Cascate, un canyon di 10 chilometri unico nel suo genere in Europa, trattorie che non scannano il turista quando gli presentano il conto e accoglienza più che dignitosa. Le Valli Cupe (Sila Piccola) inanellano successi. Ultima, la presenza con due foto su quindici nella mostra organizzata a Londra (ottobre), Milano (dicembre) e New York (primavera 2018) da Giampiero Bodino (direttore creativo di Richemont) e Guido Taroni, fotografo di rango internazionale (l’ultima immagine a fondo pagina è sua). Eppure, fin quando non sono diventate, grazie a una legge regionale (2016), Riserva Naturale (direttore l’etnobotanico Carmine Lupia), non avevano ricevuto alcun investimento pubblico per potenziarne il modello di sviluppo. Ora costituiscono una delle attrattive più trendy delle aree protette del Mezzogiorno italiano.
Iniziative e talento che emergono. Le aree interne cariche di suggestione, uno dei buchi neri con cui la politica calabrese tarda a fare i conti, di colpo diventano fenomeni che tutti vogliamo visitare. Stupisce tuffarsi nelle acque cristalline del Crocchio e scoprire di non essere in Canada o in Trentino. A un salto dalla costa ionica sfracellata dall’abusivismo, l’incanto delle Valli Cupe è reso fruibile da giovani che hanno voglia di stupire, ma senza contare sul potente di turno che in cambio di voti sgancia risorse pubbliche. Le Valli Cupe sono diventate simbolo di un desiderio: far capire che anche qui si può “fare”. E senza obnubilare l’intelligenza di cui si trovano esempi spettacolari tra i monti della Sila in grado d’impressionare il turista più scettico e grandi registi, che più volte hanno fatto il bagno nella cascata dell’Inferno. La missione delle Valli Cupe aborre assistenzialismo e clientela, punta sul merito e sulle competenze.
La Cooperativa Segreti Mediterranei, che le ha “inventate” grazie all’intuizione di Carmine Lupia e le “offre” a chi voglia infilarsi nella fenditura di dieci chilometri del canyon o tuffarsi nelle acque nitide delle cento cascate che rendono la Sila piccola “uno dei più importanti paesaggi d’Italia”, conta sulle proprie forze. Grazie a queste scelte sono diventate un “caso” di cui si sono occupati più volte il Tg2 e il Tg1. La storia dell’etnobotanico di Sersale (Lupia), prima in Australia in cerca di lavoro e poi dottore in agraria in Cattolica “A. Gemelli” a Piacenza prima di scegliere di vivere in Calabria, l’ha vista l’Italia in prime time.
Dalle Valli Cupe traggono un reddito venti giovani che hanno deciso di investire su se stessi. Un pezzo di Calabria attira l’attenzione dell’Italia non per problemi di criminalità, ma per la volontà di rompere con il clientelismo e valorizzare la ricchezza ambientale, grazie anche a un’inedita sinergia tra i giovani di Lupia e il Comune di Sersale (epicentro dell’area) che ha favorito sempre le scelte della Cooperativa. I giovani di Lupia hanno tanta voglia di farcela, ma senza cedere a pressioni e ricatti, usi e costumi di una Calabria in cui la politica è tutto (o quasi). Ed è un tutto che spesso guasta ciò che tocca. Un simbolo anche concreto. Non soltanto perché 40 mila persone dall’Italia e da più parti del mondo quest’anno sono andate a visitarle e neanche per le diversità botaniche, idriche, climatiche, antropiche che le rendono accattivanti. Ma perché hanno accettato la sfida di rinnovare il rapporto tra il calabrese e il suo mondo. E ci stanno riuscendo con la presunzione di essere un modello per altre aree.
Qui i giovani delle Valli Cupe intendono vincere la scommessa del loro futuro. Ti guidano nella scoperta di luoghi incantevoli, rarità come la Woodwardia radicans che evoca i dinosauri e leggende come quella del paladino Orlando che uccide la strega maligna. Di questi giovani, che difendono il business costruito con le loro mani, si sono accorte istituzioni nazionali ed europee. Il Tg1 ha mandato in onda immagini di cascate ricolme d’acqua; la prestigiosa Società Botanica italiana è stata in missione nella Piccola Sila; la Bbc ha realizzato un servizio di oltre mezz’ora; svariate Università hanno siglato con la Cooperativa di Lupia protocolli d’intesa e cosi la Riserva, sulla scorta di questa esperienze, prosegue stipulando intese con Legambiente e tra poco col Fai.
L’esperimento delle Valli Cupe, che vede sfilze di turisti da ogni parte d’Italia inerpicarsi nella Sila, va elogiato per l’ originalità e tutelato poiché ha in sé il “Dna” dell’individualismo calabro che si affranca dal cupo risentimento e vince facendo rete. Non solo nel Mezzogiorno, ma anche col meglio del Paese, tant’è che l’ambasciatrice delle Valli Cupe nel mondo è la milanese Anna Gastel, presidente di MiTo, il Festival di musica classica organizzato dalle città di Milano e Torino.
(Chiara Fera)