Udite e udite: la rivoluzione gender-type arriva anche in Svezia, patria-paladina dei diritti perfetti e completamente politicamente corretti come in tutto il Nord Europa. D’ora in poi nella Chiesa di Svezia non si potrà più dire “Padre, Signore, Lui” per riferirsi a Dio. il motivo? Semplice, offende le donne e le discrimina e quindi la chiesa luterana svedese – seguita da circa 6 milioni di persone – ha deciso di introdurre il nuovo linguaggio neutro dal punto di vista del genere di Dio e di tutto i riferimenti biblici ed evangelici sulla figura del Padre di Cristo (ecco, abbiamo già sbagliato…). «Basta riferirsi a Dio con la parola “Signore” o utilizzare un linguaggio volto al maschile: è discriminatorio nei confronti delle donne», questa è la motivazione addetta dalla capa della Chiesa svedese (già avete letto bene, un’Arcivescova) Antje Jackelén che ha approvato la risoluzione che diverrà effettiva dalla Pentecoste 2018 (il prossimo 20 maggio 2018). L’obiettivo è quello di sensibilizzare i propri religiosi fedeli a moderare le parole e non creare discriminazioni in un mondo sempre più ossessionato da ogni tipi di presunta offesa, discriminazione e possibile offesa a qualsivoglia gruppo o status sociale. «Da un punto di vista prettamente teologico, sappiamo che Dio è oltre le nostre determinazioni di genere. Dio non è umano», spiega ancora l’arcivescovo che dimostra tutta l’abissale differenza con la concezione cattolica di un Dio fattosi carne nelle sembianze di un uomo, Gesù di Nazareth. «Rappresenta un danno alla dottrina della Trinità e alla comunione con le altre dottrine cristiane. Non è furbo far passare la Chiesa di Svezia per quella che non rispetta l’eredità teologica comune» , spiega il professore di teologia nell’università di Lund, Christer Pahlmblad, non convivendo affatto la svolta “gender” della Chiesa svedese. Bene, ma sul genere di Dio, che cosa si può dire? Cosa ne pensa la Chiesa cattolica? E soprattutto, è possibile parlare di profondo errore dell’arcivescova svedese?



LA RISPOSTA DI PAPA RATZINGER

A rispondere a tutte queste domande ci ha pensato in realtà già parecchi anni fa (era il 2001 nel libro-intervista con Peter Seewald), il Papa Emerito Benedetto XVI, all’epoca ancora Cardinale Joseph Ratzinger. Il “sesso” di Dio infatti non è da oggi che viene discusso all’interno della cultura cristiana bimillenaria e non renderemmo un servizio concreto di verità e onestà intellettuale se ci limitassimo a bollare come “oscena” la decisione della Chiesa protestante di Stoccolma. Il Pontefice tedesco incalzato dal giornalista e amica Seewald prova a rispondere alla domanda assai complessa, “Dio è uomo o donna?”. Ebbene, la risposta diretta in effetti non si discosta di molto dalla Chiesa di Svezia: «Dio è Dio. Non è né uomo né donna, ma è al di là dei generi. È il totalmente Altro. Credo che sia importante ricordare che per la fede biblica è sempre stato chiaro che Dio non è né uomo né donna ma appunto Dio e che uomo e donna sono la sua immagine. Entrambi provengono da lui ed entrambi sono racchiusi potenzialmente lui». Ma non si esaurisce ovviamente qui la risposta e riflessione di Papa Ratzinger ad un concetto per nulla banale. «Se è vero che effettivamente la Bibbia ricorre nell’invocazione delle preghiere all’immagine paterna, non a quella materna, è altrettanto vero che nelle metafore di Dio gli attribuisce anche caratteristiche femminili.  Quando ad esempio si parla della pietà di Dio, non si ricorre al termine astratto di “pietà”, ma a un termine gravido di corporeità, “rachamin”, il “grembo materno” di Dio, che simboleggia appunto la pietà. Grazie a questa parola viene visualizzata la maternità di Dio anche nel suo significato spirituale», spiega ancora l’allora cardinal Ratzinger.



LA CHIESA È LA SPOSA DI CRISTO

Secondo Benedetto XVI tutti i termini simbolici riferiti a Dio concorrono a ricomporre un mosaico grazia al quale la Bibbia mette in chiaro la provenienza da Dio di uomo e donna: «Ha creato entrambi. Entrambi sono conseguentemente racchiusi in lui – e tuttavia lui è al di là di entrambi», è Creatore, è Misericordia, è Padre e Madre insieme dell’intero genere umano. «Perché Dio è venuto a noi come “Figlio”? Perché Dio facendosi uomo si è incarnato in una persona di sesso maschile? E perché questo Figlio di Dio ci ha insegnato a sua volta a rivolgerci insieme a lui a Dio chiamandolo Padre, trasformando questa denominazione di Padre in qualcosa di più di un’immagine che nel corso della storia della fede può anche essere superata, cioè nella parola che il Figlio stesso ci ha insegnato?», se lo chiese Ratzinger in quel libro-verità “Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio”  e la risposta resta complessa – Dio è Mistero e Creatore, non va dimenticato – anche per un profondo uomo di fede e teologia come il Papa Emerito. «La storia della Chiesa ha visto adempiersi il mistero dell’amore che Dio nutre per il suo popolo, simile a quello di un uomo per la sua sposta. Da questo punto di vista l’immagine femminile viene un certo qual modo proiettata su Israele e sulla Chiesa e infine personalizzata in maniera particolare in Maria. In secondo luogo, laddove si è fatto ricorso a metafore materne del divino queste hanno trasformato la concezione della creazione fino a che, all’idea di creazione, si è sostituita quella di emanazione, di parto, e poi ne sono scaturiti modelli quasi necessariamente panteistici. Al contrario, il Dio rappresentato nell’immagine paterna che tramite la Parola e proprio da qui deriva la specifica differenza tra creazione e creatura». Fa impressione vedere l’assoluta umiltà di Ratzinger di rivolgere domande molto profonde e “critiche” alla tradizione che pure abbiamo imparato, denotando un atteggiamento e un obiettivo (questo sì) completamente diverso dalla Arcivescovo donna e dalla Chiesa luterana svedese. Non per rispetto del pol.corr., non per “educare” i fedeli alla tradizione neutra-gender, ma per amore della verità di Cristo e per amore di ogni singolo uomo e donna.

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