NEW YORK — Storiacce. Sono tutte storie brutte, storie dove la dignità della persona e persino il corpo sono violati. Sono storie di potere, ricerca del piacere, interesse, tornaconto. Sono storie dove si fa fatica a capire la linea che separa prevaricazione da parte di uno ed esercizio della libertà da parte dell’altro. Sono anche storie impasticciate, come quella appena saltata fuori che riguarda Kevin Spacey, celeberrimo attore cinquattottenne. Oltre a due Oscar, da oggi sul comodino e per il resto della vita Spacey avrà anche lo spettro di Anthony Rapp. 



Rapp, attore pure lui, ha pubblicamente accusato il protagonista di The Usual Suspects e American Beauty di aver tentato di abusare di lui più di trent’anni fa, quando lui, Rapp, di anni ne aveva 14. Questa è la storia brutta. Che salti fuori solo ora è strano, ma solo fino ad un certo punto. Tutti capiamo che chi è vittima di queste violenze prova una vergogna profonda, si sente colpevole, sporco dentro ed è purtroppo anche vero che “il mondo” ha sempre cercato di farti sentire così per evitare di doversi guardare e giudicare. 

Oggi è cambiato il vento. Ma a rendere la storia un pasticcio ci ha pensato Spacey in prima persona. Del fatto — ha affermato — non si ricorda, però ha approfittato dell’occasione per fare outing: anche lui, Kevin Spacey, è omosessuale. Oplà! Benissimo. Adesso Harvey Weinstein dirà che ha messo le mani addosso a tutte quelle donne perché è eterosessuale. 

Ecco, tra Spacey e Weinstein siamo riusciti a far infuriare tutti: femministe di tutte le gradazioni, omofobi di tutte le estrazioni, leghe e congreghe omosessuali, benpensanti, liberal e conservatori. E Netflix sospenderà House of Cards — di cui non sentirò alcuna mancanza non avendolo mai visto. Ognuno si protegga come può, con una mano davanti e l’altra dietro.

Il “male” esiste, tutti lo conosciamo e tutti sappiamo riconoscerlo. E se, come diceva San Paolo, è vero che riusciamo a far del male anche non volendo, figuriamoci quando lo vogliamo o liberamente lo accettiamo. Per “usura, lussuria, potere”. Eliot docet.