È commovente tutta la lunga lettera che Alessandro Di Battista ha voluto scrivere e idealmente mandare al figlio Andrea, da poco nato e “responsabile” del clamoroso ritiro dalla politica voluto e scelto dal “Dibba” nazionale pochi giorni fa. Lo ha scritto e spiegato nel suo ultimo libro in uscita, “Meglio liberi – Lettera a mio figlio sul coraggio di cambiare”: al netto di ogni fede politica e delle tante battaglie che spesso non abbiamo apprezzato del pasionario esponente del Movimento 5 Stelle, è proprio il suo cambiamento raccontato all’interno della lettera al figlio Andrea a sorprendere. Non è un cambiamento trascinato, “banale”, con un secondo fine “elettorale” o moralista: sembra davvero il racconto di sé in cambiamento, di un sé che incontra una donna – Sahra Lahouasnia – e che nell’amore più profondo per lei capisce che non possa bastare quella pur incredibile storia d’amore. Non solo, non può bastare neanche la nascita di quel piccolo frugoletto che «non era per niente aspettato», ha ammesso Di Battista: «La verità è che sia io che Sahra eravamo terrorizzati all’idea che l’altro fosse rimasto incastrato in questa situazione», ammette Dibba scrivendo al figlio da poco nato. Un cambiamento frutto di dolore, dramma, fatica, incomprensioni, ma anche gioia, piccole conquiste e tanto, tanto desiderio di “educarsi” ad essere genitore migliore, in grado di accettare la sfida più bella di essere testimone responsabile di una nuova vita che nasce.
“HO PIANTO IN ECOGRAFIA, PERCHÈ HO VISTO CHE ESISTEVI!”
«Caro Andrea, non eri “previsto”, ma questo non significa che non ti volessimo, anzi! […] Non ho pianto quando sei nato e neppure quando ho sentito per la prima volta il battito del tuo cuore. Ho pianto quando ti ho visto in quel monitor durante la prima ecografia. C’eri, esistevi, avevi un posto nel mondo»: poche righe per capire tutta la grandezza di un uomo che politicamente ha sempre osato e tanto, sbagliando anche tanto, ma che è in grado di farsi stupire e commuovere dalla realtà semplice e piccola. Gli racconta proprio tutto ad Andrea, in un pieno di sincerità che tra qualche anno Andrea Di Battista non potrà che gradire: «La verità è che sia io che Sahra eravamo terrorizzati all’idea che l’altro fosse rimasto incastrato in questa situazione. Sahra temeva che io non l’amassi davvero e che stessi con lei per senso del dovere. Anch’io avevo le mie paure, ho sempre avuto paura di lasciarmi andare, di essere abbandonato dalla donna che amavo». A quel punto, Dibba racconta quella sera in cui ha litigato pesantemente con la sua Sahra, addirittura scappando di casa: «una sera abbiamo discusso. Sahra era al quarto mese, mi pare. Non ricordo per quale motivo litigammo, senz’altro lei era nervosa ma anche io avevo le mie ansie. Pensai, stupidamente, che lei non volesse veramente me, mi convinsi che lei era alla ricerca di un padre per suo figlio e basta. Me ne andai di casa all’una di notte». E poi ancora, il cambiamento: realizza di aver fatto una vera e propria c….ata e torna indietro, aspettando l’apertura del mercato dei fiori in Piazza Venezia per poter prendere un regalo a Sahra futura mamma.
“IO E TUA MAMMA IN TERAPIA PER DIVENTARE GENITORI MIGLIORI”
«Non è facile imparare a chiedere scusa come non è affatto semplice comunicare in questo dannato mondo dove si corre sempre senza fermarsi mai. Ecco perché ho proposto a Sahra di fare terapia di coppia. Per noi, ma anche per te. Avevamo bisogno di imparare a dirci le cose nel modo giusto, ad aprirci, a mostrare l’uno all’altra le proprie paure», spiega ancora Alessandro Di Battista al suo bimbo, ma idealmente a tutti i genitori. E ancora, «Quando mostri le tue paure i “mostri” fanno meno paura. L’esperienza della psicoterapia è stata molto positiva e sento di consigliarla a tutti quanti. Come posso spiegarla a te, Andrea? Guarda, è come viaggiare, solo che al posto di farlo al di fuori di te lo fai dentro, e noi l’abbiamo fatto dentro la coppia. Ci siamo impegnati tanto, non abbiamo mai mollato, credimi. Ogni volta che uscivamo dallo studio dello psicologo sentivamo di conoscerci un po’ di più». Lo ripetiamo, politicamente e non solo la distanza con Dibba è spesso abissale e siderale, eppure in quel suo modo di stare di fronte ad una nuova vita e all’esperienza elementare di padre e compagno, troviamo un elemento molto aderente al concetto di uomo “sincero” e vero: perché sbaglia, chiede, ri-sbaglia, ma alla fine prova a cambiare sé nell’incontro con un bene davanti. Anzi, due.