Speculavano sul fenomeno migratorio, cercando attraverso intermediari di diversa etnia potenziali clienti ai quali rilasciare permessi di soggiorno per restare in Italia, ovviamente dietro pagamento. Per questo motivo, come riporta Repubblica, 4 poliziotti dell’ufficio immigrazione di Milano sono finiti in manette nei giorni scorsi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a rilascio di titoli di soggiorno e sono già in carcere. Altri due agenti, operanti nei commissariati locali di Porta Genova e Lorenteggio risultano invece indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e di falsi in atto pubblico e sono attualmente ai domiciliari. Un loro collega, infine, come riferisce il portale Milano Today, è stato sospeso. Ad intervenire è stata la Squadra Mobile di Milano che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano Livio Cristofano.
GLI INTERMEDIARI
Ordinanze di custodia cautelare sono state firmate anche gli intermediari degli agenti, le persone (2 imprenditori cinesi e un arabo ancora da fermare) che si facevano da portavoce delle richieste dei poliziotti arrestati nelle rispettive comunità. Succedeva, per farla semplice, che i cinesi e l’arabo andassero alla ricerca di potenziali clienti che necessitassero della documentazione per restare, in regola, nel nostro Paese. Ed era in questo momento che entravano in gioco gli agenti, tutti esperti, di età compresa fra i 40 e i 50 anni, nessun ruolo da dirigente. I poliziotti, a seconda della disponibilità dell’interlocutore che si trovavano di fronte, vendevano i permessi di soggiorno a tariffe comprese tra le centinaia e le migliaia di euro. Dietro compenso, gli agenti erano anche in grado di far ottenere la documentazione necessaria per la permanenza in Italia anche in assenza di tutti i requisiti necessari. I fatti contestati vanno dal 2013 alla prima metà del 2016.