«Il pm anti-violenza mi spingeva a mandare foto intime a Francesco Bellomo». Il sexgate delle toghe continua a far scalpore: la studentessa che aveva una relazione con il Consigliere di Stato, direttore della scuola per aspiranti magistrati Diritto e Scienza, ha ribadito – come riportato dal Corriere della Sera – le accuse nella testimonianza inviata al Consiglio di Stato. Un ruolo in questa vicenda lo ha, dunque, anche Davide Nalin, il pm anti-violenza di Rovigo accusato di fare da “mediatore”. Ora la procura di Milano sta valutando se aprire un’indagine, invece il Csm esaminerà la richiesta del Pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, cioè la sospensione di Nalin dall’attività di magistrato per il «grave» ruolo che aveva. Gli aspiranti magistrati accedevano alla scuola solo dopo aver firmato un contratto con il quale accettavano le regole ferree del fondatore: un rigido “dress code” che prevedeva tacchi a spillo, minigonne e trucco marcato, ma anche clausole invasive, come la reperibilità totale, disponibilità a rispondere a chiamate e messaggi di Bellomo e accettazione del giudizio della scuola sui partner delle borsiste. 



SEXGATE DELLE TOGHE: BELLOMO E NALIN ACCUSATI DA BORSISTA

Qui entra in gioco il ruolo del pm Nalin: ogni volta che il rapporto tra la studentessa e Bellomo attraversava momenti critici, interveniva lui in veste di mediatore per ricordarle gli obblighi contrattuali. Ogni volta che c’era un problema con Bellomo, «subito interveniva Nalin. Quando mi è stato detto che avrei dovuto parlare di cose intime con lui ho provato un forte imbarazzo». Le richieste invadevano però anche la sfera personale: chiedeva di inviare foto in atteggiamenti intimi. L’accusa disciplinare che pende sul capo del magistrato, dunque è quella di aver sfruttato il suo ruolo di magistrato per procurare vantaggi sessuali a Bellomo, minando la credibilità della giurisdizione, che – come si legge nella richiesta di sospensione cautelare – «non può sopportare episodi di tale degrado». La ragazza ha parlato di un «clima di soggezione psicologica», continue vessazioni «di carattere anche sessuale» e un rigido regolamento che non ammetteva deroghe. Nalin faceva leva sui timori della ragazza: «Aspiravo a superare il concorso in magistratura e non volevo la denuncia». 

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