La letterina di una bambina che frequenta una scuola del Texas sta facendo il giro lungo prima di arrivare a Santa Claus. Il giro che passa per i social, raccoglie via via commenti come fosse il treno Polar express e infine arriva su a Chi di dovere. La popolarità si deve alla singolarità della richiesta: un po’ di cibo e una coperta. Per un attimo l’albero di Natale mi si è trasformato davanti in una grossa piramide di Maslow. Al giorno d’oggi chi chiede più la soddisfazione di bisogni così semplici e basilari? A Santa Claus poi, che virtualmente potrebbe portarmi… non so, un voucher per Zanzibar.
La richiesta ha commosso mezza America. Così ho letto. Io però non riesco mai a pensare la “mezza America” così come lo leggo, devo immaginarmi delle persone con gli occhi umidi. Allora vedo certi genitori le cui figlie quest’anno hanno chiesto macchine per lo zucchero filato e piumini firmati con cui andare a sciare (mutatis mutandis, azzardo sia un esercito di parents). Penso poi alle persone che sono rimaste toccate da tanta schiettezza, una trasparenza che non tutti riescono ad avere quando chiedono. Non sempre è facile tirare fuori un desiderio, che cova lì da chissà quanto, incastrato a tappo di spumante: mogli che vorrebbero figli, mariti che sognano fedeltà; figli che desiderano attenzione, nonni che cercano dignità. In tanti vogliono, in pochi osano.
E poi eccola, l’ultima fetta di genitori ai quali mi unisco anche io: quelli i cui figli quest’anno non sapevano cosa diavolo chiedere a Natale. E non per imbarazzo della scelta, proprio per …saturazione di possesso. Ragazzini senza più fame di desiderio. Una cosa — a chi non è successa — vi assicuro imbarazzante.
Negli Usa è partita una gara di solidarietà e sono già arrivate cibarie e coperte in abbondanza. Bambini in grave povertà come la ragazzina della lettera sono già stati esauditi. A questo punto, le perplessità rimaste da chiarire e le domande da esaudire sembrano quelle lasciate in tanti adulti.