Il Premio Ratzinger 2017 è stato vinto dal musicista e compositore ortodosso Arvo Pärt, dal luterano Theodor Dieter e dal sacerdote cattolico Karl-Heinz Menke. Tre personalità diverse tra loro e di diverse anime del cristianesimo ma che nella loro professione e testimonianza hanno riconosciuto la grande esperienza e insegnamento del Magistero di Papa Benedetto XVI. «Papa Ratzinger vive quello che dice, quelli che studiano o insegnano la teologia – ha aggiunto – non devono farlo perché esercitano un mestiere o richiamano un metodo, ma come qualcosa che riguarda loro stessi», ha commentato a caldo Menke dopo aver ricevuto il premio direttamente dall’anziano Papa Emerito. Su di uno di loro però ci soffermiamo un attimo perché la sua storia merita una particolare riflessione: non è un prete, non è un teologo eppure attraverso la sua musica, il compositore estone riesce a ridare a chi lo ascolta una “cultura teologale” che parla essenzialmente del rapporto tra il divino e l’umano. Davanti al Papa, Pärt ha suonato il “Pater noster” con il pianoforte che lo stesso Ratzinger ha più volte utilizzato sia prima che durante il suo papato. Da Tabula Rasa e Stabat Mater, e molti altri titoli ancora: è uno degli autori più eseguiti al mondo e quasi unicamente con musica sacra come repertorio. Il nuovo vincitore del Premio Ratzinger, come ha scritto Walter Gatti, «quando lo si incontra si ha la sensazione di incontrare un monaco. […] Produce una vastissima eco di esperienze ed emozioni artistiche, tutte ricondotte ad una sacralità immensa, vigorosa e dolente, tangibile e vibrante: siamo nell’oggi o siamo in un altro tempo? E le immagini che si rincorrono sono quelle del mondo e della vita, delle icone e dei volti, del sacro e del quotidiano, del cielo stellato e del cuore che batte, dei cori gregoriani e della monodia russa, come in uno dei film indimenticabili di Andrej Tarkovkskij».



“L’EREDITÀ VIVA E PREZIOSA DI BENEDETTO XVI”

Del resto è lo stesso compositore estone ad aver più volte spiegato come «la mia unica fonte di ispirazione è Gesù Cristo». Il vero essenziale dell’essenziale: un rapporto sacro e allo stesso momento attuale e vivo con il divino, per Arvo Pärt raccontare questo rapporto è l’origine e la continua fonte di alimentazione per la propria musica. « Creatore di un metodo sonoro, il “tintinnabuli”, che concepisce la creazione musicale come figlia del risuonare delle campane, Pärt ha navigato tra minimalismo e silenzio, diventando uno dei compositori prescelti dal cinema colto contemporaneo», scrive ancora Walter Gatti nel presentare l’incredibile storia musicale, sacra e artistica di questo grande compositore contemporaneo. Incarna dunque appieno quello stesso messaggio lanciato da Papa Francesco all’amato Benedetto XVI e che sottende la scelta del premio proprio a Pärt: «Joseph Ratzinger continua a essere un maestro e un interlocutore amico per tutti coloro che esercitano il dono della ragione per rispondere alla vocazione umana della ricerca della verità», ha scritto Bergoglio proprio in occasione della consegna dei premi in Vaticano. Non solo, Francesco ha voluto ricordare – di fatto “citando” la meraviglia della musica di Arvo Pärt – come «la verità di Cristo non è per solisti, ma è sinfonica: richiede collaborazione docile, condivisione armoniosa. Ricercarla, studiarla, contemplarla e tradurla in pratica insieme, nella carità, ci attira con forza verso la piena unione tra di noi: la verità diventa così una sorgente viva di legami di amore sempre più stretti».

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