Da 26 anni di cerca la verità sul disastro del traghetto Moby Prince, coinvolto in un drammatico incidente il 10 aprile 1991, quando fu letteralmente travolto dalle fiamme dopo uno scontro avvenuto in mare aperto con la petroliera Agip Abruzzo. Ventisei anni di misteri e conclusioni di lunghi processi che potrebbero ora essere ribaltati. In quella tragedia persero la vita 140 persone, precisamente 66 membri dell’equipaggio e 75 passeggeri partiti da Livorno e diretti a Olbia. Solo uno il superstite che fu recuperato sul traghetto ormai in fiamme dopo un’ora e 25 minuti dalla collisione con la petroliera. Della Moby Prince alla deriva, infatti, nessuno prima di allora si era accorto. Fu un semplice seppur gravissimo errore umano che, complice la nebbia fitta portò al drammatico disastro in mare? Questa l’ipotesi sostenuta dalla magistratura anche se ciò non ha mai realmente convinto i familiari delle vittime, che sperano ora di poter conoscere la verità su quanto accaduto oltre un quarto di secolo fa tramite la commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 2015. Dal primo gennaio prossimo, presso il Senato si terranno le audizioni per un totale di 40 ore nella speranza, auspicata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che “la ricerca della verità” sul rogo che coinvolse il traghetto Moby Prince sia “pienamente soddisfatta”. Era questo l’auspicio contenuto nella sua dichiarazione in occasione del 25° anniversario dell’incidente e che continuano ad avere anche i familiari di coloro che rimasero uccisi. Proprio i parenti da anni cercano le risposte sui tempi di sopravvivenza a bordo del traghetto, così come la reale dinamica della collisione con la petroliera ed i ritardi nei soccorsi.
MOBY PRINCE, I NUOVI INDIZI EMERSI NEGLI ULTIMI ANNI
Lo scorso aprile, alla vigilia del 26esimo tragico anniversario della tragedia del Moby Prince, Corriere.it rivelò le ultime novità emerse e che avrebbero potuto ribaltare la conclusione a cui giunsero dodici giudici. Secondo una prima ipotesi, sulla nave che bruciava dopo la collisione con la petroliera, c’erano ancora persone vive ma i soccorritori rimasero concentrati per molto tempo unicamente sulla Agip Abruzzo prima di intervenire sulla nave. Le nuove verità arrivarono proprio dall’unico superstite, Alessio Beltrand, che alla commissione parlamentare d’inchiesta riferì: “Non è vero, io dissi loro che c’erano ancora persone in vita e che i soccorsi dovevano fare presto”. Di recente, anche un ex comandante della Navarma aveva smentito il fatto che nessuno avesse compreso la presenza del Moby in quanto lui lanciò l’allarme appena dopo la collisione. Nuovi indizi riguarderebbero ancora la diversa posizione della petroliera e la conferma che sul Moby vi fosse un traffico d’armi. La verità su quanto avvenne 26 anni fa, seppur faticosamente, sta venendo a galla. “Ci sono stati errori processuali, mancanze ed omissioni, ma ora la verità sembra davvero vicina”, aveva commentato nei mesi scorsi Angelo Chessa, figlio del comandante del Moby Prince.