Ciò che emerge oggi, a distanza di 37 anni dalla Strage di Ustica riaccende i riflettori su una delle ipotesi che fu avanzata, quella della guerra aerea, ribadita ora anche dalla testimonianza importante di un ex militare Usa. A commentare l’ultima notizia che potrebbe contribuire a fare totale luce su quanto avvenne la sera del 27 giugno 1980 è stata Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Ustica che, come riporta Corriere.it, ha considerati la “notizia importante e positiva” poiché “dimostra che la storia va avanti e che alla verità ci si può ancora arrivare mettendo insieme i pezzi”. la sua speranza è che ora anche il governo possa comprendere quanto sia importante arrivare ad una verità definitiva sul caso. Intanto, a detta della Bonfietti, la testimonianza dell’ex militare “si inserisce in un panorama conosciuto, ma aiuta a delineare meglio la presenza di aerei e di azioni, è un pezzo del puzzle che si sta completando”. Il fatto che ci fossero attività navali in corso era cosa certa ma, evidenzia, la sua importanza risiede nel fatto che ciò “si affianca alla direttiva Renzi sulla desecretazione, anche se la Marina non ha conferito nessun documento nel periodo che va dall’1980 al 1986, perché resiste questo malinteso senso di fedeltà di uomini delle istituzioni nei confronti di una vicenda tragica”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
AVV. OSNATO: “LA DINAMICA È CHIARA, SERVONO I NOMI”
Le dichiarazioni dell’ex militare Usa sulla strage di Ustica non rappresentano una svolta, ma aggiungo un tassello alla verità. Questo è il parere dell’avvocato Daniele Osnato, che ha rappresentato alcuni familiari delle vittime nei processi civili. Quanto accaduto la sera del 27 giugno 1980 per il legale è «collegato a un intervento militare complesso». Nell’intervista rilasciata a Il Manifesto: «Erano presenti sicuramente i francesi, perché abbiamo le tracce radar, probabilmente anche i belgi e gli inglesi, c’erano gli italiani e adesso sappiamo che c’erano pure gli Stati Uniti». Le novità emerse dalle dichiarazioni dell’ex marinaio statunitense non cambiano radicalmente gli scenari secondo Osnato: «Cambia il contesto internazionale, le responsabilità internazionali. Adesso noi sappiamo che stata un’aggressione militare complessa, di più paesi». Il legale, che ha fatto una rogatoria al parlamento europeo per chiedere una omissione di indagine sui francesi, è convinto che le responsabilità non cambino a seconda di chi ha lanciato quel missile.
«So soltanto che i francesi c’erano. In tutti questi anni i vari Paesi sono stati bravissimi a fare il gioco delle tre carte, ci hanno sempre fatto vedere la verità sotto una carta sbagliata. E sono dovuti passare 37 anni perché uscissero dei testimoni in grado di aggiungere verità alla verità». Lo scenario di guerra comunque fu ipotizzato già dal giudice istruttore Priore, che conduceva le indagini. «I giudici civili hanno detto che è stato certamente un abbattimento tramite un missile ed è stata certamente un’azione di guerra. A noi mancano solo i nomi», ha concluso l’avvocato Daniele Osnato. (agg. di Silvana Palazzo)
STRAGE DI USTICA, LE RIVELAZIONI DI UN EX MILITARE USA
Il Dc-9 Itavia è stato colpito per errore? Una rivelazione aggiunge un tassello importante nella ricerca della verità sulla strage di Ustica. L’ipotesi torna in auge in seguito ad una rivelazione di un militare statunitense, il quale ha confermato che quella sera c’è stata una vera e propria guerra tra caccia sui cieli di Ustica. Brian Sandlin all’epoca era marinaio sulla nave Saratoga che pattugliava il Mediterraneo. L’uomo sostiene di aver assistito personalmente la sera del 27 giugno 1980 al rientro di due aerei Usa da una missione speciale senza più missili. «Quella sera ci hanno detto che avevamo abbattuto due Mig libici. Era quella la ragione per cui siamo salpati: mettere alla prova la Libia», ha raccontato l’ex marinaio a La7 nell’intervista rilasciata alla trasmissione tv Atlantide. «La sera lanciammo i caccia, completamente armati. E al loro ritorno sulla nave notammo che non avevano più l’armamento: un fatto che non si poteva nascondere a 5000 uomini».
E infatti il capitano Flatley attraverso gli altoparlanti avrebbe informato i marinai a bordo, come riporta Il Manifesto. Sandlin contribuisce così ad aprire uno squarcio di verità sulla strage di Ustica, nella quale persero la vita le 81 persone a bordo di un aereo civile italiano che doveva arrivare a Palermo. Il militare, che spiega di non aver parlato fino a oggi per paura, nell’intervista racconta anche del clima surreale che si respirava sulla nave nei giorni successivi. Silenzio totale e la sensazione che fosse accaduta una cosa enorme. Ora ha deciso per la prima volta di raccontare cosa vide dalla nave quella notte.
I DUBBI ANCORA IRRISOLTI E LA RIVELAZIONE
Sono passati più di 37 anni dalla strage di Ustica, ma i familiari delle vittime non sono riuscite mai a conoscere la versione definitiva dei fatti. Che cosa è successo davvero? Chi è materialmente responsabile della morte di 81 cittadini italiani? Chi ha coperto o occultato la verità? È in corso un’inchiesta della procura di Roma, ma stenta a decollare per l’assenza di testimoni diretti. Il 27 giugno 1980 il volo Bologna-Palermo dell’Itavia decollò dal capoluogo emiliano con molto ritardo, seguì la rotta che gli venne indicata dal controllo radar, superò Roma e, quando doveva cominciare la discesa verso l’aeroporto di arrivò perse il contatto. La domanda è sempre la stessa: nel cielo intorno al Dc-9 e sul mare sottostante c’erano esercitazioni o missioni militari in corso? L’aiuto nocchiere in servizio sulla Saratoga ricorda che la portaerei, a fine giugno, partì improvvisamente dalla rada di Napoli per «andare a provocare» Gheddafi e che navigarono proprio nell’area in questione. Un’esercitazione in piena regola: un paio di Phantom che erano decollati tornarono scarichi, senza armi, secondo il racconto dell’ex marinaio. Una versione che contraddice quella ufficiale.
La Us Navy e la capitaneria di porto di Napoli hanno sempre sostenuto che la Saratoga era rimasta di rada dal 23 giugno al 25 luglio, ma le foto di nozze con lo sfondo del golfo recuperate dall’inchiesta del primo processo mostrano la sagoma della portaerei alle 18.30 del 27 giugno e dalle 13 del 28 giugno. In questo buco orario i fatti raccontati da Sandlin possono trovare spazio, secondo quanto riportato da Il Manifesto. Non si può saltare alle conclusioni, ma c’è materiale a sufficienza perché qualcuno provi a cercare la verità.