NEW YORK — Come i birilli. Cascano tutti come birilli. Gli ultimi, nell’ordine, Al Franken (senatore democratico del Minnesota), Sylvester Stallone, Jeffrey Tambor (attori). Chissà chi altri tra questo momento in cui scrivo e quando l’articolo verrà pubblicato. Alla tv o sullo smartphone le “breaking news” arrivano più volte al giorno ad annunciarci nome e misfatti di qualche nuovo politico o personaggio del mondo dello spettacolo che non ha saputo tener le mani a posto. Come la pioggia che cade su buoni e cattivi, cosi gli atti di accusa per molestie sessuali si riversano senza sosta, senza distinzioni e senza discriminazioni su conservatori e liberali, bianchi e neri, vecchi e giovani, omo, eterosessuali e pure quelli che stanno nel mezzo. 



Nella nostra società occidentale certamente non è più solo una questione di violenza sulle donne. Adesso che le poche cose che tengono insieme il popolo americano stanno scricchiolando (dall’inno nazionale alla lingua, dal rispetto verso il presidente ai grandi ideali), magari scopriamo un nuovo fattore di unità: abbiamo tutti problemi col sesso. Abbiamo o abbiamo avuto, poco importa. Che siano cose successe ieri o cinquant’anni fa non conta. Da quando il caso Weinsten, l’orco di Hollywood, ha aperto le gabbie delle memorie nascoste non ci si salva più. E l’onda comincia ad arrivare anche da voi. 



Abbiamo più volte citato Eliot: usura, lussuria e potere. C’è chi li usa, chi li subisce, e chi è disposto a tutto per perseguirli. Non sono io il giudice, ma ascoltando queste storie non posso fare a meno di ripensare alla famosa deposizione di Bettino Craxi su Mani pulite: forse esisteva un solo politico o personaggio istituzionale — qualunque fosse il partito di appartenenza — completamente all’oscuro in merito ai finanziamenti illeciti ai partiti? 

Ecco, a me questa sembra un po’ la riedizione formato Hollywood di “Mani pulite”. Chiamiamolo “Mutande Pulite”. La dinamica innescata è la stessa. Al di là di queste considerazioni è interessante rilevare il diverso atteggiamento di “liberals” e “conservatives” quando rimangono impigliati in questo groviglio di rovi delle molestie perpetrate. I “liberals” tendenzialmente ammettono le loro colpe, magari non ricordando o facendo finta di non ricordare la specificità degli eventi (che è come dire, “lo so benissimo, l’ho fatto tante di quelle volte, ma sarà meglio non ammetterlo”). Insomma lo fanno certamente a modo loro, ma le colpe più o meno le ammettono, anche se nelle loro parole con cui ricordano e riflettono sui fatti incriminati non è che si scorgano grandi segni di vero pentimento.



Per i “conservatives” invece la questione è molto più ostica perché sulla carta gli “immorali” sono gli altri, i “liberals” ed è semplicemente inammissibile che qualcuno dei “morali per definizione” compia atti immorali. Inammissibile, cioè che non si ammette. Non a caso gli elettori di Roy Moore in Alabama sembrano infischiarsene dell’ormai lunga fila di ex ragazze e ragazzine che continuano a saltar fuori dicendo di essere state molestate, ancora minorenni, dall’ex giudice. Sembra impossibile, ma è così.

Comunque se avevate in mente di darvi alla politica o puntare allo show business, pensateci bene. Prima o poi verrà fuori che da piccoli giocavate “al dottore”…

Giudicare è sempre difficile, e giudicare cose avvenute, forse avvenute o probabilmente avvenute oltre trent’anni fa con i criteri di oggi non funziona. Sarebbe come appioppare — per fare un esempio — il giudizio morale che oggi si riserva ai fumatori a tutti coloro che fumavano trent’anni fa. Cioè tutti. Per questo esistono le leggi, per questo le leggi cambiano. Ma le leggi non basteranno mai. Le leggi non ci diranno mai quale sia l’immenso valore di una vita, e quanto sia preziosa e fragile la libertà di ciascuno.

Per questo esiste una verità delle cose. Ma occorre che interessi per poter portare frutto.