La trasmissione Le Iene, nella puntata di ieri ha tentato di far luce su un caso controverso: la misteriosa morte di Attilio Manca. Il giovane, un urologo, fu rinvenuto senza vita la mattina del 12 febbraio 2004 all’interno della sua casa dove viveva, a Viterbo. Secondo la procura che ha indagato sul caso, non ci sarebbe alcun dubbio: Attilio Manca sarebbe morto in seguito ad una overdose di eroina unita ad un mix letale di alcol e farmaci. Una tesi che però non fu mai condivisa dalla sua famiglia che ancora oggi sostiene un’altra verità: “Mio figlio apparentemente è morto per overdose. E’ stata un’overdose indotta, procurata da altri. Mio figlio è morto perché è stato ammazzato”. Non ha dubbi la madre di Attilio che oggi, a distanza di oltre 13 anni, continua a chiedere la verità. La donna ha spiegato anche cosa l’abbiano spinta a supportare questa inquietante tesi. Per un anno ha ammesso di non aver compreso il motivo della morte di Attilio. Fino ad una intercettazione che coinvolgeva il boss Francesco Pastoia e nella quale quest’ultimo asseriva che un urologo siciliano aveva visitato Bernardo Provenzano nel suo rifugio. “In quel momento ho capito subito che era mio figlio”, ha detto la donna. Sarebbe stato proprio Manca, dunque, l’urologo italiano che nell’ottobre 2003 curò il Capo dei capi durante la sua latitanza quando si operò alla prostata in un ospedale di Marsiglia. A supportare la tesi della madre, le due telefonate che nel medesimo periodo il figlio le fece proprio da Marsiglia. Attilio avrebbe operato Provenzano senza sapere chi fosse, fino a diventare, successivamente, un testimone scomodo per la sua latitanza. Ad esserne convinti anche gli avvocati della famiglia, Fabio Repici e Antonio Ingroia sulla base di alcune dichiarazioni emerse negli anni da alcuni pentiti di mafia. Tra questi anche Giuseppe Campo, il quale era stato inizialmente designato ad uccidere Attilio, salvo poi fare un passo indietro in quanto già ammazzato “senza fare rumore”. Nonostante questo, tutti i pentiti non furono ritenuti credibili.



ATTILIO MANCA, GLI ELEMENTI CHE NON TORNANO

La morte di Attilio Manca è stata solo una messinscena? Questa sarebbe l’ipotesi supportata dalla famiglia dell’urologo anche alla luce dei numerosi elementi che non tornerebbero nell’intera vicenda. Quando una vicina e una collega di ospedale, la mattina del 12 febbraio 2004 entrano nella sua casa, lo ritrovano disteso sul letto a pancia in giù con addosso solo la maglietta. Una copiosa quantità di sangue ricopre la coperta e parte del pavimento. Quando il corpo sarà girato, il setto nasale dell’uomo appare visibilmente deviato ed un testicolo particolarmente gonfio. Nel cestino della cucina fu rinvenuta una siringa insieme ad un flacone di tranquillanti, mentre una seconda siringa fu rinvenuta sul pavimento del bagno e questo porta subito a pensare ad una morte per droga, poi confermato anche dall’autopsia. Attilio Manca, però, per chi lo conosceva non era affatto un eroinomane. Ci sono poi quei buchi delle siringhe fatti per iniettarsi l’eroina ed entrambi sul braccio sinistro, un fatto strano dal momento che lo stesso medico era mancino puro, come confermato anche dagli ex colleghi. Inoltre, tra gli elementi rinvenuti in casa, mancherebbero tutti gli oggetti tipici di un eroinomane. Ma perché tutti questi errori, sin dall’autopsia? Il medico legale ha giustificato la mancanza dell’ora del decesso nella sua relazione asserendo di non averne ricevuto richiesta in quel momento. “Io ho trovato il cadavere con le caratteristiche tipiche e compatibili di una morte per overdose”, ha dichiarato l’esperta alle telecamere de Le Iene, ma subito dopo l’intervista ha manifestato apertamente i suoi dubbi: “L’unica cosa che mi ha lasciato veramente perplessa è sapere che lì non sia stata trovata la siringa con le sue impronte, il laccio… questo mi pare sospetto”.



I PERSONAGGI CHE RUOTEREBBERO ATTORNO ALLA MORTE DEL MEDICO

Ma chi, dunque, lo avrebbe ucciso? Secondo le piste dei pentiti la risposta sarebbe da ricercare nel paese natale di Attilio, Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. Qui Provenzano trascorse parte della sua latitanza. Le sole impronte rinvenute in casa di Attilio furono quelle del cugino Ugo Manca, che invece sostenne con forza l’uso di droga da parte dell’urologo e che secondo i pentiti fu proprio l’artefice dell’omicidio. Intercettato dalla iena Gaetano Pecoraro si è limitato a fare il dito medio all’inviato prima di rilasciare qualche breve dichiarazione continuando a definire Attilio Manca “il drogato”. A sostenere la tesi della tossicodipendenza dell’uomo anche Lelio Coppolino, amico d’infanzia di Attilio ma che non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito. Ma c’è ancora un terzo personaggio, definito il più importante. Si tratta di Rosario Pio Cattafi, un avvocato, personaggio controverso e che compare in numerose indagini indicato da molti pentiti come cerniera tra la mafia, massoneria e servizi segreti. Anche lui fu tirato in ballo dal pentito Carmelo D’Amico secondo il quale Cattafi si sarebbe attivato per contattare Attilio Manca per le cure di Provenzano, a sua volta attivato dai servizi segreti. Infine c’è un quarto soggetto, una donna, la quale avrebbe venduto la droga ad Attilio, l’unica ad essere condannata ma che oggi nega un suo coinvolgimento.



CLICCA QUI PER VEDERE IL SERVIZIO COMPLETO