notizia della sua uccisione, che l’allora ministra degli Esteri, Emma Bonino, non fu in grado di commentare o smentire.