«Sono stufo di essere chiamato gay. Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo»: l’apertura choc dell’intervista a Stefano Gabbana rivela il racconto di un uomo protagonista della moda mondiale assieme all’ex compagno e attuale socio Domenico Dolce. Le parole rilasciate dalla “metà” D&G sul Corriere della Sera affrontano ad ampio raggio temi quali le discriminazioni, le unioni, i figli, la fede e l’adolescenza; insomma, tutti i temi “Lgbt” senza però la consueta “retorica” gay che pone una netta separazione tra chi lo è e chi non lo è, compiendo (per difesa) lo stesso errore di chi li discrimina ingiustamente. Un uomo, e per di più non banale: «Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine: sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali», spiega ancora Gabbana che getta la maschera una volta di più contro il politica correct “dei giorni nostri”. Se la prende con chi continua ad identificare le persone in base ai gusti sessuali e anche per questo rifiuta l’etichetta di “gay”: «Ho pensato che essere un personaggio pubblico poteva aiutare a diffondere una nuova cultura, non più basata sui diritti gay, ma sui diritti umani. Prima che gay, etero o bisex siamo esseri umani».
GABBANA CONTRO LE LOBBY GAY
Si scaglia e pesantemente contro le lobby gay che non solo nel mondo della moda si confermano essere sempre più potenti e “veicolanti” messaggi persuasivi sull’opinione pubblica per affermare i diritti Lgbt e fare incessante critica contro chi non la pensa come loro. «Le sigle spesso servono per difendersi, ma io non voglio essere protetto da nessuno, perché non ho fatto nulla di male. Sono semplicemente un uomo. cinema-gay, locali-gay, cultura-gay… Ma di cosa stiamo parlando? Il cinema, i libri e la cultura sono di tutti, anche se capisco che le lobby nascondono quando c’è bisogno di proteggersi da un clima avvelenato». In un altro del passaggio dell’intervista, l’ex compagno di Dolce è ancora più netto e preciso contro la pericolosa potenza delle lobby gay: «è vero, l’ho sperimentato sulla mia pelle quella “potenza” quando scoppiò la polemica delle coppie dello stesso sesso e della possibilità di avere figli. I siti che si occupano di difendere i diritti degli omosessuali furono i primi a dirci: “fate schifo”. Anche per questo sono contro le lobby».
TRA MATRIMONIO E UNIONI GAY
Gabbana è ovviamente contro ogni tipo di discriminazione, a partire però dagli stessi atteggiamenti che alcuni gay hanno nei confronti degli eterosessuali: «Ho dei gusti, certo, ma non discrimino chi ha preferenze sessuali diverse dalle mie. E amo le donne, che come noi sono discriminate: la nostra azienda ha molte dipendenti, se fossimo un circolo chiuso avremmo solo uomini». Interessante poi il passaggio conclusivo sulla sua personale fede religiosa: in più occasioni, anche quando tempo fa assieme a Dolce aveva combattuto contro i matrimoni gay spiegando che «la famiglia è quella tradizionale, non ci convincono i bambini sintetici e gli uteri in affitto», Gabbana ha sempre ammesso di essere cattolico con un grande problema ancora irrisolto sulla fedeltà e la dottrina del matrimonio. «non credo nel matrimonio, soprattutto in quello in Chiesa. Sono cattolico e mi chiedo: come faccio a giurare davanti a Dio che quel sentimento durerà tutta la vita? Ora diranno che sono anche contro le unioni, ma non è così. Però io non mi sposerei».