Il bilancio finale parla di otto morti e almeno quarantacinque feriti ma continuano ad arrivare delle drammatiche testimonianze a proposito del duplice attacco kamikaze condotto contro una chiesa a Quetta, in Pakistan: i due attentatori suicidi infatti hanno fatto irruzione proprio nel momento in cui si stava celebrando la Messa, facendo fuoco sui fedeli mentre uno di loro poi si è fatto saltare in aria a differenza dell’altro che, in un secondo momento, è stato freddato dalle forze di polizia. Stando a quanto si apprende, la Bethel Memorial Methodist Church era stata indicata tra gli obiettivi sensibili da parte dell’estremismo jihadista in vista del Natale e, nelle ore immediatamente successive, il sedicente Stato Islamico ha rivendicato il gesto dei due attentatori con un proclama online, pur non fornendo alcune prova delle connessioni. Nella giornata di oggi, invece, è arrivata la drammatica testimonianza del reverendo Simon Bashir che, agli organi di stampa locali, ha raccontato quei drammatici momenti: “Ho sentito all’improvviso degli spari nel compound della chiesa e improvvisamente i presenti sono stati presi dal panico” ha raccontato il religioso, spiegando di aver sentito indistintamente degli spari e l’esplosione di una bomba, i cui detriti hanno colpito alcuni fedeli che si sono accasciati sui banchi: “Alcuni piangevano o imploravano la misericordia di Dio” ricorda il pastore che ha precisato che proprio in quel momento stava distribuendo la Comunione.
LE ACCUSE DEL REVERENDO CHE CELEBRAVA LA FUNZIONE
In un video apparso successivamente online si vedono meglio gli effetti della devastazione dell’attacco kamikaze presso la Bethel Memorial Methodist Church anche se, come ha spiegato lo stesso Bashir, le conseguenze sarebbero potute essere più gravi, mentre il bilancio è stato limitato a sole otto vittime: “Ringrazio i nostri giovani volontari e anche il personale di polizia che hanno impedito ai terroristi di arrivare fino alla sala gremita” ha proseguito nel suo racconto, ricordando che alla funzione erano presenti circa 400 persone. “Stiamo però ancora aspettando la visita dei rappresentanti del Governo” ha aggiunto il reverendo in un clima che ora a Quetta si è fatto pesante: come detto, l’edificio era protetto dai militari proprio perché si temeva che fosse preso di mira da parte dei seguaci dell’ISIS e adesso anche il programma per le celebrazioni del Natale in città è stato pesantemente ridimensionato. “Siamo affranti e arrabbiati, dato che ancora una volta lo Stato pakistano non ha saputo proteggerci” ha concluso Bashir, chiedendo polemicamente ai giornalisti che l’hanno intervistato fino a quando bisognerà assistere a dei massacri causati dai terroristi ai danni di chi vuole essere libero di professare la sua fede e nonostante la condanna dell’episodio da parte delle alte autorità governative.