È caos completo in Famiglia Cristiana, la storica rivista di proprietà dell’editrice Periodici San Paolo e di profonda ispirazione cattolica fondata nel dicembre 1931 dal beato Giacomo Alberione. È un momento molto difficile visto che da un lato vi è una grave vertenza che rischia di porre a serio rischio la chiusura della testata, se non un fortissimo piano di risanamento e taglio personale; dall’altro, i lavoratori hanno indetto giusto qualche giorno fa lo sciopero e il digiuno per «salvare la testata e difendere la qualità del lavoro da un politica aziendale miope». Di contro, le Paoline avevano obiettato, «è una gratuita e immotivata indignazione, porteremo comunque a compimento l’azione di risanamento». Oggi sul Corriere della Sera è intervenuto in una breve intervista il direttore stesso di Famiglia Cristiana – di questi tempi, assai davvero poco “famiglia” va detto, ndr – spiegando come addirittura lo sciopero abbia coinvolto anche la mancata partecipazione alla Santa Messa di fine anno con il neo Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini. «Mi dà fastidio che una vicenda sindacale sia arrivata a coinvolgere l’eucaristia», spiega Don Antonio Rizzolo. Una “diserzione” dalla messa, come se questo potesse essere un mero “simbolo” di una presenza lavorativa, un “timbrare il cartellino” del proprio lavoro e non una seria decisione personale e intima di aderire o meno alla Eucaristia del Signore (tra l’altro in un settimanale cattolico come quello, ndr). «Se ne parla come se fossimo alla vigilia di licenziamenti o della chiusura, ma non è così, la rivista è viva e funziona. Si è aperta una vertenza sugli accordi di secondo livello», spiega al Corriere il direttore Rizzolo, «non si tocca il contratto nazionale. Intervenire sulla 20esima o 19esima mensilità non significa che siamo sull’orlo del baratro», accusa ancora il direttore di Famiglia Cristiana. E infine l’ultima stoccata: «tirare in ballo l’arcivescovo e la messa, cioè il cuore della cristianità, è davvero troppo. Ho il timore che i miei giornalisti siano un po’ fuori dal mondo..».
LA DURA REPLICA DEL COMITATO DI REDAZIONE
Arriva, come prevedibile, la replica, secca e altrettanto durissima, del Comitato di Redazione di Famiglia Cristiana: parlano di “fake news” del direttore e dell’editore (il direttore dell’Apostolato della Società San Paolo, Don Rosario Uccellatore) nelle recenti uscite sulla stampa, allontanando le varie accuse fatte contro i lavoratori del settimanale e dei vari speciali mensili. «È falso che abbiamo condiviso la strategia di creare nuovi prodotti! Al tavolo aziendale l’Editore ha dichiarato di voler fare cinque nuovi prodotti, di cui uno mariano e uno sui “viaggi del cuore” salvo dichiarare, sempre a Radio Radicale, che i nuovi prodotti saranno invece due: uno dedicato al cibo e uno al creato e all’ambiente». Non solo, secondo il CdR le parole del direttore sono una vera e propria “fake news” anche sul fronte delle mensilità: «Le mensilità sono 13 per tutti i giornalisti della Periodici San Paolo, più l’indennità redazionale prevista dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico. Una parte dei giornalisti, quelli in azienda da almeno 10 anni, hanno – fin dall’assunzione, perché inserito nel loro contratto individuale – una voce aggiuntiva che fino a tre anni fa veniva pagata nel mese di marzo e che ora viene distribuita nelle 13 mensilità, una voce che è parte integrante e non decurtabile (se non in violazione dello Statuto dei lavoratori) della retribuzione». Secondo i giornalisti di Famiglia Cristiana l’unica vera proposta dell’editore sarebbe quella dei licenziamenti: «tagliare lo stipendio dei giornalisti e degli impiegati, ridurre la redazione a pochissime persone, quelle meno costose, smantellare, pezzo dopo pezzo, l’organigramma della redazione stessa come è già avvenuto con i vicedirettori costretti a dimettersi o posti in cassa integrazione a zero ore. E magari, come accade con Il Giornalino, affidare a un service esterno la realizzazione dei nuovi prodotti editoriali», denunciano duramente i lavoratori. Non rispondono direttamente sul presunto sciopero-diserzione alla Santa Messa, ma replicano a quanto detto dal direttore sul loro “essere fuori dal mondo”: «Questa è l’affermazione che forse più ci offende, perché noi giornalisti laici della Periodici San Paolo, a differenza del direttore, ci misuriamo come tutti gli altri italiani con la realtà quotidiana fatta di spese familiari, rette scolastiche, figli da mantenere, spese per la salute».