Una nuova prova sulla tenda dell’abitazione di Valeria Cherubini sarebbe la “speranza” per Olindo e Rosa di riaprire il processo sulla strage di Erba: accanto a dove venne ritrovato il corpo, secondo la difesa, la tenda porta una lacerazione netta provocata da una coltellata e venne macchiata dal sangue che ne scaturì. «Su questo particolare si giocano il destino giudiziario di Olindo Romano e Rosa Bazzi e buona parte delle loro speranze di ottenere la revisione del processo. Nella sua confessione Romano ha dichiarato di avere colpito la Cherubini sul pianerottolo davanti alla porta di Raffaella Castagna, ma non ha mai riferito di averla inseguita e di averla raggiunta e finita nella mansarda della donna», spiega il Giorno nelle cronache di oggi. «I primo soccorritori sentono una voce di donna urlare ‘aiuto, aiuto’. È la signora Cherubini, che in quella fase dell’aggressione è ancora viva e in grado di invocare soccorso. Ma nessuno vede Olindo e Rosa scendere le due rampe di scale», dice al termine dell’udienza Valentino Vasino, consulente medico legale della difesa. (agg. di Niccolò Magnani)
LA STRAGE SI ERBA
Secondo la giustizia, e per l’immaginario collettivo, Olindo Romano e Rosa Bazzi sono i vicini di casa diabolici che l’11 dicembre del 2006 si macchiarono di quella che è passata agli archivi come la strage di Erba. Undici anni e tre gradi di giudizio dopo, i due coniugi Romao non hanno ancora perso la forza di proclamare la loro innocenza. Sostengono di non essere stati loro ad uccidere Raffaella Castagna, suo figlio di due anni Youssef, la madre della donna, Paola Galli e Valeria Cherubini, una vicina di casa. Ad incastrarli fu anche la testimonianza del marito di quest’ultima, quel Mario Frigerio scampato alla morte soltanto poiché creduto morto. Il maresciallo dei carabinieri Luciano Gallorini, raccontò così lo scenario che gli si parò di fronte:”Se l’inferno esiste davvero deve assomigliare molto a ciò che ho visto quella sera”. Oggi i due coniugi hanno fatto rientro in un’aula di tribunale del palazzo di Giustizia di Brescia: hanno presenziato all’udienza per la richiesta di incidente probatorio su alcuni reperti mai utilizzati. E gli esiti potrebbero essere clamorosi.
VERSO LA REVISIONE DEL PROCESSO?
La notizia del giorno è che è stato è ammesso l’incidente probatorio sui reperti mai analizzati. Si tratta, come riporta Il Corriere della Sera, di un accendino, delle formazioni pilifere, un mazzo di chiavi e altro. Un passo importante se letto nell’ottica di Olindo e Rosa, non è un caso che uno dei loro legali, Fabio Schembri, abbia tenuto a ribadire che “sulla scena del delitto non furono trovate tracce dei coniugi Romano, mentre ne furono trovate di altre persone”. La verità è che i vicini indicati dalla giustizia come gli autori della strage di Erba puntano alla revisione del processo, vogliono tornare liberi. E oggi hanno compiuto il primo passo verso quel traguardo che, se raggiunto, avrebbe del clamoroso. Come riferisce l’Ansa, è stato deciso che saranno nominati il 16 gennaio i periti incaricati di esaminare reperti mai analizzati sul luogo della strage. In quella data il presidente della Corte d’appello di Brescia, Enrico Fischetti, leggerà l’ordinanza con cui dispone l’incidente probatorio su tutti o parte dei reperti. E la scaramanzia lascia spazia al realismo se è vero che Schembri parla di “un buon inizio”, visto che l’esito di questi nuovi accertamenti potrebbe dare il via alla richiesta di una revisione del processo.