Tra violenze, pedofilia, denaro e affari, gli scandali che ogni giorno vengono imputati ad alcuni uomini di Chiesa feriscono ogni singola volta il Papa e ogni buon cristiano che reputa il tale scandalo un costante tradimento a Dio e all’amore che Lui nutre verso il “povero” essere umano. Così anche questa mattina con una intensa omelia nella consueta messa di inizio giornata in Santa Marta, Papa Francesco ha voluto parlare degli scandali che ogni giorno su questa terra noi tutti uomini “concediamo” e “ci concediamo”: «dobbiamo essere in guardia dalle piccole e grandi incoerenze di tutti i giorni quelle che si vedono anche nelle chiese o sono commesse da cristiani che nel mondo del lavoro danno scandalo», introduce il Pontefice davanti ai fedeli. «Gesù incomincia questo passo del Vangelo — ha subito fatto presente riferendosi al brano liturgico del vangelo di Luca (17, 1-6) — con una constatazione di buon senso: “È inevitabile che vengano scandali”». E in effetti «è inevitabile», ha rilanciato Francesco: di scandali «ce ne sono, ce ne saranno». Però Gesù fa «un avvertimento che è constatazione e avvertimento» allo stesso tempo: «Ma guai a colui a causa del quale vengono» gli scandali», spiega il Papa nella sua intensa meditazione. Un avvertimento e un appello a tutti i cristiani: «Lo scandalo è brutto perché lo scandalo ferisce, ferisce la vulnerabilità del popolo di Dio e ferisce la debolezza del popolo di Dio e tante volte queste ferite si portano per tutta la vita. E anche non solo ferisce, lo scandalo è capace di uccidere: uccidere speranze, uccidere illusioni, uccidere famiglie, uccidere tanti cuori…».



IL DENARO E LO SCANDALO

Il cruccio più volte spiegato dal Pontefice anche in tante altre omelie è proprio quello dei tanti cristiani che col loro esempio allontanano la gente, con la loro incoerenza producono una sempre minor fiducia nella Chiesa e negli uomini di Cristo. «L’incoerenza dei cristiani è una delle armi più facili che ha il diavolo per indebolire il popolo di Dio e per allontanare il popolo di Dio dal Signore. Dire una cosa e farne un’altra»; ancora Papa Francesco prima di concludere la Santa Messa aggiunge come sono gli stessi preti a doversi fare un bell’esame di coscienza per i propri scandali (senza riferimenti espliciti ovviamente, ma con l’avvertimento lanciato a tutti gli uomini di Dio), «possiamo domandarci sullo scandalo dei pastori, perché nella Chiesa ci siamo anche noi pastori. Il profeta Geremia parlava di questo “guai a voi!”, riferendosi proprio ai pastori che sfruttano la gente, sfruttano le pecore, per arricchirsi cercano il latte o la lana, così dice Geremia, per vestirsi e per la vanità, ma non curano la pecora». Il Santo Padre poi si rivolge direttamente a quei tanti imprenditori, magari anche cristiani, che nella vita di tutti giorni si rivelano completamente “incoerenti”, se non proprio approfittatori: «è incoerente il cristiano che dice “io vado tutte le domeniche a messa, sono dell’Azione Cattolica o di questa associazione o dell’altra, ma pago in nero i miei dipendenti o faccio loro un contratto da settembre a giugno”. Sono incoerenti tutti quegli imprenditori che non pagano il giusto e approfittano per potersi arricchire», va giù piuttosto pesante il Pontefice che lancia poi in conclusione una sorta di esame di coscienza “valido” per tutti. «Gesù ci dice che non si può servire a due signori, a Dio e ai soldi, e quando il pastore è uno attaccato ai soldi, scandalizza. E la gente si scandalizza: il pastore attaccato ai soldi. Facciamoci un bel esame di coscienza su questo. Ma io scandalizzo o no e come? E così possiamo rispondere al Signore e avvicinarci un po’ più a Lui».

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