La notizia “bomba” non ha avuto ancora un’eco particolare sui media nazionali e internazionali ma siamo certi che non tarderanno molto: come ha scritto ieri l’Avvenire, la “traccia” argentina per mettere a punto gli orientamenti pastorali sull’Amoris Laetitia (l’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, in seguito al Sinodo relativo del 2016) è ormai diventato “magistero autentico”. Papa Francesco infatti ha deciso di pubblicare sugli Acta apostolicae sedis – la “Gazzetta ufficiale” della Santa Sede – la lettera dei vescovi argentini con i criteri applicativi del discusso capitolo VIII dell’esortazione – quello sulla comunione e i sacramenti ai divorziati risposati. «“Accompagnare, discernere e integrare le fragilità” fa chiarezza, incoraggia e offre uno schema semplice ed efficace alle conferenze episcopali regionali e alle diocesi», riporta ancora l’Avvenire. Su quel capitolo in particolare da due anni la Chiesa vive una situazione di contrasti e dissidi interni, dopo la lettera dei Dubia di alcuni eminenti cardinali che hanno chiesto lumi a Bergoglio di alcune dichiarazioni e posizioni inserite in quel capitolo considerate “pericolose e ambigue” in alcuni passaggi. Il fatto che il Papa abbia deciso di inserire tra gli atti ufficiali la lettera dei vescovi e la sua personale risposta ai vescovi argentini – considerata da molti esperti una “non diretta” risposta agli stessi Dubia – merita dunque una precisa sottolineatura, come se per appunto l’Amoris Laetitia fosse entrata a pieno diritto nel magistero del Pontefice argentino.
LE APERTURE
«Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino. I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe»: questo particolare passaggio dell’Amoris Laetitia ha acceso le maggiori critiche e discussioni, con i vescovi argentini che hanno chiesto un aiuto per interpretare meglio questo passaggio e i cardinali dei Dubia che hanno avanzato qualche dubbio lecito sull’effettiva dimensione di quanto affermato da Papa Francesco. In particolare, nella lettera ai vescovi di Buenos Aires viene spiegato che non conviene «parlare di “permesso” per accedere ai sacramenti, ma piuttosto di un processo di discernimento accompagnato da un pastore», in pieno stile gesuita. Non vi è una legge da applicare “schematicamente” ma ogni caso, compreso ogni singolo caso di divorziati risposati, va compreso, ascoltato e giudicato dopo attento discernimento. «Un cammino nel quale il pastore dovrebbe accentuare l’annuncio fondamentale, il kerygma, che stimoli o rinnovi un incontro personale con Cristo», scrive anche Francesco nella risposta.
DIVORZIO E SITUAZIONI SCANDALOSE
Tra le altre “aperture” concesse dal Papa troviamo anche il particolare ruolo del sacerdote nel percorso di accompagnamento pastorale: «si richiede che il sacerdote mostri il volto materno della Chiesa, accettando la retta intenzione del penitente e il suo buon proposito di collocare la sua intera vita alla luce del Vangelo e di praticare la carità. Questo cammino non porta necessariamente ai sacramenti, ma può orientarsi ad altre forme di maggiore integrazione nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o riflessione, l’impegno in diversi servizi ecclesiali». Non solo, per il Pontefice bisogna evitare di tenere l’atteggiamento opposto, ovvero un accesso senza restrizione alcuna ai sacramenti, come se qualsiasi situazione lo giustificasse. Ecco ancora i vescovi che chiariscono il “criterio applicativo” di quanto spiegato dal Papa: «Quello che si propone è un discernimento che distingua adeguatamente caso per caso. Per esempio una speciale attenzione richiede una nuova unione che arriva da un recente divorzio o la situazione di chi ha ripetutamente mancato verso i suoi impegni familiari», Un esempio dirimente su questo punto è quello stesso fatto da Bergoglio sulle eventuali situazioni scandalose derivanti da una sorta di apologia o di ostentazione della propria situazione come se fosse parte dell’ideale cristiano: ecco, «Bisogna orientare le persone a mettersi «con la loro coscienza davanti a Dio, specialmente per ciò che riguarda il comportamento verso i figli o verso il coniuge abbandonato. Quando ci sono state ingiustizie che non sono risolte, l’accesso ai sacramenti è particolarmente scandaloso».