Al Giappone non piace? Alla Russia sì: prosegue la reazione alle parole molto importanti rilasciate da Tillerson (mentre ancora si attende la “reazione” di Trump al messaggio del suo Segretario di Stato), con il Cremlino che manda un timido, ma deciso messaggio di apprezzamento all’apertura degli Usa. «Una dichiarazione costruttiva che indubbiamente va salutata con favore», ha spiegato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov: «Possiamo dire che tali affermazioni costruttive suscitano molta più ammirazione della retorica conflittuale che abbiamo sentito usare sino ad ora». Non si sbottona più di tanto anche perché, come riferito dal governo giapponese questo pomeriggio, si attendono le prime parole di Trump post-Tillerson che potrebbero una volta di più rimettere in discussione le timide aperture fornite dalla Casa Bianca verso Pyongyang. (agg. di Niccolò Magnani) 



IL GIAPPONE “BOCCIA” L’APERTURA USA

Al primo alleato degli Usa nel Pacifico, il Giappone, non sono piaciute affatto le parole di apertura di Rex Tillerson pronunciate questa mattina in direzione Pyongyang: «Sul fatto di incrementare al massimo livello la pressione nei confronti della Corea del Nord, l’idea dei leader (di Giappone e Stato uniti) è la stessa al 100 per cento, questo è certo», spiega il capo gabinetto di Abe, Yoshihide Suga. La portavoce nipponica intende tradurre la “frenata” alla terza guerra mondiale in una dinamica diplomatica che non può però prescindere dalla linea di massima intollerabilità alle azioni minacciose della Corea del Nord: «Dopo aver sentito la dichiarazione della Casa bianca secondo la quale non ci sono cambiamenti nella politica rispetto alla Corea del Nord, penso che questo basti». Il problema che rimane in campo e che il Giappone inquadra benissimo è la profonda distanza di Tillerson dalle posizioni di Trump. La diplomazia per il Segretario di Stato ovviamente il piano primario, per Trump finora non lo è stato (ma va anche detto che Tillerson è uno dei pochi che ancora non è stato licenziato, nonostante le differenti vedute dei due leader Usa). Insomma, freddezza da Tokyo e attesa per vedere a livello pratico cosa farà davvero Trump davanti ad un eventuale prossimo lancio-missile di Kim Jong-un contro il Giappone e la Sud Corea. (agg. di Niccolò Magnani)



GLI USA APRONO, KIM “CHIUDE”

Gli Usa, l’Onu e i diplomatici della Nord Corea avevano aperto una breccia, Kim Jong-un – nel tentativo di continuare il poco simpatico “gioco” del tira&molla – richiude subito. Dopo le aperture clamorose di Rex Tillerson e dell’inviato Onu a Pyongyang, il dittatore nordcoreano torna a parlare e rilancia la sfida bellica a Trump e alle Nazioni Unite: «trasformerò la Corea del Nord nella potenza nucleare più forte del mondo, uscirò vittorioso dalla resa dei conti con gli Stati Uniti». In un discorso risuonato davanti agli scienziati del programma balistico – e rilanciato dall’agenzia di regime KCNA – il dittatore di Pyongyang dà l’impressione di forzare la mano delle accuse forse solo per motivi di propaganda interna (i colloqui infatti con l’Onu non sono stati annullati, tutt’altro): «siamo vittoriosamente destinati a diventare la potenza nucleare e militare più forte del mondo». Sicuri si tratti solo di propaganda? (agg. di Niccolò Magnani)



USA-NORD COREA: APERTURE CLAMOROSE

Suonano come clamorose e forse storiche – se seguiranno effetti positivi in tal senso – le ultime dichiarazioni di Rex Tillerson, Segretario di Stato americano, sul fronte-scontro con la Corea del Nord nella lunga e ormai logorante pre-guerra mondiale. «Gli Usa sono pronti a parlare con la Corea del Nord senza precondizioni per delineare una road map su cui lavorare per superare la crisi»: notizia-bomba che arriva dalla conferenza stampa rilanciata dal diplomatico di Trump e che fa il seguito ad una altrettanto storica “apertura” che arriva da Pyongyang. «I nordcoreani hanno concordato sul fatto che è importante prevenire la guerra», lo dice l’inviato dell’Onu Jeffrey Feltman dopo i colloqui stretti negli scorsi giorni con i diplomatici del regime di Kim Jong-un. Le Nazioni Unite hanno sondato il terreno, è apparso abbastanza fertile e poco dopo si è mossa anche l’altra forza in campo nello scontro mondiale: qualche buona novella insomma, in conclusione di questo tremendo 2017 esiste. Ora però bisogna dar continuità a queste aperture e non rovinare tutto con “sparate” fuori luogo e appartenente folli, come purtroppo Trump e Kim ci hanno tristemente abituato in questi mesi.. 

ANCORA TENSIONE IN NORD COREA

Clima di alta tensione sull’asse Corea del Nord – Stati Uniti d’America, pericolo Terza guerra mondiale all’orizzonte. Continuano le schermaglie tra il dittatore Kim Jong-un e il presidente statunitense Donald Trump, con gli USA che insieme alla Corea del Sud e il Giappone sta monitorando con grande attenzione le mosse dei nordcoreani, tra test missilistici e pericoli nuclerari o batteriologici. Si sono susseguite negli ultimi tempi le esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti d’America ma, come sottolinea Sputnik news, lo stato asiatico avrebbe richiesto agli americani il rinvio delle esercitazioni che si svolgerebbero in concomitanza con le Olimpiadi invernali del 2018, in programma dal 9 al 25 febbraio.Il motivo, rivela il Financial Times, è legato alla volontà della Corea del Sud di evitare provocazioni della Corea del Nord durante l’evento sportivo più seguito al mondo. Confermate, dunque, le indiscrezioni rilanciate dalla nota agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, con l’obiettivo di far svolgere nella massima serenità Olimpiadi di Pyeongchang.

CINA, CAMPI PROFUGHI AL CONFINE

L’eventuale Terza guerra mondiale con Stati Uniti d’America e Corea del Nord protagoniste chiamerebbe direttamente in causa la Cina, confinante con lo stato guidato da Kim Jong-un. E per questo motivo, secondo il The Guardian, la Cina sta allestendo campi profughi al confine. Un possibile conflitto militare, o ancor peggio nucleare, non è assolutamente da escludere e il governo cinese non vuole farsi cogliere impreparato. Un rapporto del colosso cinese delle telecomunicazioni China Mobile fa riferimento a dei test fatti per valutare la forza del segnale delle comunicazioni in cinque aree utilizzabili per l’allestimento di campi profughi. Come sottolinea Panorama, questi cinque campi profughi avrebbero luogo a Changbai, Changbai Shibalidaogou, Changbai Jiguanlizi, Tumen e Hunchun. Si sono susseguiti negli ultimi tempi dei tentativi di fuga dalla Corea del Nord e non sono mancate le critiche delle Nazioni Unite a Pechino per il modo in cui ha rimpatriato coloro che sono ritenuti disertori in patria. Uno spiraglio per il dialogo tra le due potenze resta presente, ma in maniera sempre più tenue: la Cina è al lavoro per trovare un compromesso, ma le notizie che arrivano dalla Corea del Nord non rasserenano il clima, con Pyongyang che starebbe sperimentando la produzione di ordigni con batteri di antrace, colera e peste.