Due scambi non propriamente “epistolari” e nemmeno ben auguranti per una possibile diplomazia aperta tra Donald Trump e Kim Jong-un: la guerra mondiale, va detto, finora è giocata sulle due personalità “bizzarre” dei leader che preferiscono scambiarsi insulti da scuola media e per fortuna non scagliarsi missili nucleari. «Perché Kim Jong-Un mi insulta dandomi del ‘vecchio’ quando io non lo direi MAI ‘basso e grasso?», scrive su Twitter il presidente Usa a metà tra l’ironico e l’aggressivo. Il viaggio in Asia non sembra aver cambiato molto la tendenza di Trump che dai social provoca e di persona media: solo che il problema della Corea del Nord rimane e gli alleati possibili Cina e Russia ancora non hanno trovato un punto comune agli Stati Uniti per fermare definitivamente il conflitto possibile con testate nucleari. La crisi resta, i pericoli pure e il viaggio che poteva aprire la diplomazia finora l’ha solamente rimandata se non del tutto accantonata. (agg. di Niccolò Magnani)



EX COMANDANTE USA AVVERTE L’ESERCITO

Continua il clima di tensione tra Corea del Nord e Stati Uniti d’America, clima da possibile terza guerra mondiale. Continuano i duelli a distanza tra Donald Trump e il dittatore Kim Jong-un, con le organizzazioni mondiali e le altre super potenze al lavoro per trovare un compromesso. Ma continuano le schermaglie e i due stati si preparano al conflitto. E negli USA sono preoccupati, come sottolinea Sputnik news: l’ex vice comandante del contingente militare statunitense in Corea Jan-Marc Jouas ha sottolineato che le truppe americane si troverebbero in grande difficoltà nella penisola coreana in caso di scontro, a causa della superiorità in numero di truppe nordcoreane. “A differenza di tutti i conflitti dalla Guerra di Corea, non avremo l’opportunità di accrescere il numero delle nostre forze prima dell’inizio dei combattimenti” l’analisi di Jan-Marc Jouas, che sottolinea che in caso di conflitto la Corea del Nord potrebbe contare su “un’enorme superiorità numerica”, con diversi mesi di attesa di arrivo di rinforzi.



LA SITUAZIONE SUDCOREANA

Ieri si è riacceso il clima di scontro tra Washington e Pyongyang, con il ministro degli esteri nordcoreano che ha definito Donald Trump un “vecchio lunatico guerrafondaio”. E, come riporta il Corriere della Sera, a Camp Humphrey la situazione è decisamente delicata: “Anche se non si vedono troppe misure di sicurezza ai cancelli, dato che siamo situati tra una popolazione che nel complesso ci è amica, le minacce che dobbiamo fronteggiare qui sono ben più gravi che non in Iraq e Afghanistan, dove a prima vista il conflitto parrebbe per contro molto più reale”, le parole del gestore degli affari logistici della più grande base Usa in Corea Bob McElroy. “Tecnicamente siamo ancora in guerra. E, nel momento in cui il conflitto dovesse riprendere, automaticamente l’esercito di Seul tornerebbe a dipendere in toto dalla catena di comando americana, come venne stabilito a suo tempo contro la minaccia congiunta di Pechino e Mosca” continua McElroy, in uno scenario di tensione per il quale sono previsti sviluppi nelle prossime settimane.

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