TERZO FILONE DI INCHIESTA SULLA COPPIA-KILLER

Dopo alcuni mesi, torna sulle prime pagine dei quotidiani italiani la raccapricciante vicenda della coppia-killer che, presso l’ospedale di Saranno è dietro una incredibile serie di decessi e per la quale sono già stati condannati. Leonardo Cazzaniga, ex vice primario del Pronto Soccorso della struttura sanitaria lombarda e l’infermiera Laura Taroni, risultata essere sua complice nonché amante, adesso sarebbero sospettati di aver ucciso altre 18 persone in quella che è stata oramai ribattezzata la “corsia degli orrori”. In questo caso, tuttavia, le morti sospette sulle quali sta indagando la Procura della Repubblica di Busto Arsizio (Varese) farebbero tutte riferimento a un periodo anteriore al 2013: stando a quanto si apprende dallo stesso Procuratore che opera nel centro del varesotto e da coloro che stanno portando avanti le indagini, i suddetti 18 casi di decessi sarebbero al momento sottoposti “all’esame dei consulenti” e si tratterebbe, di fatto, del terzo filone di un’inchiesta a suo tempo denominata “Angeli e demoni”.

IL PRIMARIO CHE SI DEFINIVA “ANGELO DELLA MORTE”

Come è noto, Leonardo Cazzaniga, in concorso con la Taroni, è attualmente in carcere dopo essere stato ritenuto responsabile di nove omicidi, commessi durante il suo turno presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Busto Arsizio, oltre a quelli dello stesso marito della Taroni, del suocero e anche della madre di lei: questa volta, però, sull’autonominatosi “angelo della morte” (arrestato oltre un anno fa, nel novembre del 2016) penderebbero nuove accuse dato che i casi in questione riguarderebbero tutti dei pazienti trattati dall’oramai ex vice primario: come in precedenza, sono state già acquisite le cartelle cliniche relative alle suddette “morti sospette” e il timore adesso è che la scia di omicidi dei due diabolici amanti possa estendersi nel passato ancora prima del 2013 e interessare anche delle morti che all’epoca erano state ritenute naturali. L’indagine coordinata da Gianluigi Fontana, il Procuratore della Repubblica che segue la vicenda, dunque fa pensare che quella che Cazzaniga chiamava eutanasia sia stata condotta sistematicamente su diversi pazienti, in un delirio di onnipotenza che lo ha portato, in alcune conversazioni intercettate, a ritenersi alla stregua di Dio e a somministrare dei letali cocktail di farmaci, oppure dosi superiori al consentito, alle sventurate vittime.