George Weigel è uno dei massimi conoscitori viventi della vita e delle opere di Giovanni Paolo II, il grande Papa divenuto di recente anche Santo del Signore. Professore americano, è di fatto il biografo ufficiale del Santo Padre polacco che così radicalmente ha cambiato il corso della storia nel Novecento e non solo. Intervistato dal Catholic Herald dopo l’uscita della sua terza e ultima parte della biografia su Wojtyla, Weigel si concentra specialmente su una immagine semplice e al tempo stessa decisiva per “capire” l’uomo “dietro” al grande Santo. «È un discepolo cristiano radicalmente convertito», spiega Weigel quasi commosso per quanto quell’uomo polacco ha potuto comunicare al mondo a partire dalla sua semplice amicizia con Gesù. «Per Giovanni Paolo II tutto è iniziato con il discepolato. Era, prima di tutto, un discepolo cristiano la cui vita era stata trasformata dalla sua stessa amicizia con il Signore. Tutto il resto – la sua vocazione sacerdotale, la sua opera di vescovo e di papa, la sua vita intellettuale, il suo impatto sul mondo e sulla Chiesa – è il risultato di ciò». Non solo, il Papa polacco aveva anche una particolare concezione degli eventi, anche tragici e clamorosi, che accadevano nella sua vita: in particolare, le tre più grandi sorprese “pubbliche” – l’elezione a primo Papa dell’est, il tentativo di assassinio e il crollo non violento del comunismo – secondo Weigel non sono mai state prese come vere “sorprese” da Papa Giovanni Paolo II. Per lui ciò che l’uomo percepisce come “sorpresa” è in realtà una semplice «sfaccettatura del piano divino che non abbiamo ancora adattato al quadro generale».



DAL KGB ALLO “007 PAPALE”

Weigel poi conferma quanto è stato sempre ritenuto da molti in relazione all’attentato contro il Santo Padre nel terribile 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro: «Vi sono prove schiaccianti del fatto che Agca sia stata “gestito” da almeno un servizio segreto segreto del blocco est, e probabilmente c’erano altre agenzie coinvolte. Nessuno che abbia studiato questa questione dubita che la catena della causalità porti, alla fine, all’Unione Sovietica e molto probabilmente al KGB». Non solo, Weigel rivela che il Pontefice ebbe la geniale (e molto pericolosa) intuizione, in piena Guerra Fredda e negli anni decisivi prima e dopo il crollo dl Comunismo, di utilizzare una delle amiche più care che aveva, Irina Alberti, come una sorta di agente segreto papale in Russia «Non penso che ci siano troppi papi che l’avrebbero fatto..», sorride Weigel ricordando l’incredibile storia di Irina, una delle tante figure cambiate e convertite radicalmente dall’amicizia con Papa Wojtyla. «Sventata la deportazione ad Auschwitz, fuggita dalla Jugoslavia di Tito, Irina trovò in Italia la sua seconda patria. Il matrimonio con il diplomatico Edgardo Giorgio Alberti e l’ acquisizione della cittadinanza italiana le diedero la forza necessaria per occuparsi della sua “prima patria”, la Russia. Innumerevoli le sue iniziative a sostegno dei prigionieri politici chiusi nei gulag», si legge nei report del 2000 quando la Alberti venne a mancare a 75 anni. Un Papa temuto, un Papa pubblico, un Papa amico: insomma un Papa che ha inciso tanto nella storia pubblica mondiale quanto nella dimensione personale, intima e fragile di ogni singolo cristiano che si è imbattuto in questo “campione della fede”.



Leggi anche

UCRAINA/ La lezione di Giovanni Paolo II a chi vuol sedersi al tavolo della pace