Nei mesi scorsi i riflettori si sono riaccesi al massimo in merito al giallo di Emanuela Orlandi, per via della pubblicazione di un controverso documento pubblicato dai quotidiani e relativo a presunte spese sostenute dalla Santa Sede per allontanare la ragazza, allora appena 15enne. Dopo la diffusione di queste informazioni che sarebbero dovute restare riservate, il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, commentava su Facebook: “Il muro sta cadendo”. Una frase che all’epoca suonava più come un auspicio anche se nei mesi successivi la verità sulla fine della sorella non è ancora arrivata. In quel momento però, la speranza di poter finalmente chiarire quanto accaduto alla Orlandi era ancora fortissima e per questo in tanti si erano uniti ai commenti di solidarietà rivolti all’uomo, da sempre in prima linea nel cercare la soluzione all’intricato giallo. “Vai avanti Pietro e non mollare proprio adesso”, “Forza Pietro, sei stato grande a non arrenderti”, “E ora che venga fuori tutto”. Il sentore generale, infatti, è quello secondo cui Emanuela sia stata fatta sparire in modo inconsueto e soprattutto che qualcuno sappia quanto accadutole. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LO STATO VATICANO AVVIERÀ UN’INDAGINE?

È passato oltre un trentennio dalla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi ma la sua storia e tutti i dubbi che la caratterizzano, continuano a restare centrali nella cronaca nostrana. La famiglia non si arrende ma anzi continua a lottare in prima linea nella speranza di riuscire, un giorno, ad arrivare all’intricata verità. Proprio al fine di non spegnere i riflettori sul caso, gli Orlandi, tramite il loro storico avvocato difensore, hanno presentato la denuncia di scomparsa alla Gendarmeria Vaticana. Come riporta FarodiRoma.it, lo stesso avvocato, Laura Sgrò, ha poi posto l’accento su un ulteriore dettaglio relativo all’archiviazione dell’indagine, ovvero la trattativa intercorsa tra la magistratura italiana e la segreteria di stato vaticana circa la risoluzione del problema mediatico della sepoltura di De Pedis in cambio di informazioni su Emanuela: “Di questa trattativa si parla da anni, ma ora sono emersi dei dati circostanziati, nomi e luoghi. Ci risulta inoltre che una parte di trattativa sia avvenuta sul territorio della Città del Vaticano; chiediamo pertanto al Vaticano di indagare”. Un’indagine da parte dello Stato Vaticano, dunque, è più che mai necessaria. Verranno ascoltate le nuove richieste della famiglia Orlandi? (Aggiornamento di Emanuela Longo)



L’INQUIETANTE CASO DI SCOMPARSA: LE TAPPE

La scomparsa di Emanuela Orlandi rappresenta ancora oggi uno dei più clamorosi ed inquietanti casi irrisolti mai accaduti prima in Italia e conosciuto anche all’estero. Una triste storia nella quale, dopo anni di indagini, depistaggi, tante ipotesi e nuovi misteri, ancora oggi non si sa che fine abbia fatto Emanuela. Tutto ha inizio il 22 giugno 1983 quando la ragazzina, all’epoca appena 15enne, cittadina vaticana e figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia non fece più ritorno a casa. All’apparenza solo un allontanamento volontario frutto di una bravata, ma con il passare dei giorni e l’aumentare dei silenzi attorno alla giovane, divenne presto uno dei casi più oscuri della cronaca italiana e che vide il coinvolgimento non solo dello Stato Italiano ma anche del Vaticano con ipotesi inquietanti che ancora oggi contribuiscono a tenere accesi i riflettori su questa storia. Il giorno della sua scomparsa Emanuela si recò, nel pomeriggio, presso la scuola di musica in piazza Sant’Apollinare a Roma, all’uscita chiamò a casa ed alla sorella parlò di una presunta offerta di lavoro che avrebbe ricevuto come promotrice di prodotti cosmetici. La sorella la invitò a fare presto ritorno a casa, ma quello fu l’ultimo contatto tra la ragazzina e la sua famiglia. Quando furono avviate le indagini si scoprì che la nota marca non aveva nulla a che fare con l’offerta di lavoro di cui parlava la ragazzina. Da quel momento presero il via le ricerche da parte del padre e del fratello, mentre la denuncia ufficiale avvenne solo il giorno seguente. Nei giorni seguenti si susseguirono diverse telefonate tutte poco attendibili e che non portarono mai a nulla di concreto.



EMANUELA ORLANDI, TELEFONATE, IPOTESI E DEPISTAGGI

A parlare per la prima volta della possibilità di un sequestro di Emanuela Orlandi fu Papa Giovanni Paolo II, nel luglio 1983, rivolgendo un appello ai presunti responsabili della sparizione della ragazzina durante l’Angelus. Da quel momento emersero i presunti collegamenti con l’attentato a Giovanni Paolo II: si susseguirono quindi telefonate e nastri con la richiesta di scambio con Agca, al Papa in Piazza San Pietro qualche anno prima della scomparsa di Emanuela. Dai nastri spesso si udiva la voce di una ragazza e anche di recente la trasmissione Chi l’ha visto è tornata su questo punto ponendo l’accento sulla credibilità di quell’audio choc. Era il settembre dello scorso anno quando la trasmissione di RaiTre trasmetteva in diretta una parte del nastro domandandosi se la voce della registrazione giunta 25 giorni dopo la scomparsa della ragazzina potesse essere proprio quella della Orlandi e soprattutto di chi fossero le voci che erano state cancellate dal nastro e dove fosse la cassetta originale non manipolata.

Quell’audio documenterebbe le sevizie ai danni di una ragazza ma non si sentirebbero le frasi pronunciate da tre uomini con accento romanesco e che invece comparirebbero nel verbale della trascrizione. Le piste seguite in questi lunghi anni di domande e indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, hanno toccato anche quella della Banda della Magliana e quella della pedofilia, ma ad oggi l’unica certezza è che la ragazzina non ha mai fatto ritorno a casa.

GLI ULTIMI MISTERI E NUOVA DENUNCIA DELLA FAMIGLIA

Di recente si è tornati a parlare del caso di Emanuela Orlandi alla luce di un presunto dossier segreto del Vaticano nel quale sarebbero emerse le spese sostenute da quest’ultimo per gestire la vicenda della 15enne sparita nel 1983. Quel dossier sul quale si sono svolte verifiche per accertarne la veridicità, sarebbe emersa la possibilità che la Orlandi fosse morta nel 1997. La notizia aveva gettato nuovi misteri su un caso ancora irrisolto e che conterrebbe molti lati oscuri. Il documento in questione non conterrebbe alcun timbro ufficiale ma, come riportava Corriere.it lo scorso settembre, potrebbe rientrare nell’ambito dei ricatti incrociati che hanno segnato la vicenda Vatileaks e che evidentemente potrebbero essere ancora in corso. La famiglia Orlandi era tornata così a chiedere alla Segreteria di Stato piena chiarezza e l’accesso a tutti i documenti prima di poter considerare il caso ufficialmente chiuso. È notizia delle ultime ore quella secondo la quale, come riporta Il Messaggero, gli Orlandi avrebbero presentato alla Gendarmeria Vaticana la denuncia di scomparsa di Emanuela. A giustificare l’ennesima azione da parte della famiglia, come spiegato dall’avvocato Sgrò, il fatto che al momento “nessuna indagine è in corso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi né in Italia né nella Città del Vaticano. Per questo abbiamo deciso di presentare una nuova denuncia”. Il legale del fratello Pietro ha aggiunto: “Innanzitutto una denuncia di scomparsa, perché nel 1983, quando Emanuela Orlandi è scomparsa, la denuncia fu fatta alle autorità italiane, precisamente presso l’ispettorato competente per il territorio italiano, ma mai in Vaticano. Emanuela è una cittadina vaticana e la nostra speranza è quindi che il Vaticano apra un fascicolo”. Si tratta dell’ultimo tentativo di far luce sulla vicenda.