Ci sono appelli disperati, ci sono denunce di allarmate situazione all’Hotel Rigopiano e ci sono purtroppo anche delle risate: sì, gente che ride mentre discutono delle varie operazioni di recupero e assistenza alle persone rimaste bloccate dopo la gravissima slavina del 18 gennaio 2017. Di lì a poche ore il crollo dell’hotel-spa, meta di tanti viaggi e relax nel splendore della natura sulle montagne d’Abruzzo, avrebbe inghiottito tutto il personale della struttura e i clienti, con 29 morti e 11 sopravvissuti che ancora oggi portano i segni di quella assurda tragedia. Ancora oggi l’Ansa pubblica altre intercettazioni tra i vari responsabili dei soccorsi nelle ore prima, durante e dopo la tragedia del Rigopiano, e non mancano purtroppo alcuni inquietanti e incresciose dichiarazioni fatte al telefono: parlano il dipendente dell’Anas Carmine Ricca e il responsabile del settore viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco. Sono le 15.35 del 18 gennaio 2017, appena prima che la slavina travolgesse l’Hotel di Farindola: Ricca spiega, «E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno». Qui D’Incecco ride della battuta del suo interlocutore: ovviamente non poteva sapere che da lì ad un’ora la valanga tirasse giù tutto, ma rappresenta – se le intercettazioni venissero confermate in sede di processo – una prova sulla completa incapacità di intervento, oltre che totale sottovalutazione dell’urgente situazione meteo-geologica in Abruzzo.
GLI APPELLI DISPERATI
I due al telefono che ridono parlano della possibilità di distaccare una turbina che ritengono «stia operando nel circondario di Penne e incidentalmente fanno dei riferimenti alla situazione dell’Hotel Rigopiano»: ecco che Ricca torna a parlare, «Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me», e D’Incecco gli chiede quanto tempo ci vorrebbe, con la pronta risposta «penso… oggi… eh…penso di no». C’è anche questo nel mare magnum della tragedia di Rigopiano, con la prevedibile forte polemica che si cavalcherà nei prossimi giorni contro i responsabili di quei lunghi giorni di gennaio in quel di Farindola. Ci sono però anche disperati appelli, sempre riportati dalle intercettazioni lanciate dall’Ansa, che fanno ben comprendere come per alcuni era chiara la natura pericolosa della vicenda: «La gente sta morendo e voi non vi rendete conto», spiega il consigliere regionale di Forza Italia, Lorenzo Sospiri, a colloquio con Claudio Ruffini, all’epoca segretario del presidente della regione, Luciano D’Alfonso. Un’altro avviso rimasto inascoltato è quello dell’ufficio stampa della Provincia di Teramo, Giuseppina Manente, che in un sms mandato a Claudio Ruffini (delegato da D’Alfonso per seguire tutte le operazioni di soccorso) scrive: «Qui conteremo i morti x carenza di soccorsi, forse non vi state rendendo conto». Nell’informativa in mano all’Ansa si legge come il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta avrebbe chiamato Ruffini (che non risponde e non richiamerà) per cercare aiuto ben prima della tragica slavina: «Nessun commento è necessario ad evidenziare ulteriormente come Ruffini non abbia né risposto né richiamato il sindaco di Farindola quando questi aveva tentato di contattarlo ben prima della terribile nota slavina», riporta ancora l’informativa della Procura.