Le indagini sul giallo di Cornuda sono destinate a proseguire spedite e la sensazione è che presto potrebbe giungere una svolta decisiva. Questo, soprattutto dopo il lavoro svolto ieri nella villetta dove viveva Pascal insieme alla compagna, da parte dei Ris. Non solo quattro computer sotto sequestro dai quali potrebbero emergere verità scottanti ma anche tracce biologiche. È quanto rinvenuto nella villetta dalla quale sarebbe iniziato il duplice giallo. Stando a quanto trapelato dal Corriere della Sera, l’attività dei Ris si è svolta sotto lo sguardo attento dei legali della famiglia Albanese, gli avvocati Antonio Petroncini e Chiara Rinaldi. Dopo il rilievo fotografico, è avvenuta la ricognizione di ogni stanza della casa, quindi ogni metro è stato passato al setaccio con il luminol e poi perlustrato con strumenti precisi mirati ad individuare possibili tracce di sangue. I legali degli Albanese hanno confermato in merito: “La ricerca ha portato all’individuazione di alcune tracce biologiche, ora chiaramente andrà capito se è sangue e di chi è”. A quanto pare non si tratterebbe comunque di sangue appartenente agli abitanti della villetta, dunque a Pascal ed a Sofiya. “I motivi per i quali ci possono essere sono svariati”, hanno aggiunto, “ma è un elemento sul quale servirà un approfondimento investigativo, per ricostruirne l’origine”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
QUATTRO COMPUTER SEQUESTRATI NELLA VILLETTA
Uno strano suicidio e una scomparsa inquietante: si intrecciamo così i due gialli oggi al centro del programma di RaiTre e che vede Pascal Daniel Albanese e la compagna Sofiya Melnik, della quale si sono perse le tracce quasi un mese fa, lo scorso 15 novembre. Nelle passate ore, come rivela Tribuna Treviso, i Ris sono tornati nella villetta dove viveva la coppia e ne sono usciti solo molto tempo dopo portando con loro quattro computer, ora sequestrati. L’avvocato Chiara Rinaldi ha motivato l’importanza di questo intervento: “Ci sono vari elementi che hanno destato interesse tra questi i personal computer che chiederemo vengano periziati”. Quella villetta era rimasta chiusa dal 26 novembre ed oggi, l’avvocato della famiglia Albanese rivela come è stata trovata l’abitazione: “Troppo in ordine, troppo pulita”, dice. La casa fu ripulita per nascondere ogni traccia o la coppia era maniaca dell’ordine? Su questo cercheranno di fare luce gli inquirenti. Quella eseguita dagli uomini dei Ris si è trattata di una ispezione minuziosa analizzando palmo a palmo i locali della villetta a due piani dove vivevano Pascal e Sofiya, mentre le indagini proseguono al fine di chiarire il suicidio di lui e la scomparsa di lei, troppo sospetta per non destare oggi preoccupazioni inquietanti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PASCAL ALBANESE, LO STRABO SUICIDIO LEGATO ALLA SCOMPARSA DI SOFIYA?
Inizialmente sembrava tutto semplice, forse troppo. Pascal Albanese, ex responsabile aziendale di Cornuda, paesino di 6000 anime in provincia di Treviso, che si toglie la vita in preda al rimorso per aver eliminato Sofiya Melnik, sua compagna da dieci anni. Dieci, il numero che ritorna sotto forma di giorni: quelli che passano dal 15 novembre, data della sparizione della donna ucraina, al ritrovamento del cadavere di Pascal nella loro villetta. Lo trovano impiccato, accanto a lui un biglietto in cui motiva il gesto con l’insopportabilità del dolore dettato dalla scomparsa di Sofiya. Ma è stato Pascal, nato in Francia da padre italiano e madre francese, ad ucciderla? Di certo c’è che è stato lui il primo a dare l’allarme ai carabinieri, denunciandone la scomparsa. Ci sono però molti dubbi, molti punti che non tornano in questo giallo dai risvolti tragici: è possibile, ad esempio, che Pascal sia stato indotto a suicidarsi? I familiari del 50enne si sono spinti oltre: credono all’ipotesi dell’avvelenamento mascherato da suicidio. Nemmeno l’autopsia li ha convinti del contrario: per questo hanno chiesto gli esami tossicologici, perché credono alla presenza di un terzo uomo, arrivato a guastare l’idillio della coppia.
I GENITORI, “PASCAL ERA PREOCCUPATO PER SOFIYA” (CHI L’HA VISTO?)
Che qualcosa da un po’ di tempo a questa parte non andasse per il verso giusto era noto anche ai genitori di Pascal Albanese. Come riportato dal Corriere della Sera, papà Angelo e mamma Eliane, dalle poche confidenze fatte dal figlio hanno ricavato questa impressione: “Erano una coppia felice, lui era disperato senza di lei ed era molto preoccupato perché diceva che da un paio di mesi Sofiya era cambiata, era strana. Pascal temeva che qualcuno la minacciasse, che volesse farle del male”. Si cerca allora di ricostruire la vita riservata di questa coppia di montagna: è possibile che Pascal abbia scoperto una doppia vita della sua compagna ucraina? Del resto c’è un altro dettaglio che non sembra tornare agli inquirenti che stanno investigando sul caso: Sofiya diceva di lavorare da interprete a Bologna, ma non v’è alcun riscontro a confermarlo. Lo spettro di una vita parallela si fa più concreto, il giallo sempre più fitto. Come e perché è morto Pascal? Dov’è finita Sofiya? Dubbi ai quali, per ora, si fatica a rispondere.