Alla notizia della morte di Totò Riina, il giornalista e conduttore tv, Maurizio Costanzo, non ha avuto alcuna reazione. “Un uomo anziano, malato, in carcere da molti anni”, commenta, come riporta Libero Quotidiano, ma anche quale Costanzo non perdona “che avrebbe potuto uccidermi, e accanto a me mia moglie e il mio autista, nell’attentato di via Fauro”. Il giornalista ha ribadito di non aver certamente gioito per la morte del boss di Cosa Nostra anche perché, a sua detta, non occorre assolutamente abbassare la guardia. Tornando all’attentato in cui rimase coinvolto, questo si consumò la sera del 14 maggio 1993 quando fu fatta esplodere un’autobomba. Costanzo si trovava in auto insieme a Maria De Filippi ed entrambi rimasero miracolosamente illesi. Chi azionò l’ordigno, infatti, premette il pulsante con qualche secondo di ritardo poiché attendeva Costanzo a bordo di un’Alfa Romeo 164, mentre lui si trovava su una Mercedes non blindata guidata dall’autista Stefano Degni. Rimasero invece feriti i due uomini della sicurezza che giunsero subito dopo con un’altra auto, oltre a far registrare vari danni ai palazzi limitrofi a causa della violenta esplosione. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CEI: “IMPENSABILI FUNERALI PUBBLICI”

Non è pensabile un funerale pubblico per Totò Riina. A dirlo oggi, dopo la notizia della sua morte, è stato il portavoce della Cei don Ivan Maffeis. A riportare le sue parole è il Sir (Servizio Informazione Religiosa); Maffeis ha spiegato le due ragioni salienti per le quali la Chiesa dovrebbe evitare i funerali pubblici per personaggi del calibro di Riina. “Da un lato, c’è la solidarietà: in primo luogo con le vittime, alcune delle quali sono dei simboli per il nostro Paese”, afferma, pensando chiaramente a Falcone e Borsellino ma poi tutti coloro che hanno pagato con la vita la loro lotta alla mafia. “Dall’altro lato, c’è la volontà di camminare con la società, con i tanti pastori che hanno pagato o stanno pagando il loro porsi contro la mafia e che si impegnano a una presenza di Chiesa che educhi le coscienze a reagire a una mentalità mafiosa cambiando proprio cultura”, ha spiegato don Maffeis. Il religioso ha ribadito come di fronte a una società ed a una Chiesa che educa alla legalità e alla giustizia, sono opportuni segni decisivi come questi, senza tuttavia volersi sostituire al giudizio di Dio. Se poi la famiglia di Riina desidera un momento religioso da dedicare al proprio caro, “sarà il vescovo a valutare l’opportunità pastorale e il coinvolgimento di un sacerdote per un momento di preghiera e un accompagnamento della salma”, ha aggiunto. Per don Maffeis non si tratta di un accanimento sulla persona ma permettere un funerale pubblico “creerebbe confusione e ci si esporrebbe anche a una strumentalizzazione”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MONS. GALANTINO: “SUO DECESSO NON BASTERÀ A CAMBIARE LE COSE”

Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale italiana, ha commentato la notizia della morte di Totò Riina, il capo di Cosa Nostra. «Che il Signore l’abbia in gloria», ha dichiarato con la speranza che tutti si accorgano che «la fatica di vivere è diventata ancora peggiore con la presenza della Mafia, della ‘ndrangheta e della malavita». Questa fatica allora può essere per una buona volta una spinta per tutti «ad assumersi le proprie responsabilità». Mentre già si parla di una successione a capo di Cosa Nostra dopo la morte del capomafia Totò Riina, monsignor Galantino avverte: «Le cose non cambieranno solo perché è morto Riina, ma cambieranno solo se ci assumeremo tutti le nostre responsabilità». Da questo avvertimento non è esente la classe politica: «Chi è chiamato ad amministrare lo faccia tenendo presente la legalità ed il rispetto e le istanze di tutti». (agg. di Silvana Palazzo)



LA PROCURA DI PARMA DISPONE AUTOPSIA

Il “capo dei capi” è morto: Totò Riina si è spento nella notte di oggi, venerdì 17 novembre. La procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma del boss corleonese, che era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa Nostra. La decisione di procedere con l’esame medico legale è stata spiegata dal procuratore Antonio Rustico: si tratta di «un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti», riporta il Corriere della Sera. Riina stava scontando una pena cumulativa di 26 ergastoli. L’accusa più grave nei suoi confronti è quella per gli attentati costati la vita ai magistrati Falcone e Borsellino e alle rispettive scorse. Era ancora imputato nel processo per la cosiddetta trattativa Stato-mafia. Aveva seguito le udienze del processo in videoconferenza finché la salute glielo ha consentito. Sta di fatto che in carcere non si è mai pentito. (agg. di Silvana Palazzo)

TOTÒ RIINA, È MORTO IL CAPO DI COSA NOSTRA

Totò Riina è morto. La notizia è arrivata poco prima dell’alba, mentre il decesso è avvenuto nel cuore della notte, alle 3:37. Piantonato all’ospedale di Parma il mafioso più pericoloso mai catturato era in coma dopo le due operazioni subite nelle scorse settimane. Nonostante fosse detenuto in regime di 41bis da quasi 25 anni Totò Riina era ancora considerato il boss di Cosa Nostra. Ora per i familiari è il tempo del cordoglio, mentre all’interno dell’organizzazione malavitosa è tempo di eleggere, e chissà se sanguinosamente, un nuovo capo. La lotta delle forze dell’ordine con la criminalità non si arresta, così come i processi a carico di Totò Riina ancora al centro dell’inchiesta nel procedimento per la cosiddetta trattativa Stato-mafia. Certo la morte di Salvatore Riina non contribuirà a dissipare le tante ombre che ancora ci sono su molti fatti di sangue e misteri della storia recente italiana.

IL MESSAGGIO DEL FIGLIO DEL BOSS

La giornata di giovedì 16 novembre è stata quella del suo compleanno, 87 anni per Totò Riina che potrebbe però presto veder terminare la sua vita, essendo ricoverato in terapia intensiva presso l’ospedale di Parma nel reparto detenuti, essendo carcrrato al 41 bis dal 1993. Nel corso degli anni le condizioni di Riina sono andate progressivamente aggravandosi, e la situazione sembra essere precipitata tanto che, da fonti ospedaliere, è emerso che negli ultimi giorni Riina è stato operato due volte, e al momento si trova in coma farmacologico. Il figlio Salvo gli ha dedicato un messaggio su Facebook: “Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo.” Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha concesso alla moglie e ai figli di Riina di fargli visita in ospedale e di potergli stare accanto in quelle che potrebbero essere le sue ultime ore.

“SI VANTAVA DELL’OMICIDIO DI FALCONE”

Per stragi commesse dal 1969 al 1992, Totò Riina sta scontando ben 26 ergastoli, accumulati nel corso di tutti i suoi procedimenti giudiziari. Anche se l’apice della carriera criminale dell’ex capo di Cosa Nostra è sicuramente rappresentata da quello che è stato un vero e proprio assalto allo Stato, sferrato all’inizio degli anni Novanta e culminato con gli attentati ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Atti per i quali Riina non ha mai mostrato pentimento, restando addirittura fiero di quanto fatto, visto che una testimonianza di un detenuto di tre anni fa riportò la testimonianza di Riina che ancora si vantava per essere stato l’assassino di Giovanni Falcone. Nelle prossime ore arriveranno notizie aggiornate riguardo lo stato di salute di Riina, l’ospedale non emetterà bollettini medici ma l’impressione è che sulla vita del “capo dei capi” stia veramente per calare il sipario.