Dopo le analisi e le ultime indagini compiute dalla Procura lombarda, pare confermato che Mattia Del Zotto abbia usato dell’acqua minerale per avvelenare parte della sua famiglia. Il tutto è emerso stamane durante il primo interrogatorio del Gip Federica Centonze al giovane 27enne reo confesso del triplice omicidio (e anche degli altri tentati sempre contro la sua famiglia). Secondo quanto riporta Il Messaggero, « Le indagini della Procura di Monza si concentrano quindi sulle bottiglie a cui il giovane aveva accesso nella cantina comune della palazzina dove vive tutta la sua famiglia a Nova. Il veleno, senza sapore o odore, potrebbe essere inoltre stato inserito dal giovane anche in alcuni integratori destinati ai nonni materni e ad un infuso alle ortiche». Intanto, l’avvocato del killer del tallio ha fatto sapere in una nota che «mio assistito non ha chiesto di nessun parente, nemmeno dei suoi genitori, è in cella, dove mi ha detto di aver ricevuto quanto aveva chiesto», spiega il legale Silvia Letterio. (agg. di Niccolò Magnani)



I GENITORI, “NESSUN RANCORE, VOGLIAMO AIUTARLO”

Il dolore ha travolto l’intera famiglia di Mattia Del Zotto, il killer del tallio con il desiderio di sterminare tutti i parenti considerati “impuri”. Lui ha manifestato una spietata freddezza in questi giorni, dal suo arresto ad oggi, mentre i genitori chiedono aiuto e, senza rancori, tentano di comprendere quale sia la strada migliore per aiutare quel figlio del quale non sono riusciti a capire fino in fondo quel buio che lo tormentava. A raccogliere il loro grido di aiuto, come riporta Il Giorno, è stato il parroco di Nova, don Luigi Caimi: “Loro ci hanno provato a sostenere il figlio, ma non ce l’hanno fatta e mi hanno chiesto se è possibile farlo ancora”. I genitori e lo zio, fratello di una delle vittime, si sono uniti e senza manifestare alcun rancore nei confronti del 27enne ora vorrebbero fare qualcosa per aiutarlo. “Dobbiamo pregare per questa famiglia che sta affrontando la montagna di dolore che le è caduta addosso, rendendola inerme di fronte a fatti estremi”, ha aggiunto il parroco. Mattia, intanto, resta in carcere in vista di una prima valutazione psichiatrica. Oggi, dunque, la sua famiglia si domanda se c’è ancora tempo per tentare un aiuto nei confronti del 27enne che, anche come riferisce don Luigi, ultimamente si era chiuso sempre più in se stesso in modo preoccupante. “I genitori sono disperati perché si sentono in colpa per non aver capito cosa stesse succedendo: ora vivono un vero calvario”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ECCO COME HA UCCISO I PARENTI

La sua freddezza continua ad essere la stessa di quando, lo scorso martedì è stato arrestato. Mattia Del Zotto continua a non apparire affatto pentito per gli omicidi commessi e per i tentativi falliti di sterminare un’intera famiglia considerata di “impuri”. Agli inquirenti, dopo aver ammesso le sue responsabilità, il 27enne aveva anche anticipato che non avrebbe mai rivelato il modo in cui aveva ucciso i nonni e la zia. Davanti al gip di Monza, Federica Centonze, invece, come rivela Corriere.it ha aggiunto a sorpresa dell’altro, ammettendo di aver mischiato il veleno agli alimenti dei suoi parenti. “L’ho fatto in più occasioni. Viviamo tutti vicini. Avevo accesso alle loro case, sapevo quali cibi avrebbero mangiato”, ha detto al giudice. Ignoto quale fosse il destino che lui aveva deciso di riservare ai suoi genitori, nonostante i rapporti non fossero del tutto pacifici: aveva deciso comunque di risparmiarli oppure sarebbero state le sue prossime vittime? Secondo le indagini Mattia avrebbe fatto tutto da solo e soprattutto avrebbe pianificato con estrema lucidità ogni delitto. Per due ore ha risposto alle domande del gip, poi è tornato nella sua cella dove è costantemente controllato al fine di evitare atti autolesionistici. In ogni caso, secondo gli investigatori, non avrebbe manifestato alcun turbamento apparendo invece “tranquillo, sereno, per nulla scosso”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



DIFESA CHIEDE PERIZIA PSICHIATRICA

Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese che i media hanno già ribattezzato il killer del tallio, dal nome dell’elemento utilizzato per uccidere la zia paterna Patrizia Del Zotto, 62 anni, e i nonni paterni Giovanni Battista Del Zotto, 94 anni, e Gioia Maria Pittana, 91, ha agito come un assassino esperto. Non pare toccato da alcun pentimento e forse in carcere si domanda cosa sia andato storto, cosa gli abbia impedito di uccidere anche l’altra parte della famiglia, quella rappresentata dai 5 sopravvissuti all’avvelenamento, che al processo che ha da venire saranno l’oggetto dell’altro capo di imputazione: quello di tentato omicidio. Già, il processo, ma come c’arriverà Mattia Del Zotto: da killer efferato e lucido o da mente criminale ma malata? Il dibattito, è facile scommetterci, ruoterà tutto attorno a questo punto: non è un caso che al gip l’avvocatessa Silvia Letterio, come riportato da il Fatto Quotidiano, una perizia psichiatrica “per verificare la capacità di partecipare al processo” per capire se il giovane si “è reso conto di dove si trova ora e di quello che gli può accadere”.

IL MOVENTE

Un modo per dire che il tentato sterminio dei suoi familiari rappresenta uno scenario forse troppo brutto per credere che Mattia Del Zotto abbia agito nel pieno delle sue facoltà. Eppure, al gip di Monza che lo ha interrogato, Federica Centonze, il killer del tallio ha ribadito con naturalezza di aver contaminato “personalmente” le bevande e gli alimenti che era certo i suoi parenti avrebbero prima o poi consumato. Ma il movente? Il suo legale ha confermato le indiscrezioni che parlavano di una “matrice” religiosa, sostenendo che Mattia Del Zotto ha agito “per punire gli impuri”, in base “a una sua interpretazione dell’ebraismo e a una particolare visione che ha del mondo, della realtà e delle cose che ci circondano”. Nel frattempo, come specifica Il Fatto Quotidiano, viste le condizioni di Del Zotto, che negli ultimi anni si era completamente estraniato dal mondo estero, la direttrice del carcere di Monza ha deciso con il procuratore Luisa Zanetti e con il pm Carlo Cinque di sottoporlo ad un regime di sorveglianza intensivo e ad un monitoraggio continuo da parte degli psichiatri della struttura per valutare le sue condizioni di salute mentale.