Non è la prima volta che un sacerdote organizza una speciale benedizione dei cellulari. Senza andare indietro troppo nel tempo, si ricorda il caso del parroco della comunità San Biagio a Nuvole, frazione di Città di Castello in provincia di Perugia che nel giorno della festa del patrono, noto per essere considerato il protettore della gola, ha deciso di procedere a questa particolare benedizione. Era il 4 febbraio di quest’anno e don Giorgio Mariotti spiegò l’iniziativa come un invito a un uso più consapevole dello smartphone: “nella fede questi nuovo strumenti della comunicazioni possano essere preservati da eventuali danni che possano procurare ad altri”. Ha ripreso l’idea del “collega” adesso il parroco di Marsala don Alessandro Parma che oggi nel giorno della festività di Santa Lucia ha fatto la stessa cosa, con un intento forse più “punitivo”, quasi a esorcizzare il tanto usato cellulare. Spiega infatti:”Gli occhi e lo sguardo vanno educati, protetti, tutelati anche quando guardiamo lo schermo del nostro cellulare. Non è solo una questione di salute (stare troppo con gli occhi fissi su uno schermo può fare male), è anche una questione morale. Cosa guardo? Cosa mi piace guardare? Cosa desidero quando guardo una persona, una sua foto o un suo pensiero? Si può anche peccare con lo sguardo”.
Perché nel giorno di Santa Lucia? Perché, ha detto, si vive immersi in una rivoluzione digitale dove il senso della vista viene esaltato a tutti i livelli: “Lucia, già invocata per la protezione della vista e degli occhi, può diventare una speciale guida per un uso corretto dei media digitali. Occorre, infatti, assumere uno sguardo educato che ci permette di fare un uso corretto e positivo dei nostri smartphone e tablet. Ecco perché io li voglio benedire”. Il sacerdote ha anche sottolineato che in pochissimi oggi compresi gli adulti hanno competenza ed educazione digitale, una formazione a come usare bene lo smartphone: “La scoeità è drogata dal cellulare e allo stesso tempo non interessa a capire come bisogna usarlo, ecco perché una benedizione può far bene, non al cellulare ma a chi lo usa”.