Non essere all’altezza delle aspettative dei genitori e dei professori, sentirsi sommersi dai sensi di colpa, zero autostima. In una società dove il mito dell’efficienza e dell’essere i numero uno, i giovani che non si sentono all’altezza, frustrati, esclusi, colpevolizzati sono in aumento. In quasi tutto il mondo occidentale: negli Stati Uniti sono centinaia ogni anno quelli che si tolgono la vita perché non riescono a stare dietro alle pretese di genitori e professori. Ma c’è anche un altro aspetto oltre il suicidio: la violenza e l’autolesionismo. Se ne è parlato a Genova durante il convegno ‘Adolescenza terra di mezzo: le regole dei limiti, i limiti delle regole’, organizzato dal dipartimento di Neuropsichiatria infantile dell’istituto Giannina Gaslini e dalla cooperativa sociale ‘Lanza del Vasto’ del capoluogo ligure. Secondo i dati resi noti, dal 2008 al 2015 dai 35 casi nel corso del 2008 si è passati ai 53 del 2015, per un totale di 353 casi di accesso ospedaliero per patologie legate all’aggressività, depressione e autolesionismo.



Si è anche abbassata l’età con i primi casi registrati intorno agli 8 anni. Secondo il primario di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Gaslini Edvige Veneselli, “La fascia di età fino ai 14 anni vede emergere problematiche molto gravi e multiple, legate a crisi di aggressività verso gli altri e loro stessi anche con l’autolesionismo. Fattori sociali multipli giocano un ruolo decisivo e il ragazzo ‘esplode’. Il tagliarsi braccia e gambe è un fenomeno nuovo, dilagante e nasconde dietro un grande disagio. Oggi ragioniamo tutti insieme per vedere come procedere, quali azioni intraprendere”. Quale aiuto? Passare più tempo con i figli, evitando di discutere di argomenti astratti come politica o economia, e soprattutto di giudicarli sull’andamento scolastico: non sono numeri, sono esseri umani e comunque farli sentire che siamo orgogliosi di loro.

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