Perfino Nelson Mandela viene travolto dallo scandalo Paradise Papers. Parliamo ovviamente dei 13,4 milioni di file che il giornale Süddeutsche Zeitung ha ottenuto da due società specializzate in servizi offshore (Appleby e Asiaciti) con base a Singapore e sedi in 7 paradisi come Panama, Isole Cook, Hong Kong e Samoa. L’inchiesta, che segue quella di Panama Papers, prende in considerazione il periodo temporale che va dal 1950 al 2016 e vede tra i personaggi coinvolti anche l’ex Presidente del Sudafrica. Come ricostruisce l’International Consortium of Investigative Journalists, Mandela nel 1995 avrebbe fondato un trust offshore nell’Isola di Man, un territorio situato nel Mare d’Irlanda alle dipendenze della Corona britannica nel Mare d’Irlanda. L’anno precedente, il rivoluzionario anti-apartheid era stato eletto Presidente del Sudafrica. Questo coinvolgimento è tale da minare l’immagine del defunto Premio Nobel per la Pace? 

IL TRUST

Il trust, denominato MAD (secondo molti un diminutivo di “Madiba”, tribù d’appartenenza di Mandela), fino al 2015 è rimasto segreto ai più. Tutto è cambiato quando gli avvocati rappresentati delle proprietà lasciate in eredità da Mandela hanno contatto lo studio legale Appleby con l’obiettivo di rientrare in possesso dei milioni di dollari contenuti sul conto. Non era dello stesso avviso Ismail Ayob, già avvocato e amico personale di Mandela, nonché amministratore del fondo, secondo cui quel conto doveva servire per opere di beneficenza. La disputa riguardava in larga parte la provenienza di quei soldi: se i rappresentanti delle proprietà di Mandela sostenevano che i 2,1 milioni del trust appartenessero all’attivista, dall’altra l’avvocato Ayob diceva che erano frutto di donazioni provenienti dall’estero. C’erano poi i dubbi riguardanti la paternità del fondo: se l’avvocato diceva che era stato Mandela ad istituirlo e a nominarlo intestatario del trust, perché la fiducia non era stata registrata?

LA CAUSA

Quando Ismail Ayob ha dovuto chiarire l’utilizzo del MAD trust, ha spiegato che desiderio di Nelson Mandela in persona fosse quello di aiutare persone in difficoltà. Un esempio? Parte del denaro è finito sui conti della vedova di Erich Honecker, ultimo presidente della Germania dell’Est, perché – ha detto Ayob a The Financial Mail – “all’epoca, stava davvero lottando perché non aveva pensione. Quindi Mandela ha detto che avrebbe voluto aiutarla”. Nel giugno 2015, Appleby, assunto dalla tenuta Mandela per dare un parere sulla legittimità della fiducia, ha concluso che il Trust MAD era troppo definito e non identificava alcun beneficiario concreto del denaro. C’è da dire, inoltre, che l’avvocato della proprietà ha sostenuto che Mandela aveva destituito Ayob da proprio curatore già nel 2004. Nel novembre 2015 un tribunale sudafricano ha dichiarato che la proprietà di Mandela era proprietaria dei tre conti bancari della MAD Trust e che Ayob non aveva alcuna autorità su di loro.