Ciò che colpisce dell’inquietante vicenda con protagonista Piero Capuana, il fantomatico santone arrestato dopo aver agito indisturbato per decenni, abusando decine delle bambine, è la totale fiducia che le madri delle vittime riponevano nei suoi confronti, al punto da affidarle totalmente a lui, ignare di ciò che accadeva durante i loro incontri. “Io mi trovavo in un percorso della mia vita molto brutto, mi era morto un fratello da un mese. Quindi ero totalmente presa dall’angoscia…”, ha raccontato la madre della ragazzina che ha deciso di raccontare tutta la verità e dalla quale sarebbe poi partita la denuncia. E’ stato in quel momento per lei complicato che un amico d’infanzia del marito la portò in quella comunità. Da quel giorno, tutte le domeniche la sua intera famiglia andava prima a messa e poi in un grande salone chiamato “cenacolo”. Qui Piero Capuana dava il via ai suoi discorsi religiosi al termine dei quali si consumavano ricchi pasti in un clima di festa al quale partecipavano anche molte persone facoltose. Quindi la donna ha spiegato come funzionava la storia dei cosiddetti “12 apostoli”, ovvero delle persone più vicine a lui che facevano credere ai presenti che Capuana fosse l’ultimo amico di Gesù. “Lui dice che la Madonna e Gesù andavano di notte a parlare con lui”, ha spiegato la donna introducendo le cosiddette locuzioni, delle quali nel corso de Le Iene è stato trasmesso uni dei rarissimi audio di quei momento durante i quali il santone modificava la voce lasciando credere di avere un contatto con il Divino. Dopo le locuzioni, Piero Capuana ballava con le bambine stringendole strette a sé in modo evidente. La madre, quando si rese conto di ciò, chiese spiegazioni a Fabiola Raciti, una delle donne arrestate per favoreggiamento lo scorso 8 agosto. La donna la rassicurò: “Stai serena perché non potrebbe mai fare niente di male. E’ come se stesse ballando con suo nonno. Non devi essere così maliziosa”, fino a farle credere che lui fosse lo Spirito Santo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
I SENSI DI COLPA DI UNA MADRE
Abusi sessuali su bambine molto piccole, vere e proprie violenze fisiche e psicologiche messe in atto da una setta con a capo un signore, Pietro Capuano da tutti conosciuto come Piero e che per lunghi anni è riuscito a far credere a migliaia di persone di essere una sorta di divinità. L’uomo ha agito indisturbato mettendo a segno ricatti psicologici e lasciandosi sullo sfondo una storia che ha a che fare con soldi e potere. Uno scempio andato avanti fino a quando, una delle ragazze che ha vissuto in prima persona questa agghiacciante esperienza, ha deciso di parlare e di raccontare tutto. Piero Capuana è stato a capo di una comunità fondata oltre 40 anni fa in provincia di Catania. L’uomo è stato venerato da migliaia di persone che lo consideravano un vero e proprio santo, prima di finire in manette con la gravissima accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori. Il fatto realmente inquietante è che spesso erano le stesse madri ad affidargli le figlie poiché nessuna di loro dubitava del fatto che lui potesse fare del male alle proprie bambine. “Guardandolo era un nonno a tutti gli effetti”, ha raccontato una madre al programma di Italia 1, “Era grasso, basso, vecchio. I capelli bianchi, il pancione, non tanto agile nel camminare”. Per la donna, solo a guardarlo non era possibile immaginare che fosse in grado di fare del male alla propria figlia. Le madri accettavano di lasciare le proprie bambine da lui poiché convinte che questi incontri servivano per farle avvicinare a Dio. In realtà, l’unico fine era quello di soddisfare le perversioni sessuali del santone. A far terminare questo orrore, la scorsa estate e dopo decenni di silenzi, è stata una bambina, dopo aver raccontato tutto alla madre. “Mi sono sentita squarciata!”, è stata la prima reazione della donna dopo aver appreso ciò che stava accadendo. “Non mi sono sentita una buona madre”, ha aggiunto in preda ai sensi di colpa. “Non l’ho saputa proteggere. Ci hanno fatto credere che era l’ultimo amico di Gesù”, ha aggiunto la madre distrutta dal dolore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL ‘SANTONE’ E LE SUE FIANCHEGGIATRICI FINITE NEI GUAI
Abusi sessuali su minorenni all’interno di una comunità laica di ispirazione religiosa: questo il nuovo caso di cui si occupa Le Iene Show. Nel mirino il “santone” Piero Alfio Capuana, bancario in pensione di 73 anni, che avrebbe abusato di ragazzine di età compresa tra i 13 e i 15 anni. Lui e altre sei persone hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini nei giorni scorsi. Coinvolte anche tre donne, ritenute fiancheggiatrici del “santone”: Katia Concetta Scarpignato, Fabiola Raciti e Rosaria Giuffrida. Le altre tre persone sono invece accusate di favoreggiamento e indagate, sempre secondo la ricostruzione de Le Iene, in stato di libertà. Si tratta dell’ex deputato regionale Domenico Rotella, marito di Rosaria Giuffrica, un sacerdote, padre Orazio Caputo, e Salvatore Torrisi, ex presidente dell’associazione Cattolica Cultura ed Ambiente di Aci Bonaccorsi. La Iena Dino Giarrusso ha raccolto le testimonianze di alcune delle vittime, a cui si spiegava che il rapporto sessuale non era un abuso ma «un amore pulito, dall’alto, purificatore», e delle madri.
Lisa, che lo ha denunciato dopo essere stata picchiata al culmine di una scenata di gelosia, è stata abusata quando frequentava la terza media. «Si faceva lavare da noi, anche vestire. Ogni ragazza doveva dare disponibilità in turni per stare vicino a lui», ha raccontato a Le Iene. Ma ha parlato anche degli abusi, del fatto che l’avesse convinta, con la complicità delle tre donne, che assecondarlo era un modo per dimostrare che era una “guerriera”. «Dicevano che Dio ci faceva delle grazie stando così vicino a lui. Loro ti facevano un lavaggio del cervello. Io pensavo che era il demonio che mi voleva farmi allontanare da quella comunità». Piero Alfio Capuana però diventava sempre più intimo: dai palpeggiamenti si passava a veri e propri rapporti. «Pretendeva che facessi sesso orale. All’inizio era molto combattuta».
ABUSI SESSUALI SU MINORI, LE IENE SULL’INCHIESTA “12 APOSTOLI”
Racconti scioccanti quelli che ha raccolto Dino Giarrusso per trattare il caso dei “12 Apostoli“, questo il nome dell’inchiesta della Procura di Catania. «Lui di fare sesso non si stancava mai, anche se non aveva un’erezione completa». Ma non è finita qui: si parla di rapporti non protetti, per i quali una ragazza ammette di aver preso spesso la pillola del giorno dopo. «Si spaventata che potessi rimanere incinta, mi dava la pillola del giorno dopo perché non poteva darmi le pillole anticoncezionali senza destare sospetto». Parla anche sua madre ai microfoni de Le Iene: «Io sapevo che non era mai sola a casa sua, quindi ero tranquilla. Mi sono sentita in colpa, perché non ho saputo proteggere mia figlia. Non aver saputo difendere mia figlia mi ha fatto male». Ma come hanno fatto a non accorgersi di nulla? «Ci facevano a credere che era l’ultimo amico di Gesù. Tua figlia è stata scelta dall’alto, mi dicevano. Ho lottato con mia figlia per tre anni perché volevo sapere, ma lei mi raccontava quello che voleva raccontarmi. Mi confrontavo con altre mamme, ma loro mi rassicuravano». Poi ha pensato di sfogarsi con un prete, finito all’interno dell’inchiesta. Si tratta di don Orazio Caputo, accusato di aver spifferato tutto a Mimmo Rotella, marito di Rosaria Giuffrida, una delle “ancelle”. Da intercettazioni della polizia postale di Catania emergerebbe che il sacerdote avrebbe appreso nel segreto della confessione delle indagini avviate su una denuncia per abusi sessuali e avrebbe avvisato dell’attività in corso Torrisi e Rotella.
«Non sapevo nulla, parlate col mio avvocato», dice il prete ai microfoni de Le Iene. Non ha dubbi sulla veridicità dei racconti, invece, Rotella, che però difende la moglie dalle accuse: «Credo sia stata ingenua nell’organizzazione dei turni». Le indagini, come riportato da La Sicilia, sono partite nella primavera del 2016, dopo la denuncia di una mamma. Da intercettazioni e indagini è emerso il quadro di ragazzine fragili che venivano selezionate dalle tre donne per essere “offerte all’Arcangelo” per la loro “purificazione”. In alcuni casi, secondo la Procura, erano le stesse madri a “consegnare” le figlie all’uomo. Le minorenni avevano dei “turni” nella casa di Capuana: pensavano a lavarlo, vestirlo, pulire la sua abitazione e a soddisfare anche le sue richieste sessuali. La Diocesi di Acireale, espresse «sconcerto e dolore per le vittime, gravemente ingannate e offese».
CLICCA QUI PER IL SERVIZIO DELLE IENE SUGLI ABUSI DEL SANTONE