Aveva portato la figlia in ospedale per un controllo, temeva perché aveva la pancia gonfia. Non avrebbe mai immaginato che i medici le dicessero che la sua bambina di 11 anni era incinta, peraltro di 21 settimane. Una storia incredibile e drammatica, quella raccontata da Il Corriere della Sera, che ha visto protagonista Kehinde (nome di fantasia), stuprata da un vicino di casa che era riuscito a conquistare la fiducia di tutta la famiglia. Era solita chiamarlo “zio”, per quanto non vi fosse alcun legame familiare, a conferma del rapporto che si era instaurato con il passare dei mesi. I genitori di Kehinde, operaio lui e collaboratrice domestica lei, erano soliti lasciarla in custodia a questo vicino di casa, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, quando la sera non rincasavano perché lavoravano anche di notte. La prima violenza sessuale era avvenuta nel settembre del 2016, altre erano seguite nelle settimane successive. Il giudice Alessandra Pfiffner, nella sua ordinanza, ha spiegato che queso orco di 35 anni “approfittava dei momenti in cui la vittima dormiva» e la «costringeva a subire atti sessuali, tanto da metterla incinta”. La verità viene fuori soltanto il 17 novembre, giorno in cui la mamma accompagna la figlia all’ospedale Sant’Anna. Ai medici del Centro soccorso violenza sessuale che cercano di capire cos’è accaduto, la bambina risponde con l’ingenuità tipica di quell’età:”La mamma ha notato che la mia pancia era troppo gonfia. I medici mi hanno detto che aspetto un bambino“.



LE MINACCE DELL’ORCO

Il vicino di casa che ha violentato più volte la bambina di 11 anni di Barriera di Milano, a Torino, mettendola incinta, è finito in galera. Difeso dall’avvocato Wilmer Perga, dopo l’arresto – come riporta l’Ansa -, si è avvalso della facoltà di non rispondere agli inquirenti. Ma è soprattutto il dramma subito dall’11enne a sconvolgere in questa storia dell’orrore. Il racconto della piccola, riferito da Il Corriere della Sera, che ripercorre le violenze e le minacce del 35enne, è inquietante:”C’era un signore che mi disturbava sempre, che mi toccava sopra e sotto i vestiti. Quando dormivo dallo zio (l’orco senza alcun legame di parentela, ndr) lui si avvicinava e io gli dicevo che non volevo. Dopo un po’ smetteva, altre volte insisteva. Poi mi diceva di non dire niente a nessuno, perché altrimenti non avrei più rivisto la mamma”. Un incubo che finalmente è finito, ma con cui la bambina non potrà fare a meno di convinvere anche in futuro, per lei che ancora innocente, ai dottori che le chiedano se sappia come nasce un bambino, risponde:”Non tanto bene, ho studiato a scuola che le cellule si uniscono, cambiano“.

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