«Sono persuaso che né morte, né vita potranno separarci dall’amoredi Dio»: la citazione dal libro dei Romani 8,38 viene dal breve ma intenso comunicato diffuso dalla Chiesa Cristiana Metodista d’Italia di fronte all’ennesimo orrendo attentato avvenuto contro i cristiani in Medio Oriente, con una carneficina tra morti e feriti che ancora non è chiarita con numeri ufficiali e ultimati. «Siamo sconvolti per l’attentato kamikaze che ha colpito la chiesa sorella Metodista, durante il culto domenicale, a Quetta in Pakistan. Cordoglio, silenzio, preghiera e vicinanza nella fede esprimiamo ai nostri fratelli e sorelle pakistane. Colpire una comunità di fede, durante il momento più alto del culto domenicale, è un attentato contro ogni credente, contro ogni confessione e religione», scrivono ancora in cristiani metodisti italiani nella nota dedicata e inviata alla “sorella” chiesa pachistana dopo la tragedia ad una settimana dal Santo Natale. Ogni uomo e ogni donna credente è oggi colpita, ferita e uccisa a Quetta, scrivono ancora i metodisti: «Malvagia è la mano, il cuore e la stessa fede che arma e colpisce in nome di una religione che nulla ha in comune con l’odio e la morte. Le religioni, i credenti di ogni fede, nulla condividono con chi ha la violenza e la morte come voce e arma contro i propri fratelli e sorelle, contro uomini e donne di Quetta oggi, e di ogni altro tempio, chiesa, sinagoga e moschea ieri». L’unica vera speranza che rimane di fronte all’enorme odio e disprezzo contro la vita cristiana, è però proprio quello che accadrà tra poco più di una settimana, con la nascita di Colui che, solo, è riuscito a vincere la morte. «Nei giorni di attesa della nascita dell’Amore, la nascita di un bambino povero tra gli ultimi di Betlemme, come chiesa metodista di Roma non possiamo che pregare per il dono della pace, pace agli uomini e alle donne amate dal Signore, e rinforzare la nostra certezza che la vita non finisce. Questa certezza del dono della pace e della resurrezione siano forza per i nostri fratelli e le nostre sorelle colpiti nel dono grande della vita. Domenica prossima durante il nostro culto domenicale pregheremo per la pace contro ogni violenza compiuta nel Nome di Dio e ricorderemo i fratelli e sorelle colpite a Quetta e in ogni altro tempio di fede e di pace».
L’ISIS RIVENDICA
L’agenzia Amaq ha diffuso un comunicato secondo cui lo Stato Islamico dell’Isis rivendica con forza l’attentato compiuto questa mattina in Pakistan durante la messa della domenica: una comunità di cristiani metodisti sotto scacco di 4 kamikaze islamisti che hanno ucciso una decina di persone e feriti oltre 50. «La polizia di guardia alla chiesa ha intrapreso una sparatoria con gli assalitori, prima che questi riuscissero a entrare nel santuario principale», ha spiegato il capo della polizia provinciale, Moazzam Jah. Non sono state però fornite prove del coinvolgimento dell’Isis nell’attentato lanciato contro la Chiesa di Quetta, come spesso accade in questi casi, con azioni magari lanciate da “lupi solitari” che si ispirano alle azioni terroristiche di Daesh e che poi vengono “riconosciuti” dai leader del terrorismo radicale musulmano. Come spiega Rai News24, «L’edificio religioso, la Bethel Memorial Methodist Church, era in allerta alta perché i luoghi di preghiera cristiani sono spesso obiettivo degli estremisti islamici, durante il periodo del Natale».
KAMIKAZE ESPLOSO DURANTE LA MESSA
Il bilancio è almeno di 8 morti e 50 feriti nell’orrendo attentato avvenuto questa mattina durante la Santa Messa nella Chiesa cristiana metodista Bethel Memorial a Quetta, in Pakistan: un altro attacco terroristico e ancora una volta conto il popolo cristiano nel Medio Oriente, costretto da anni ad una sistematica operazione di “eccidio” e “estirpazione” dei cristiani dalle loro terre d’origine. Stando a quanto raccontato poco fa dal ministro dell’Interno pakistano, Sarfraz Bugti, i terroristi entrati in azione nella Chiesa dove vi erano circa 400 fedeli erano almeno in 4: uno si è fatto saltare in aria all’inizio della Messa, un altro è stato ucciso e ci sono due killer in fuga. Secondo invece le parole del Ministro degli Esteri Faisal, l’attacco terroristico nella Chiesa di Quetta è da condannare senza “se” e senza “ma”: «la risoluzione del Pakistan contro il terrorismo internazionale non può essere scoraggiata da questi vili atti». Non si sa la natura e l’origine di questo attacco, ma è molto probabile che si tratti di un violenta forma d’odio islamista e radicale contro la presenza cristiana in Pakistan, la terra dove ad esempio nel 2 marzo 2011 è stato assassinato l’allora Ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti, solamente perché era cristiano.
HANNO TENTATO DI PRENDERE OSTAGGI
Secondo fonti di sicurezza rilanciate dalla Reuters, nella Chiesa vi erano almeno 400 persone quando sono entrati in azione i 4 killer estremisti: 8 i morti sicuri, 50 i feriti e il panico scattato ancora una volta durante una messa domenicale, momento di massima raccolta della settimana per le comunità cristiane del Medio Oriente. «I quattro terroristi hanno tentato di prendere ostaggi all’interno della chiesa, ma non ci sono riusciti. Per il momento nessun gruppo ha rivendicato l’attentato», riporta Tg Com24, mentre la Cnn rilancia la notizia secondo cui il secondo terrorista entrato in azione è stato ucciso proprio un attimo prima che stesse detonando l’esplosivo che aveva addosso. In questa parte del Pakistan la presenza cristiana è del 2% di tutta la popolazione: eppure “danno fastidio” e la loro presenza pacifica viene vista come un “attentato” allo stato etico musulmano e radicale.