Un Cacciari provocatore? Un Cacciari arringa folle? O più semplicemente un Cacciari arrabbiato che la grandezza della nostra civiltà europea e cristiana non solo si stia dissolvendo, ma che stia avvenendo il tutto davanti alla inquietante indifferenza della nostra epoca. Siamo colpevoli tutti, dice il filosofo ed ex sindaco di Venezia, per la “perdita” del Natale. Proprio sulla principale festa cristiana (assieme alla Pasqua ovviamente) Massimo Cacciari ha rilasciato un’intervista in esclusiva a il Giornale, dove lancia subito la sfida all’Occidente: «Il Natale dei panettoni, il Natale delle pubblicità, il Natale dei soldi. Il Natale oggi è una festina…», e lo dice con un certo sdegno, scrive il bravo Stefano Zurlo che lo ha intervistato. Dopo giorni di cronaca (anzi anni) che spiegano come la nostra società è sempre più impaurita a chiamare e definire il Natale per quello che è effettivamente, ovvero la nascita di Cristo, autentica rivoluzione dirompente nella storia. «Non voglio provocare, ma sono i cristiani i primi ad aver abolito il Natale. La verità è che l’indifferenza regna sovrana e avvolge un po’ tutti: i laici e i cattolici». Da non credente, il filosofo Cacciari si interroga da uno spunto interessante: esiste un simbolo che ha dato contributo straordinario alla nostra storia e alla nostra sensibilità, proprio il Natale. «Ma oggi laici e cattolici balbettano davanti all’evento che ha tagliato in due la storia, non riflettono, non fanno memoria di questa storia così sconvolgente». Ecco, sconvolgente, come la volontà di Cacciari di battersi per un qualcosa in cui (almeno pubblicamente) ammette di non credere: Zurlo “provoca” e chiama per nome il vero Natale, “è Dio che si fa uomo”, e Cacciari lo segue a ruota, «Capisce? Non Dio che stabilisce una relazione con gli uomini, ma Dio che viene sulla terra attraverso Cristo. Vertiginoso».



NON CREDO, MA RESTO STUPEFATTO DAVANTI AL MISTERO

Secondo Cacciari noi invece che stupirci e fare di nuovo memoria per l’avvenimento centrale della nostra fede, l’umanità del Dio fattosi carne, restano anestetizzati dietro alle “favolette” che ci raccontano i media e l’opinione pubblica, «un raccontino edificante che spegne le inquietudini». Non sono gli stranieri ad aver abolito il nostro Natale – «anche dalle loro parti si è persa la portata profonda del fatto religioso. Viviamo in un mondo che dimentica la dimensione spirituale» – ma è la nostra stessa civiltà che ha rinunciato a stupirsi per il fatto travolgente di Cristo. «Se posso generalizzare, e so che da qualche parte ci sono le eccezioni, il laico non si lascia scalfire da questo scandalo; l’insegnante di religione non trasmette più la forza di questa storia, ma se la cava con una spruzzata di educazione civica e il prete, spesso e volentieri, declama prediche, comode comode e rassicuranti, che sono un invito all’ateismo», continua Cacciari nell’intenso e stimolante dialogo con Zurlo. Ma quindi il filosofo è un credente? «Assolutamente no, non posso credere in quanto filosofo», posizione assai discutibile, ma andiamo avanti, «eppure Il cristianesimo è una parte fondamentale del mio percorso, della mia vicenda, è qualcosa con cui mi confronto tutti i giorni». È una ricerca che quasi si avvicina ad una preghiera, conclude ancora l’ex sindaco del Pd: «il fedele è convinto che la sua preghiera sia ascoltata, il filosofo prega il nulla. Però resta stupefatto davanti al mistero. E lo assorbe, come ho fatto nel mio ultimo libro su Maria: Generare Dio. Pensi, una ragazzetta che è madre di Dio. Da non credere, anche per chi ci crede».

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