La nuova giornata di fine settimana porta il livello di terremoto sul nostro territorio ad una nuova segnalazione e sciame sismico conseguente in centro Italia, precisamente nel “cono” di province Macerata, Perugia, Rieti, L’Aquila e Ascoli Piceno, dove mesi fa si assistette alla tragedia ripetuta del terremoto nel cuore del nostro Paese. Alle ore 4.13 di questa mattina il sisma di modesta intensità per fortuna ha colpito a circa 11 km di profondità sotto il livello del terreno, come ipocentro: M 2.2 sulla scala Richter, mentre sul fronte epicentro i comuni coinvolti nel lieve sciame sismico successivo sono stati Norcia, Preci, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Cascia, Ussita, Cerreto di Spoleto, Sellano, Arquata del Tronto, Accumoli, Poggiodomo, Montegallo. Alle ore 11.10 invece il nuovo terremoto avvenuto, anche qui senza alcun danno o conseguenza negativa, in provincia di Parma in piena Emilia: M 2.5 Richter, ipocentro a 26 km sotto il livello del terreno ed epicentro invece presso i comuni di Fornovo di Taro, Varano de Melegari, Terenzio, Calestano, Solignano, Medesano, Sala Baganza, Pellegrino Parmense, Felino, Languiranno, Noceto, Varsi.
MARCHE, SCOSSA M 1.9 A ESANATOGLIA (MACERATA)
Il giorno in cui si ricorda la tragedia del terremoto in Irpinia (un breve focus qui sotto), la situazione sismica di questo 23 novembre sembra alquanto tranquilla con poche scosse degne di nota e per fortuna uno sciame sismico in Centro Italia che, seppur attivo, non presenta grosse problematiche. La scossa più alta va segnalata in provincia di Macerata nelle Marche con la consueta “zona rossa” colpita da vibrazioni continue del sottosuolo: alle ore 9.04 il terremoto marchigiano ha misurato un grado di M 1.9 sulla scala Richter, con ipocentro individuato a circa 45 km di profondità sotto il livello del terreno. Ovviamente nessun danno e nessun avvertimento da parte della popolazione dei comuni prossimi all’epicentro, ovvero Esanatoglia, Fabriano, Fiuminata, Materica, Gualdo Tadino, Cerreto d’Esi, Fossato di Vico, Pioraco, Sefro, Gagliole, Castelraimondo, Sigillo, Costacciaro, Nocera Umbra, Genga, Poggio San Vicino, Sassoferrato, Camerino.
A 37 ANNI DALLA TRAGEDIA IN IRPINIA
Sono passati 37 lunghi anni dalla terribile tragedia del terremoto avvenuto in Irpinia: era il 23 novembre del 1980 e la Campania centrale, oltre alla Basilicata centro settentrionale venne travolta da una scossa di magnitudo 6.8 Richter con epicentro tra i comuni di Conza della Campania, Castelnuovo di Conza e Teora. Il bilancio fu tremendo: 2914 morti, 8848 feriti e oltre 280mila sfollati causando una delle tragedie peggiori in Italia in termini di morti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Come riporta il riassunto in dati dell’epoca, «Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa della durata di circa 90 secondi, con un ipocentro di circa 12 km di profondità, colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (X grado della scala Mercalli) furono quelli di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna». Immortale e tragico rimane il commento che lo scrittore e poeta Alberto Moravia dedicò a quel tremendo terremoto che ancora oggi è ricordato e molto nella profonda coscienza nazionale: «Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano», (Ho visto morire il Sud).