Ha protestato contro la decisione della Corte dell’Aja, poi ha preso una boccetta di veleno e l’ha ingerita in diretta tv, a favore di telecamera. È morto così, oggi, l’ex generale croato Slobodan Praljak, dopo la lettura della sentenza di condanna a 20 anni di reclusione al termine del processo d’Appello nei suoi confronti e che lo vedeva imputato, tra gli altri reati, per crimini di guerra. A darne notizia è Il Foglio, che ripercorre le tappe della protesta choc culminata con la morte dell’uomo il quale, insieme ad altre sei leader politici e militari croati era chiamato a rispondere davanti al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (TPIY) dell’accusa di crimini di guerra avvenuti tra il ’92 ed il ’94 durante il conflitto croato-bosniaco. Un gesto improvviso quanto inaspettato e che nessuno sarebbe stato in grado di fermare in tempo. Quella di oggi, come riporta TgLa7, era l’ultima sentenza del Tribunale penale internazionale per la Ex Jugoslavia, che chiuderà i battenti il mese prossimo, dopo la condanna all’ergastolo per genocidio nei confronti di Ratko Mladic avvenuta sei giorni prima. Fino ad oggi sono stati in tutto 90 gli uomini condannati (dei 161 accusati). Tra loro anche l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, morto nel marzo 2016 prima della sentenza che lo avrebbe condannato per il reato di genocidio. Due dei condannati, Slavko Dogmanovic e Milan Babic si erano tolti la vita impiccandosi in cella. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SLOBODAN PRALJAK BEVE VELENO IN DIRETTA TV E MUORE
Morte in diretta, o quasi. Perché in realtà Slobodan Praljak, ex comandante delle truppe croato-bosniache, è deceduto poco dopo il ricovero, ma il gesto inconsulto si è verificato davanti a una intera aula di tribunale, quella dell’Aja, a giudici, avvocati, altri imputati e le telecamere di tutto il mondo. E’ successo stamane, quando Slobodan Praljak accusato di crimini di guerra, era in piedi per ascoltare la sentenza, che ribadiva i venti anni di carcere già comminati in precedenza. L’uomo ha urlato di non essere un criminale di guerra e ha estratto dalla tasca della giacca una boccetta bevendone il contenuto e dicendo pubblicamente di aver bevuto del veleno. Ci sono stati attimi di smarrimento, non si capiva bene cosa stesse succedendo, il presidente del tribunale stava procedendo con la lettura della sentenza quando l’avvocato difensore dell’uomo ha cominciato a gridare che si era avvelenato.
Il presidente a quel punto si è bloccato scioccato e ha ordinato di sospendere immediatamente la seduta. Non era un bluff: Praljak aveva bevuto della cicuta che l’ha ucciso, una scena da romanzo ottocentesco. Condannato per “aver causato danni ingenti alla popolazione civile musulmana”, il comandante era stato anche il responsabile della distruzione dello storico ponte medioevale islamico di Mostar, risalente al 16esimo secolo, per la distruzione del quale però non era stato condannato in quanto ritenuto obbiettivo di guerra. Si dice che al momento di ordinarne la distruzione, avesse commentato: “E’ solo un vecchio ponte”. Sebbene croati e bosniaci durante la guerra civile fossero stati alleati contro i serbi, nel periodo 1993-94 i croati della Bosnia avevano massacrato molti islamici.