Sant’Olimpia: la sua storia
Il 17 dicembre si ricorda Sant’Olimpia, simbolo della fedeltà coniugale anche dopo la morte del marito. Olimpia nacque a Costantinopoli, nel 361 d.C. da una famiglia molto ricca. Il padre era un conte di palazzo, una personalità molto distinta, importante e rispettata per quei tempi. Olimpia restò, però, orfana in tenera età e venne data in tutela a Procopio, il prefetto. L’uomo, non potendosi occupare della giovinetta, la diede in adozione a una donna di sua fiducia, Teodosia. Teodosia era una fervente cattolica ed educò Olimpia alla religione, istruendola sulle Sacre Scritture e imponendole un’educazione ligia, pulita, in accordo con tutti i precetti cattolici e forgiandola nel rispetto dei Comandamenti, delle regole cattoliche e della dottrina. Olimpia dimostrò, fin dalla giovinezza, una grande propensione all’umiltà. Pur essendo una fanciulla di grande talento e intelletto, pur potendo aspirare a cariche importanti e all’accesso a grandi ricchezze, ricusò questo tipo di vita e crebbe e maturò nella solitudine, nella riflessione e nella vita morigerata senza alcun tipo di pretesa e vizio. Nell’anno 384 acconsentì a sposare Nebridio e si dedicò alla vita coniugale con tenerezza e devozione, incarnando il ruolo di moglie perfetta, di angelo del focolare e di donna fedele e obbediente al marito, che amava di un amore puro e pulito, come impone il Sacro Vincolo del Matrimonio. Nebridio, purtroppo, morì dopo meno di due anni dalla celebrazione delle nozze e Olimpia restò vedova a soli 26 anni.
Il suo tutore voleva a tutti i costi darla in moglie a un altro uomo di sua fiducia, il proprio cugino, ma la giovane donna si oppose con tutte le sue forze, dichiarando che se Dio avesse voluto vederla congiunta a un uomo le avrebbe lasciato il suo. Il suo tutore si indispettì molto per questa presa di posizione e, per punirla e costringerla ad accettare le nozze con suo cugino, le confiscò tutti i beni materiali e la lasciò a vivere in povertà. Olimpia accettò di buon grado la punizione e si adattò a una vita difficile, dura e senza comodità alcuna. La testardaggine della giovane donna commosse il tutore che, dopo qualche anno, decise di restituirle quanto le aveva tolto. Con il denaro che le fu restituito, Olimpia decise di realizzare delle opere benefiche e religiose: realizzò e fondò un monastero, un luogo di pace e preghiera, da dedicare e regalare alle suore, affinché potessero avere un posto sicuro dove pregare e dove accogliere i poveri e le anime che chiedevano asilo e ricovero. Olimpia intrecciò una salda amicizia, fatta di stima e valori comuni, col Vescovo Giovanni Crisostomo, un dissidente che fu perseguitato e ucciso. La maggior parte delle informazioni che si hanno su Sant’Olimpia Vedova sono state estrapolate proprio da numerose lettere, inviatele dal Vescovo Giovanni durante il suo forzato esilio, per sfuggire ai malvagi che ricercavano i “giovanniti”, per torturarli e ammazzarli. Olimpia morì, probabilmente per cause naturali, nel 408. I suoi resti furono conservati nella Chiesa di San Tommaso sul Bosforo ma, purtroppo, si persero nell’incendio appiccato dai persiani, durante le loro guerre al cristianesimo.
Festeggiamenti per Sant’Olimpia
Sant’Olimpia è venerata nella chiesa orientale, dove le si dedicano tre giorni di festa: 24, 25 e 26 luglio. Viene però ricordata nel Martirologo, il 17 dicembre. Sant’Olimpia è il simbolo delle mogli, la protettrice del focolare domestico e dei matrimoni fondati sull’amore, sulla collaborazione, sulla fedeltà e sulla pazienza. È anche considerata guida spirituale delle vedove, le quali si rivolgono a Lei per chiedere la grazia di superare il lutto. Con Sant’Olimpia, ogni 17 dicembre, si ricordano: San Floriano, San Cristoforo, i Santi Anania, Mizaele ed Azaria, San Giovanni Matha, San Giudicaele.