Ergastolo: è stato questo il verdetto della Corte d’Assise di Udine, al termine del processo di primo grado con unico imputato Giosuè Ruotolo, l’ex militare 28enne di Somma Vesuviana, oggi “disperato” per via di quella condanna severissima. Oltre alla condanna al carcere a vita, gli otto giudici della Corte hanno anche contemplato la pena dell’isolamento diurno per la durata di due anni. Il commento a caldo del padre di Teresa, una delle vittime innocenti di questo inaudito duplice omicidio di Pordenone, è stato legittimo: “Devono buttare le chiavi”, ha detto Rosario Costanza, raggiunto telefonicamente da AgrigentoNotizie.it. In riferimento all’esito, l’uomo di Favara ha aggiunto: “Eravamo già preparati”. Ottimo il lavoro svolto dalla Corte anche a detta del padre di Teresa che ha detto: “abbiamo trovato una giuria abbastanza seria e compente”. Nonostante la soddisfazione per il verdetto, tuttavia, resta infinito il vuoto lasciato dentro in seguito alla morte ingiusta dell’amata figlia, per la quale sognavano un futuro insieme a Trifone, di cui era molto innamorata. “Questa persona non è una persona, è capace a fare tutto”, ha chiosato il signor Costanza. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL VERDETTO A CARICO DELL’EX MILITARE

E’ giunta alle 15:37 dello scorso mercoledì pomeriggio la sentenza di condanna con la quale si è chiuso ufficialmente il processo di primo grado a carico di Giosuè Ruotolo, unico imputato per il duplice delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza. Una condanna severissima, in merito alla quale la Corte d’Assise di Udine ha confermato la richiesta avanzata dalla pubblica accusa: ergastolo e due anni di isolamento diurno. Si parlerà proprio del fatidico giorno della sentenza per il giallo di Pordenone nella nuova puntata di Quarto Grado in onda questa sera su Rete 4, con le reazioni dell’imputato e quelle delle due famiglie delle vittime. Alla sentenza si è giunti dopo oltre un anno di processo articolato in 45 udienze, durante le quali Ruotolo, tramite la sua difesa, ha tentato di far valere le sue ragioni e soprattutto di ribadire la sua totale innocenza rispetto alle accuse che gli venivano mosse, secondo le quali il duplice omicidio consumatosi la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del Palasport di Pordenone a scapito di Trifone e Teresa, sarebbe avvenuto in un vortice di odio e rivalità personale e professionale da parte dell’ex militare 28enne di Somma Vesuviana nei confronti del suo ex amico e coinquilino, ma anche la forte gelosia provata nei confronti della sua fidanzata, ritenuta una scomoda testimone. Al termine del pronunciamento della sentenza di condanna all’ergastolo, il cui esito ovviamente non era atteso dal giovane imputato, sono seguite le reazioni a caldo delle famiglie delle vittime, in prima fila in Aula a Udine. Degna di nota la reazione di Eleonora Ferrante, madre di Trifone, la quale come riporta Lumsanews.it, ha spiegato di aver perdonato l’assassino di suo figlio: “Ho chiesto a Dio di darmi questa forza prima ancora che i giudici leggessero la sentenza e Dio mi ha accontentato”, ha detto. Poi, dopo aver visto Ruotolo uscire dall’aula con la testa bassa ed una condanna pesantissima sulle spalle, la donna ha commentato: “Ho sentito di non avere più rabbia né sete di vendetta. Solo pena e un senso di perdono”.



TRIFONE E TERESA, “GIOSUÈ RUOTOLO DISPERATO”: LA PAROLA ALLA DIFESA

Il giorno seguente alla sentenza di condanna all’ergastolo sono giunte anche le parole della difesa di Giosuè Ruotolo, condannato in primo grado per il duplice delitto di Trifone e Ragone. Quello andato avanti per oltre un anno è stato un processo complesso e soprattutto squisitamente indiziario. La sua complessità è emersa dalle due giornate di Camera di Consiglio nel corso delle quali i giudici della Corte sono stati chiamati a prendere la loro decisione definitiva sul destino giudiziario dell’ex militare. Anche per tale ragione, gli stessi legali del ragazzo non hanno ritenuta congrua la sentenza emessa nei riguardi del proprio assistito, annunciando sin da ora ricorso in appello. “L’ultima parola verrà detta dalla Corte di Cassazione”, ha commentato l’avvocato Rigoni Stern, lasciando intendere l’intenzione di dare battaglia in aula nel corso del processo di secondo grado. Ma come sta Ruotolo dopo la condanna? “Giosuè Ruotolo è disperato, si è sempre proclamato innocente, ma è consapevole che in questo momento bisogna combattere per far emergere una verità che è alternativa rispetto a quella indicata”, ha detto il suo avvocato il giorno successivo alla proclamazione della Corte. L’attesa, a questo punto, è tutta riferita alle motivazioni della sentenza, prima di poter pensare al secondo capitolo giudiziario legato alla morte dei due giovani, sebbene per le famiglie di Trifone e Teresa non ci sarebbero mai stati dubbi sulla colpevolezza di 28enne.

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