Sferzante come il clima rigido di questi giorni, la scienza è arrivata a raffreddare anche le migliori intenzioni con cui gli esseri umani stanno assieme al calduccio e sotto lo stesso tetto. Fino a ieri, i moniti che provenivano dalle ricerche erano del tenore: se sei in sovrappeso, rischi un infarto; se fumi, rischi un cancro…. E fin qui, va anche bene.
Ma da oggi: se sei onestamente diplomato, ti sei sposato presto, ma non vai a messa tutte le domeniche, inizi a essere fortemente predisposto al peggior tumore coniugale, il divorzio. Se poi i tuoi genitori sono già divorziati, e ti sei già macchiato di una scappatella, attento: sei il prototipo perfetto. L’archetipo da social-case. Sei il coniuge a rischio divorzio per eccellenza, maschio o femmina è lo stesso. Raduni infatti tutti e cinque i fattori che secondo la scienza predicono la probabilità che una coppia divorzi. Secondo Justin Lehmiller, psicologo della Ball State University, gli elementi da tenere sotto controllo riguardano il “basso” livello d’istruzione (diploma), l’età precoce (per la media s’intende) del matrimonio, la scarsa religiosità, la poca fedeltà e il dna di genitori separati. Conclusione scoraggiante quanto basta, almeno per una giovane coppia lavoratrice che decide di metter su famiglia senza perder tempo, sfidando la premessa di genitori sul piede di guerra tra loro.
In un mondo di persone indecise o confuse alla ricerca del coraggio che fornisca loro un alibi per svignarsela, la profezia che si autoavvera è dietro l’angolo. Come dire: non è colpa mia se poi a un certo momento finirò col separarmi, è che… sono predisposto. (Capito? Non è perché mi sono scofanata un paio di pandori anticipati, se nell’ultimo mese ho messo su due chili, è che ho il metabolismo lento, praticamente morto…).
A questo punto mi aspetto che il prossimo studio in materia riveli qualcosa di più sulla stabilità matrimoniale; a partire — chessò — dal sesso dei figli, da abbonamenti a riviste, o dal colore del pelo dei gatti in possesso. Secondo la scienza infatti, in una lettura tutta personale, per ora io sto in una botte di ferro. Ma — un po’ come per i telefonini — già temo il prossimo aggiornamento.