Che tra Mark Zuckerberg e Sean Parker, i due fondatori di Facebook, non scorresse buonissimo sangue ultimamente non c’era bisogno di vedere il film “The social network”: di certo però dopo quanto detto dall’ex presidente, tra i più grandi hacker “legalizzati” viventi nel nuovo Millennio, al ‘National Constitution Center’ di Philadelphia sui progressi nel campo della ricerca sul campo e degli effetti dei social media, conferma la teoria iniziale. «I social sono nati con il proposito di agganciare gli utenti e possono danneggiarci le menti. Ormai sono un obiettore di coscienza dei social…», spara a fondo Sean Parker davanti a studenti ed esperti forse attoniti per quello che stavano sentendo. Co fondatore di Fb, Napster e nel board di Spotify da qualche anno, Parker ha parlato a ruota libera e grazie all’articolo di Mike Allen su Axios possiamo anche noi discutere di quanto detto da una delle menti più esperte al mondo sugli stessi social network, avendoli creati. «Quando è stato lanciato Facebook, le persone venivano da me e mi dicevano che non erano tipi da social media. Io rispondevo: ’Lo diventerete’. Loro replicavano: ‘Assolutamente no. Io sono uno che ama le interazioni reali, dà valore alla presenza, alla riservatezza’. E avvisavo: ’Alla fine ti prederemo’», racconta ancora il cofondatore del social più famoso e diffuso al mondo. Non capiva le conseguenze fino in fondo, almeno all’inizio, racconta Parker ma ad un certo punto il piano è divenuto più chiaro «e comunque lo abbiamo scelto».



“DIO SOLO SA COSA FARÀ FACEBOOK AL CERVELLO DEI NOSTRI FIGLI”

Facebook ha cambiato la società e non in meglio: sappiamo di averlo sentito dire una quantità forse pari al numero di utenti di FB, eppure quando a dirlo è il suo fondatore “pentito” fa certamente un suo effetto. «Cambia letteralmente il tuo rapporto con la società, con gli altri…probabilmente interferisce con la produttività in modi strani. Dio solo sa cosa farà al cervello dei nostri figli», accusa quasi a cuor “leggero” Parker davanti alla platea che riempiva di domande incalzando il buon Sean. Spiega poi quale era il vero meccanismo che sottostava la creazione di quella macchina “infernale” che sono i social network: «Il ragionamento alla base della creazione di queste applicazioni, Facebook per primo, era: «Come facciamo a consumare il più possibile la vostra attenzione e il vostro tempo? C’era bisogno di dare una bottarella di dopamina ogni tanto, perché qualcuno commentava o gradiva una foto o un post, e questo ti portava a contribuire con ulteriori contenuti, che generavano altri like e commenti». Parker lo chiama “loop di riscontro che convalida socialmente”, ma più semplicemente è quello che vediamo e sperimentiamo noi stessi ogni volta che approcciamo la nostra “vita virtuale”: un hacker come Parker, come Zuckerberg, cercavano esattamente questo – lo ammette candidamente “l’obiettore di Facebook” -, lo sapevano e non si sono fermati. «Sfrutta la vulnerabilità della psicologia umana. Gli inventori, i creatori (io, Mark Zuckerberg, Kevin Systrom su Instagram) lo comprendevano bene, ne eravamo coscienti. E lo abbiamo fatto lo stesso». Alla fine salutando tutti Parker dice non tanto ironicamente che il buon Mark quando saprà quanto ha detto, probabilmente gli cancellerà l’account. E voi intanto, lo avete fatto?



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