Ci hanno marciato sopra in tanti, tantissimi. Tutti quelli che amano screditare la Chiesa, quella che la ritengono un luogo degno ancora dei Borgia, quelli per i quali dentro alle mura del Vaticano agiscono misteriosi “men in black” alla Dan Brown. Stiamo parlando della morte di papa Luciani, Giovanni Paolo I, morto dopo soli 33 giorni di pontificato (un periodo di tempo che scatenò anche questo improbabili “profezie”: 33 come gli anni di Cristo, sottolineò qualcuno ai tempi). Ucciso avvelenato, dissero tutti costoro. Perché dava fastidio. Fastidio per cosa non è dato sapere. E’ un dato di fatto invece che papa Luciani era un uomo estremamente umile e semplice, ma anche la teoria che il grave compito affidatogli avesse creato in lui scompensi fisici non regge. Adesso esce nelle librerie un volume che fa piazza pulita di tutte le teorie complottiste e racconta come andarono veramente le cose grazie a una serie di testimonianze inedite. Lo ha scritto Stefania Falasca, una giornalista che è anche vice postulatrice della causa di beatificazione di Luciani, si intitola “Papa Luciani, cronaca di una morte” (Piemme editore). Falasca ha avuto accesso a fascicoli secretati dalla Santa Sede e alle cartelle cliniche, ha parlato con suor Margherita Marin che ai tempi era la suora più giovane fra quelle al servizio del pontefice. Fu lei a entrare nella stanza da letto del papa subito dopo suor Vincenza Taffarel, che da vent’anni assisteva Luciani, la mattina del 29 settembre 1978.
Suor Margherita smentisce che in quei 33 giorni il papa fosse schiacciato dalla responsabilità del nuovo ruolo, dice che era sempre sereno e sicuro. Il pomeriggio del giorno precedente, racconta, mentre lei stirava i suoi abiti, LLciani passeggiava tranquillo leggendo. Poi, poco prima di cena, un malore improvviso, mentre pregava. Lo si legge nel documento fino a oggi segreto redatto dal medico che per primo era giunto dal papa: “episodio di dolore localizzato al terzo superiore della regione sternale, sofferto dal S.Padre verso le 19,30 del giorno della morte, protratto per oltre cinque minuti, verificatosi mentre il Papa era seduto ed intento alla recita di Compieta con il padre Magee e regredito senza alcuna terapia”. Eppure, secondo le testimonianze, Luciani non volle che fosse chiamato nessun dottore, non prese farmaci. Nei documenti citati ne libro si legge che già nel 1975 il futuro papa aveva avuto dei problemi, segnalati come patologia cardiovascolare, poi considerata risolta. In sostanza dunque la sua morte fu causata da una patologia trascurata. La mattina del 29 settembre il caffè pronto per lui in sacrestia alle 5 e 15 del mattino risulta non toccato. “Suor Vincenza dopo aver bussato più volte, entrò in camera e disse: «Santità, lei non dovrebbe fare questi scherzi con me!». La religiosa infatti era debole di cuore. «Poi mi chiamò uscendo scioccata – racconta suor Margherita – entrai allora subito anch’io e lo vidi…. Toccai le sue mani, erano fredde, vidi e mi colpirono le unghie un po’ scure».