LA STORIA DI SANTA ELISABETTA
Santa Elisabetta Cater nacque nel luglio del 1880 in Francia ad Avord, nei pressi di Bourges. Assieme alla famiglia si trasferì prima ad Auxonne e poi a Digione, dove suo padre spirò. Era una giovane molto attiva, vivace ed estroversa, che amava la musica tanto da eccellere nel pianoforte, frutto dei suoi studi presso il conservatorio di Digione. La sua fede però era molto forte e già da adolescente sentì forte la spinta verso Cristo e nella sua mente sentiva risuonare costantemente la parola “Carmelo”: santa Elisabetta capì che il suo destino era di entrare a far parte dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Ma sua madre, che vedeva in lei e nelle sue capacità al pianoforte un aiuto, si oppose alla volontà della ragazza tanto da proporgli il matrimonio.
Santa Elisabetta a malincuore ubbidì senza mai rinnegare la volontà di diventare una carmelitana. La madre, notando la sua fermezza le andò incontro ma pose un limite: poteva scegliere la sua nuova vita monastica solo compiuti i 21 anni. Nel frattempo la donna portava la santa a balli e feste, alle quali la ragazza partecipava col sorriso e spensieratezza, ma con la sola consolazione nel proprio cuore che il mattino seguente avrebbe preso la santa comunione.
Santa Elisabetta passava il suo tempo nell’insegnare catechismo ai più piccoli e nell’aiutare gli indigenti, esercitando ogni sua azione in totale comunione con la Vergine Maria e con la Santissima Trinità.
Il 2 agosto del 1901 la santa finalmente fece il suo ingresso nel Carmelo di Digione e poco più di 4 mesi dopo indossò l’abito. Dopo un anno di noviziato pronunciò i voti e assunse il nome di santa Elisabetta della Trinità. Ma quasi da subito la gioia fu offuscata da una misteriosa malattia in agguato, che all’inizio fu mal diagnosticata e mal curata, in quanto quasi sconosciuta nel XX: si trattava del Morbo di Addison, che colpiva le ghiandole surrenali causando dolori lancinanti. Santa Elisabetta della Trinità affrontò tutto col sorriso, in quanto per lei era una gioia configurarsi per amore al crocifisso tale da diventare essa stessa lode alla santissima Trinità, o come dichiara nei suoi stessi scritti, “preda” della Trinità da lei “adorata”. Attraverso la sofferenza e la mortificazione, mirava al distacco da essa stessa. La malattia, che arrivò a impedirle di bere e mangiare per i forti dolori, non le impedì nel 1906 di scrivere su invito della priora “Ultimo ritiro di laudem gloriae” (laudem gloriae è come Elisabetta si definiva) e “Come trovare il cielo sulla terra”. Nelle lettere scritte alla madre, Elisabetta si considerava il corpo attraverso il quale il Cristo continuava a soffrire per la gloria del Dio Padre. Ma nel novembre del 1906 il morbo si aggravò inevitabilmente e la giovane sul punto di morte pronunciò “tutto passa, alla sera della vita resta solo l’amore, bisogna fare tutto per amore”. Uno stato di precoma la avvolse per nove giorni ed ebbe solo un momento di lucidità, durante il quale dichiarava di andare “alla luce, all’amore, alla vita”.
Santa Elisabetta morì all’età di 26 anni il 9 novembre del 1906. Giovanni Paolo II nel 1982 le attribuì il titolo di venerabile e due anni dopo, il 25 novembre, la beatificò. Fu papa Francesco nel marzo del 2016 ad autorizzare la promulgazione del decreto che affermava come miracolosa la guarigione dell’insegnante Marie Paule Stevens, affetta dalla sindrome di Goujerot Sjogren, avvenuta per intercessione di Elisabetta della Trinità. Fu proclamata dunque santa il 16 ottobre del 2016.
GLI ALTRI SANTI DI OGGI
Il 9 novembre sono celebrati anche i santi Eustolia e Sopatra, Vitone di Verdun, Pabo, Giorgio, Ursino di Bourges,Teodoro, la Dedicazione della Basilica Lateranense, Agrippino di Napoli, e i beati Maria Micaela, Monaldo da Capodistria, Ludovico Morbioli, Maria del Monte Carmelo del Bambino Gesù Gonzalez-Ramon Garcia-Prieto, Francesco Giuseppe Martin Lopez Arroyave, Grazia da Cattaro, Alberone, Giovanna di Signa, Gabriele Ferretti, Giorgio Napper, Enrico Hlebowicz.