Vi ricordate il caso tutt’altro che “simpatico” della statua di Papa Giovanni Paolo II in Bretagna dalla quale il Consiglio di Francia ha voluto far rimuovere la croce? Ecco, Le Figaro su questo tema e in generale sul complesso rapporto tra secolarismo, Cristianesimo e Islam ha intervistato il filosofo e docente francese Remi Brague, tra i più importanti uomini di cultura di tutta Europa. L’incontro con il giornale “simbolo” della laicitè francese tratta proprio del “problema” laicità, fortemente messa in crisi da una sentenza tanto assurda quanto incredibile, come quella di togliere una croce dalla statua di un Papa, per di più santo come Karol Wojtyla. «Rimuovere la croce a Ploermel? Ci sono due ragioni: da un lato, la stanchezza di fronte a ciò che è ripetitivo in queste misure; d’altra parte, il fastidio per la meschinità che testimoniano. In Bretagna, non puoi lanciare un mattone senza che cada su un recinto parrocchiale. E dov’è che una croce è più al suo posto che sopra la statua di un Papa? Il secolarismo non ha nulla della dignità di un principio filosofico, ma costituisce una nozione specificamente francese. La parola è persino intraducibile», spiega Brague a Le Figaro (con traduzione fatta dal Foglio del Lunedì).



DALLA PAURA DELL’ISLAM ALL’ELIMINAZIONE DEL CRISTIANESIMO

Il tema della laicità è al centro della riflessione di Remi Brague, con il caso della Bretagna che diventa “simbolo” di un problema molto più grande: «Il vero parallelo alla costruzione di un tale monumento sarebbe la costruzione di una moschea. Chi la vieta? Molti comuni, anzi, la preferiscono. In ogni caso, si ha spesso l’impressione che una legge in Francia sia piuttosto un’opzione. Quante leggi sono rimaste senza decreti attuativi? Vediamo le donne che indossano il velo che nasconde i loro volti? La applichiamo nei ‘quartieri’?». Secondo Brague, il secolarismo culturale in Francia è stato creato e scolpito ad arte da gente che il cristianesimo lo conosce molto bene e intende combatterlo, anzi, eliminarlo con una “dolce” rivoluzione. Sull’Islam però il “nodo” da sciogliere è ancora diverso: «. Il problema con l’islam non è, come si dice troppo spesso, che non conosce la separazione tra religione e politica (da qui l’espressione imbecille di ‘islam politico’). E’ piuttosto che ciò che chiamiamo ‘religione’ include un insieme di regole della vita quotidiana (cibo, vestiti, matrimonio, eredità, ecc.), presumibilmente di origine divina, che devono quindi avere la precedenza sulla legislazione umana». In particolare, secondo Brague la vera minaccia dell’Islam all’Europa intera non è per niente la violenza, «questa è solo un mezzo per un fine, ovvero la sottomissione dell’intera umanità alla Legge di Dio».



“LA LAICITÀ NON PUÒ ESSERE UN’ARMA”

Secondo il filosofo francese, quella stessa laicità di cui i giudici francesi si forgiano – e che a questo punto potremmo chiamare anche laicismo, vista la connotazione estremamente negativa nel voler ridurre lo spazio libero del cristianesimo – dovrebbe essere riformata, rinnovata e di fatto riformulata. «La laicità non è e non può essere un’arma. E, almeno in linea di principio, ancor meno essere diretta contro una particolare religione. Lo dico perché è stata forgiata contro una religione molto specifica, cioè il cristianesimo cattolico, a cui la grande maggioranza della popolazione ha aderito più o meno consapevolmente, con più o meno fervore. Lo stato non deve favorire nessuno, né combattere nessuno». Qui arriva il punto forte della sua trattazione, con Remi Brague che non ha timore nel dire a livello pubblico quello che ormai è evidente anche all’uomo comune europeo: «Alcuni secolaristi sognano di porre fine al cristianesimo, dandogli il tanto atteso colpo di grazia dal XVIII secolo. Sfruttano la paura dell’islam per cercare di scacciare dallo spazio pubblico ogni traccia della religione cristiana». Sempre sul Figaro, Brague spiega come considerare l’Islam come una religione come tutte le altre sia un profondo errore: «nessuna religione è una religione come le altre. Applicare il concetto cattolico di ‘integralismo’ o protestante di ‘fondamentalismo’ a fenomeni che non hanno nulla a che fare con queste due denominazioni, questo è il vero fumo negli occhi. I più grandi massacri del XX secolo non furono fatti da regimi semplicemente atei, ma da regimi desiderosi di estirpare la religione».

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