Il caso di Emma che vi abbiamo raccontato qui sotto è di quelli incredibili: tanto per gli effetti positivi, quanto per i dubbi e i seri rischi che si corrono “schiacciando il piede sull’acceleratore” della bioetica e dei confini posti sempre più in là rispetto alla “natura” e realtà. Solo un anno fa, nella relazione sull’attuazione della Legge 40 descrivendo il “destino” dei figli in provetta della Pma si è scoperto che da un lato crescono le nascite di bimbi concepiti in provetta. Mentre il numero dei nati in Italia diminuisce in valore assoluto facendo segnare nel 2015 il minimo storico sotto la soglia del mezzo milione, aumentano i bambini nati da fecondazione assistita, sopra quota 12mila (12.658 su 15.947 gravidanze ottenute). Ma il secondo e più importante dato riguarda proprio le vicende molto simili a quelle di Emma: un vero e proprio boom dei congelamenti embrionali. In Italia, «in un solo anno il numero degli embrioni “crioconservati” – concepiti in numero superiore rispetto a quelli poi effettivamente trasferiti in utero e per questo stoccati nei freezer delle 362 cliniche pubbliche e private attive nel settore – è aumentato del 29,9%. In termini assoluti parliamo di altri 28.787 embrioni la cui vita è congelata, di nome e di fatto», riportava giusto un anno fa Avvenire. “Vite sospese”, come quella che è stata per 25 anni congelata prima di dare alla luce Emma: un caso di cui si parla troppo poco, in Italia e nel mondo, e che non può non essere preso seriamente visto il numero altissimo e inquietante di “vite sospese” che rimangono tali fino alla distruzione definitiva.
È NATA EMMA, EMBRIONE “SCONGELATO“ 25 ANNI DOPO
È nata il 25 novembre scorso, ma di fatto ha già 25 anni: si chiama Emma Wren Gibson e anche se è da pochi giorni al mondo vanta già un record mondiale. È la prima bimba nata da un embrione umano rimasto congelato per 25 anni dopo la sua fecondazione (ovviamente in vitro e ovviamente negli Stati Uniti) e che ora, dopo lo scongelamento e l’impianto avvenuto nove mesi fa, è finalmente venuta alla luce dalla sua mamma “adottiva” Tina Gibson. Una storia incredibile che, a parte il record, mostra tutto il bello e il rischio della scienza in campo bioetico: è nata a fine novembre in Tennessee, negli Stati Uniti, Emma, la bimba frutto dell’embrione più longevo della storia con i genitori che alla Cnn hanno raccontato stupiti, «siamo davvero sorpresi. Ma del resto volevo solo un bambino, poco importa che fosse un record mondiale o meno. Ti rendi conto che questo embrione ed io avremmo potuto essere le migliori amiche?». Già, l’incredibile è che quell’embrione da cui è nata poi Emma, era stato creato e congelato 25anni fa, il 14 ottobre 1992: erano stati donati da una coppia anonima che dopo cicli di fecondazione assistita aveva deciso di lasciare “in deposito” quei 4 embrioni concepiti per coppie che non potessero (o non volessero) concepire. Papà Benjamin ha la fibrosi cistica e per questo motivo, per la conseguente infertilità, non ha potuto provvedere ad un concepimento “naturale”: è stato dunque scelto il gruppo di embrioni (4) in cui si trovava Emma che così, dopo l’impianto è riuscita a nascere in buone condizioni, regalando una sorpresa e un regalo di Natale enorme per la sua “nuova” famiglia.
LA VITA È SEMPRE UN SUCCESSO, MA I NUMERI DEGLI EMBRIONI UCCISI PREOCCUPANO
La vita che nasce, una persona che viene al mondo, è sempre un successo, è sempre un trionfo della vita sulla cultura della morte e dello scarto, come più volte la Chiesa ha sottolineato allarmata per la nostra civiltà moderna. Questo però non toglie che, con la nascita di Emma, ci siano già solo nel suo caso tre “potenziali fratellini” morti: è purtroppo il risultato della fecondazione in vitro, con gli embrioni congelati che di norma possono dare un 25% di successo dell’impianto. Di contro, come nota l’Embryo Adoption Awareness Centre, il numero di nascite solo negli Usa stanno avvenendo con questa modalità, cioè da embrioni crioconservati donati dalle coppie che non li utilizzano dopo cicli di fecondazione assistita, aumenta del 25% ogni anno. Solo presso la struttura americana sono nati 700 bimbi da embrioni congelati: questo però non può ottenebrare il giudizio sugli altri rischi, quelli con esiti del tutto negativi, che vengono messi in campo permettendo il congelamento di embrioni. Esperimenti su quelli congelati “da anni”; successo basso anche nel 2017 di nascite su 4 impianti alla volta; distruzione “una tantum” degli embrioni da troppo tempo presenti nelle varie “banche di congelamento” presenti in Usa, Inghilterra, Cina e tanti, tanti altri Paesi in cui è consentita questa pratica (non in Italia). La procreazione assistita da noi è vietata in virtù della Legge 40, ma basta andare in Spagna e in Inghilterra per aggirare il divieto. Il miracolo della vita, come quello di Emma, per di più dopo così tanti anni dal congelamento, è davvero meraviglioso. Ma la cultura di morte che si afferma in un altro Paese affine agli Usa come la vecchia Inghilterra, è aberrante e non si può non prenderla in considerazione come rischio anche per il futuro: quasi 2,5 milioni di embrioni sono stati deliberatamente distrutti nel Regno Unito dal 1990 al 2015, riportano le statistiche dell’Autorità per la fecondazione e l’embriologia umana, dall’abolizione della Legge sulla fecondazione e l’embriologia umana nel 1990. Solo in Regno Unito e solo in 25 anni (gli stessi intercorsi dal congelamento di Emma e la nascita oggi nel 2017) 2,5 milioni di possibili “Emma” sono stati eliminati. La speranza è che di storie come quella della bimba “25enne” ce ne siano sempre di più, anche perché l’orrenda ecatombe di bambini esercitata in tutto il mondo (non solo Usa o Inghilterra) non esalta né la scienza né il progresso umano, anzi, le affossa in maniera inquietante e sotto il silenzio di quasi tutti i media occidentali.