È ancora l’auto, la Fiat 600, al centro del giallo attorno alla morte di Renata Rapposelli, la pittrice della quale si erano perse le tracce lo scorso 9 ottobre, per poi essere rinvenuta cadavere un mese più tardi. Come rivela Centropagina.it, infatti, la vettura sarà smontata per permettere ai Ris il raccoglimento di eventuali campioni che diranno se su di essa ci sono segni di terriccio relativi al luogo del ritrovamento del cadavere, nei pressi di Tolentino. Dei prelievi del terriccio e della vegetazione nei pressi del fiume Chienti, se ne occuperà una donna, esperta in botanica. Intanto, il figlio della vittima, Simone Santoleri, indagato a piede libero insieme al padre di omicidio e occultamento di cadavere di Renata, è stato nuovamente convocato in caserma a Giulianova dove è rimasto a lungo, accompagnato dal suo avvocato Gianluca Carradori, per firmare determinati documenti tra cui quelli relativi al nuovo sequestro di altri due cellulari in suo possesso. Già durante una prima perquisizione nella sua abitazione era avvenuto un precedente sequestro dei dispositivi, tutti apparecchi molto vecchi e sottoposti agli accertamenti del consulente informatico. A questi se ne vanno ad aggiungere altri due che saranno al vaglio degli esperti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



L’ATTEGGIAMENTO DEL FIGLIO SOTTO ACCUSA

Renata Rapposelli, 64enne di Ancona, per i media è diventata la pittrice trovata morta lungo le sponde del Chienti, a Tolentino, dopo che per settimane s’era parlato di lei come la pittrice scomparsa. Una semplificazione che non trova sponda nel giallo che ha portato invece alla sua morte. Dopo il ritrovamento del cadavere, avvenuto lo scorso 10 novembre, quasi ad un mese esatto dalla scomparsa, sono poche le certezze riguardanti le ultime ore di vita di Renata. Gli inquirenti lavorano incessantemente nella speranza di risalire ad una verità che appare al momento lontana, per quanto siano in tanti a credere in un qualche coinvolgimento da parte del figlio Simone Santoleri. A far propendere per quest’ipotesi è anche l’atteggiamento del giovane che, indagato insieme al padre per omicidio e occultamento di cadavere, come riporta Il Resto del Carlino, ha rifiutato di farsi prendere le impronte digitali dai carabinieri del nucleo investigativo di Ancona.



RENATA RAPPOSELLI: LE RICERCHE IN CASA

Saranno le indagini a dover dare una risposta ai quesiti che assillano tutti coloro che a Renata Rapposelli volevano bene: da chi e com’è stata uccisa la pittrice di Ancona? A dimostrazione che il quadro sia ancora nebuloso c’è il fatto che il sostituto procuratore Andrea Laurino ha disposto una nuova autopsia sui resti della donna. Le ricerche degli inquirenti, però, proseguono senza sosta. In questi giorni, come riferito da Chi l’ha visto? – che stasera tornerà ad occuparsi della vicenda -, i RIS dei Carabinieri hanno effettuato delle analisi approfondite su piumini, federe e un nastro adesivo sequestrati all’interno dell’appartemento del figlio e del marito, con quest’ultimo che dopo il tentativo di suicidio realizzato nei giorni scorsi è stato trasferito in una struttura sanitaria di Ancona. Sono stati inoltre catalogati tutti i farmaci presenti nell’abitazione, mentre l’auto è rimasta sotto sequestro: e proprio la macchina potrebbe rappresentare il punto di snodo dell’indagine. Renata ha compiuto su di essa il suo u

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