Lo scorso lunedì pomeriggio sono stati celebrati i funerali di Marilena Negri, la donna 67enne uccisa con una coltellata alla gola mentre portava a spasso il suo cane, nel parco di Villa Litta a Milano. I funerali sono stati celebrati presso la chiesa di Santa Giustina ad Affori, a pochi metri dal luogo in cui è stata uccisa ed affollata di amici e parenti ma soprattutto di tanti residente del posto, ancora sotto choc per quanto accaduto. “Eravamo tutti molto legati a Marilena, veniva a messa ogni mattina alle 8.30”, ha spiegato don Edy, il parroco che ha celebrato i funerali e che, come riporta Corriere.it, ha fortemente criticato chi in questa tragedia ha cercato di speculare. “Io per non parlare con i giornalisti mi sono chiuso in casa, ho spento il cellulare. Ma non c’è solo lo sciacallaggio dei media, in questo momento bisogna avere rispetto del dolore”, aveva detto. Dopo il brutto episodio, la comunità si è rivelata molto scossa e soprattutto è emersa forte la sensazione di insicurezza. Gli abitanti, in particolare i proprietari di cani, hanno così lanciato alcuni gruppi su Whatsapp per sentirsi più uniti e meno soli, soprattutto per le donne per le quali il parco è diventato un vero e proprio inferno. Il parco divenuto suo malgrado il luogo del delitto ha dimezzato le sue presenze in un vortice di paura che si avvicina sempre di più ad una vera psicosi, almeno fino a quando il killer di Marilena non sarà fermato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



NESSUN AIUTO DALLE TELECAMERE

La caccia al killer di Marilena Negri, l’anziana 67enne sgozzata nel Parco di Villa Litta a Milano, prosegue senza sosta. Il delitto si è consumato la mattina dello scorso 23 novembre, gettando nel panico l’intero quartiere Affori. Del caso se ne occuperà questa sera la trasmissione Quarto Grado, che torna ad interrogarsi su cosa abbia potuto spingere il brutale assassino ad accanirsi su una donna descritta come tranquilla e riservata da chi la conosceva da tempo o la incontrava tutti i giorni mentre passeggiava con la sua cagnolina. Marilena era considerata una signora elegante e metodica. Nulla in lei era fuori posto anche quando usciva con la sua fedele amica a quattro zampe, Liz, in sua compagnia anche la mattina in cui è stata brutalmente uccisa, nel giardino pubblico alla periferia Nord di Milano. Quella mattina però, Liz era stata lasciata libera di scorrazzare senza il guinzaglio, pur seguendo l’anziana padrona senza perderla di vista. E così sarebbe proprio la cagnolina la sola testimone del violento assassinio consumatosi all’improvviso, quando il killer avrebbe avvicinato Marilena e puntato una lama al collo, probabilmente un taglierino come rivela il settimanale Giallo. Dopo averla colpita, il killer le avrebbe strappato la collanina, per poi prenderle anche la borsetta e svuotarla qualche metro dopo. Una telecamera avrebbe ripreso l’anziana donna mentre, barcollando, si teneva le mani al collo, fino a cadere a terra ormai esanime. Il killer si sarebbe dato alla fuga e da allora la polizia è sulle sue tracce non potendo contare sull’aiuto delle telecamere. Nelle immagini riprese, infatti, si vedrebbe addirittura il volto dell’assassino ma queste sarebbero così sfocate da non renderlo riconoscibile. La telecamera nei pressi del luogo del delitto, invece, era lievemente inclinata verso l’alto e purtroppo non avrebbe inquadrato la scena cruciale.



NESSUNA TRACCIA DELL’ASSASSINO SULLA VITTIMA

Le ricerche dell’aggressore che ha ucciso con un solo fendente Marilena Negri, sarebbero diventate ancora più complesse con il passare dei giorni. A oltre una settimana dall’aggressione mortale ai danni della 67enne, infatti, emergono notizie sconfortanti che alimenterebbero ulteriormente la rabbia dei vicini di casa della vittima e i residenti nella zona Nord di Milano. Secondo quanto trapela dal quotidiano Il Giorno, infatti, non sarebbe stata trovata alcuna traccia di Dna né impronta dell’aggressore sulla borsa della donna uccisa con una coltellata alla carotide mentre passeggiava con la sua cagnolina nel parco Villa Litta di Affori. La speranza degli investigatori però è quella di riuscire ad individuare altre tracce biologiche utili alle indagini attraverso gli altri reperti attualmente al vaglio. Come era già emerso nei primi momenti, la vittima indossava dei guanti e questo andrebbe a sfavore degli inquirenti: se solo avesse provato a difendersi, infatti, non sarebbe comunque rimasta alcuna traccia dell’assassino sotto le sue unghie. L’ultima speranza è quella di riuscire a separare i Dna sui vestiti della 67enne, anche se appare un’operazione piuttosto difficile. Gli investigatori, oltre a cercare il killer e l’arma del delitto, sarebbero anche sulle tracce della collanina che Marilena portava al collo. L’intento è sempre quello di rintracciare un profilo genetico da poter confrontare con il Dna dell’aggressore di una 21enne peruviana violentata lo scorso 13 novembre nel quartiere Niguarda, poco distante da Affori e con quello di un uomo che nei giorni scorsi, nella medesima zona, avrebbe aggredito una 30enne mentre camminava con la figlia neonata. In quel caso l’aggressore le aveva puntato un coltello alla gola intimandola di consegnargli cellulare e portafogli.

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