In tanti sul web già da qualche giorno hanno fatto partire una vera e propria “caccia all’untore” per poter riconoscere e mettere alla gogna mediatica il prete accusato di violenze sessuali e abusi contro dei chierichetti. Dopo il caso riproposto ieri sera dalle Iene questa caccia si è moltiplicata e già stamane si legge il nome per intero del presunto prete accusato di molestie. Don Gabriele, il cognome però ancora non lo pubblichiamo visto che non vi sono certezze e si rischia il linciaggio di un possibile innocente: la giustizia vaticana sta continuando ad indagare con tempi e modi che gli sono consoni, con Papa Francesco che già come il suo predecessore Benedetto XVI assicurano protezione e disponibile aiuto totale alle vittime delle molestie. Su Rete l’Abuso, l’associazione dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, si fa tranquillamente il cognome del seminarista divenuto poi prete e si chiede un intervento deciso di Bergoglio, attaccandolo per non essere stato realmente zelante nel perseguire i (presunti) stupratori. La gogna sulla Chiesa continua, la speranza è che il Vaticano riesca a trovare i veri colpevoli e dall’altro continui il sostegno e l’aiuto alle povere vittime innocenti di perversioni e abusi di potere. (agg. di Niccolò Magnani)
ECCO CHI È IL PRESUNTO MOLESTATORE
Nuove rivelazioni a Le Iene Show sul caso dei presunti abusi in Vaticano: per la prima volta viene fatto il nome del seminarista accusato dagli ex chierichetti di molestie sessuali. Si chiama don Gabriele: sì, nel frattempo è diventato sacerdote. Mentre in rete è partita la caccia all’identità del prete, il cui volto peraltro non è stato oscurato, la Iena Gaetano Pecoraro ha trasmesso nuove testimonianze, come quella di Lucio, un altro ragazzo che sostiene di essere stato molestato dal seminarista. Eppure il vescovo di Como Diego Coletti è di parere diverso: “Non ho potuto constatare questo reato. Molte delle cose avevano un nucleo di verità ma erano arricchite. Io ho fatto un paio di visite specifiche cercando di mettermi a disposizione di chi volesse denunciare – ha raccontato a Le Iene Show – Ho cercato di ascoltare gli altri e non ne è venuto fuori alcun riscontro. Io ho avuto l’impressione che vendette personali si traducessero in accuse”. L’inviato Gaetano Pecoraro ha poi raggiunto don Andrea Stabellini, giudice del tribunale ecclesiastico: “A me spiacerebbe finire in questa vicenda dalla parte di chi ha sbagliato. Bisognava procedere con i gradi giusti di giudizio. Ho provato a risolvere il caso, il mio giudizio era che c’era sostanza sufficiente per procedere. Le assicuro che non sono un disonesto. Avevo il ragionevole dubbio che si dovesse procedere”. Le rivelazioni scottanti non sono finite qui, anzi: “Diego Coletti mi disse di non dar luogo a procedere. Disse che aveva fatto ulteriori indagini, quindi che il caso era risolto così. Mi disse di aver sentito due persone, tra cui il cardinale Comastri (e vicario generale di Sua Santità, ndr). Per me si doveva continuare. Chi ha insabbiato tra Coletti e Comastri? Entrambi”. Al termine del servizio Le Iene hanno fatto sapere che la Santa Sede ha ufficializzato di aver aperto un inchiesta. Clicca qui per il servizio de Le Iene. (agg. di Silvana Palazzo)
“NO ALLA CACCIA ALL’UNTORE”
In attesa delle nuove rivelazioni che saranno rese oggi, nel corso della nuova puntata de Le Iene Show, in riferimento alle presunte molestie in Vaticano, il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, ha rotto il silenzio con una lettera. Nella missiva, come riporta Il Giorno nella sua versione online, il monsignore asserisce che occorre cercare la verità “senza paura” e soprattutto “senza ricorrere al vano tentativo di nascondere alcunché” ma allo stesso tempo evitando “una caccia all’untore di manzoniana memoria”. Il religioso ha quindi invitato a guardare in faccia la verità senza paura e senza voler nascondere nulla, “senza nemmeno dare l’immagine di voler minimizzare le notizie”, scrive monsignor Cantoni nella lettera affidata alla diocesi di Como. Al tempo stesso però, il sentimento di sospetto e di allarme messo in atto dai media sarebbe da evitare a tutti i costi. Ed il riferimento è anche alla trasmissione di Italia 1. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SPUNTA ALTRO EX CHIERICHETTO
Dopo il servizio della scorsa settimana, la trasmissione di Italia 1, Le Iene Show, torna anche stasera con un’ampia parentesi dedicata ai presunti abusi in Vaticano. Le sconcertanti dichiarazioni di Kamil, giovane polacco, e del suo compagno di stanza nel Seminario San Pio X, luogo preposto per la preparazione dei futuri chierichetti del Papa, non sono passate inosservate. A queste si va ad aggiungere una nuova testimonianza da parte di un altro ex chierichetto che alla medesima trasmissione ha confermato le accuse contro un seminarista, il quale a quanto pare godeva di poteri superiori e che avrebbe avuto pochi anni di differenza rispetto alle giovani vittime. L’inviato Gaetano Pecoraro ha raccolto così la nuova testimonianza, come riporta TgCom24 e che vedremo proprio nella puntata di stasera. “Mi avevano avvertito che avrebbe voluto certe cose da me”, sostiene il ragazzo. Dai racconti legati al caso, pare che in passato siano avvenuti altri diversi episodi di violenza ed abusi di natura sessuale come quelli ai quali aveva assistito direttamente Kamil, da lui ammesso nella precedente puntata. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LE DICHIARAZIONI CHOC DI KAMIL
Aveva destato scalpore nei giorni scorsi la storia di Kamil il ragazzo polacco che a Gaetano Pecoraro de Le Iene Show aveva raccontato la routine di violenze sessuali di cui era stato testimone, ancora adolescente, in Vaticano. Tutto era accaduto all’interno della sede del preseminario San Pio X, proprio vicino a piazza San Pietro, dove il giovane aveva assistito all’azione di un uomo che “non era un normale seminarista perché godeva della massima fiducia del rettore. Era lui che sceglieva cosa facevo io, cosa faceva il mio amico e così via”. Il racconto che vede protagonista il compagno di stanza di Kamil è a dir poco inquietante:”Avevo paura e quindi restavo impietrito mentre vedevo quello stupro, anche perché lui era il seminarista di cui il rettore si fidava di più. Poi decisi di dire tutto al nostro padre spirituale, perché è tenuto al segreto. Lui decise di fare indagini per conto proprio e alla fine fu rimosso dal suo incarico e trasferito a 600 km di distanza”.
LE IENE SHOW E LA POSIZIONE DEL VATICANO
Oltre al sevizio de Le Iene Show, a smuovere le acque sugli abusi cui erano costretti alcuni preseminaristi del San Pio X era stata la recente uscita del libro di Gianluigi Nuzzi, Peccato originale. Dopo la sua pubblicazione, infatti, è arrivata la conferma di un’indagine interna da parte del Vaticano, come si può leggere nel comunicato stampa diramato dalla Santa Sede:”In merito alla vicenda che vede coinvolto un ex alunno del preseminario san Pio X, successivamente ordinato sacerdote, si precisa quanto segue. A seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei superiori del preseminario sia da parte del vescovo di Como, atteso che la comunità degli educatori appartiene alla sua diocesi. I fatti denunciati, che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nell’Istituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma. In considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto”.
UNA REALTÀ DI BUGIE
Ed è con questa dichiarazione che emerge una verità scottante. Se dagli accertamenti sono emersi elementi tali da aprire una nuova indagine è il segnale che qualcosa di grosso bolle in pentola. Al preseminario San Pio X, la struttura a pochi passi dalla residenza di Papa Francesco a Santa Marta, con ogni probabilità qualcuno sapeva e teneva nascosti gli abusi perpetrati ai giovani preseminaristi che non avevano idea di ciò che li attendeva all’interno di mura che pensavano sacre. Un velo d’omertà copriva la routine di perversione dell’ex alunno della struttura, poi ordinato prete e incardinato nella diocesi di Como. Se il procedimento, come sembra, darà esiti positivi, allora vorrà dire che le testimonianze del passato sono state sotovalutate, per usare un eufemismo. O più probabilmente che qualcuno ha voluto sotterrare la verità sotto tanti metri di bugie. C’è voluto il coraggio di un ragazzo, la capacità di alcuni giornalisti e l’onestà d’un Papa, per venire a capo della questione. Non fattori da poco.